La Napoli del pallone soffre di sbalzi d’umore. Se qualcuno la osservasse da lontano, quasi senza averla mai vista, s’accorgerebbe della più insopportabile delle pulsioni. Per ovvie ragioni, magari pure col mezzo sorriso, teniamoci nei limiti del pallone.
L’Emirates Cup ha visto il Napoli pareggiare con l’Arsenal e perdere col Porto. La critica e i tifosi prima hanno ben trovato conforto dal pareggio con i Gunners e poi si sono abbandonati ad altrettanto sconforto dopo il 3 a 1 subito dai portoghesi.
Sotto accusa il reparto difensivo, che, non nascondiamocelo, in fondo soffrirebbe di due mali. Uno, Benitez lo sa bene, è il livello qualitativamente scadente di alcuni elementi ormai inutilizzabili, e un altro, fisiologico, dovuto alla preparazione dell’intera fase difensiva, che, dopo due settimane di ripresa, non può considerarsi, naturalmente, già pronta.
Storcere adesso il naso su Higuain, beh, quello sarebbe da dilettanti del pensiero, per uno che ha appena iniziato ad allenarsi. Un po’ qua un po’ là si legge di allarmismi, misti a quegli autoconforti alimentati da tutta una serie di indicazioni positive dalla campagna acquisti, ancora in corso.
Si trascurano molte cose, invece. Una su tutte, che è ancora molto presto per giungere a conclusioni, e che è altrettanto ridicolo sostituire l’entusiasmo di qualche giorno fa con lo sconforto per aver visto in campo calciatori che, forse, difficilmente si vedranno più.
Ne sta sperimentando parecchie Benitez, al quale, non è un mistero, servono ancora un paio di calciatori per poter contare sulla rosa utile a far giocare il Napoli come vuole lui. In attacco non bisogna avere fretta, perché, nuovi a parte, Insigne e Pandev sembrano già assicurare la qualità del grande giocatore. Troppo spesso si trascura l’opportunità, ma pure questo Benitez lo sa bene, di avere a disposizione Insigne e Pandev, due giocatori che altrove non si trovano facilmente, e che già confortano pienamente le varie linee del reparto avanzato. Tutto questo, aspettando Higuain e la punta che verrà.
In Italia troppo spesso si ha il vizio di buttarsi sul giudizio di una squadra attraverso le partite estive, senza tener conto di una lunga serie di considerazioni che vengono sistematicamente trascurate. Sarà il caldo, sarà che è sempre necessario parlare, ma il calcio giocato, quello vero, smaltite le scorie estive, fa capolino a mente fresca, in tutti i sensi.
Sebastiano Di Paolo, alias Elio Goka