Ferretto Ferretti è docente di «Metodologie di allenamento per allenatori e preparatori atletici» a Coverciano. Non è rimasto sorpreso dai metodi utilizzati in ritiro da Benitez.
«Non esiste una teoria universale e valida di preparazione: ogni allenatore è fedele alla propria filosofia di lavoro. Non so se quella voluta da Benitez è la strada giusta, a giudicare dai suoi precedenti risultati direi di sì perché ha fatto bene e vinto ovunque. E comunque non è il solo in Italia: Montella sta facendo svolgere alla Fiorentina più o meno lo stesso tipo di preparazione, ci stiamo avvicinando ai metodi spagnoli e inglesi».
Quali sono le differenze con il tipo di lavoro tradizionale che si segue in Italia?
«Le squadre italiane sono abituate a insistere sulla resistenza e sul fondo, la scuola di pensiero alla quale appartiene Benitez privilegia
nella fase iniziale il possesso palla. Attenzione, però, questo non significa che il Napoli trascuri la resistenza o il fondo, semplicemente ci arriverà con carichi di lavoro differenti e più in là nel tempo. È quello che predicava Mourinho all’inizio: più lavoro con la palla mentre la resistenza va allenata con modi meno canonici».
Ad inizio stagione il Napoli andrà più forte e dovrà poi svolgere richiami di preparazione?
«Quelli vanno sempre fatti, indifferentemente dal metodo perché non bisogna mai smettere di allenarsi, il lavoro va ritoccato costantemente».
È consigliabile questo tipo di preparazione a chi gioca ogni tre giorni?
«Quando si hanno impegni ravvicinati, non è normale sottoporre i giocatori a carichi eccessivi, alla fine anche la partita è un momento allenante in una fase della preparazione che richiede i tempi giusti».
Il Napoli a Londra ha giocato due partite in fotocopia: grande primo tempo e crollo vistoso nella ripresa. Come si spiega questa metamorfosi?
«Al Napoli serviranno un bel po’di partite ad alto livello prima che i giocatori mettano nelle gambe energie sufficienti per reggere i novanta minuti. Tutto normale, credetemi, sarei preoccupato se di questi tempi la squadra avesse dimostrato già velocità e brillantezza».
Pur con metodi diversi, Juve e Inter hanno incontrato le stesse difficoltà: perché?
«È la dimostrazione che non esiste una teoria valida in assoluto. Conte e Mazzarri lavorano in maniera tradizionale eppure i risultati sono stati gli stessi di Benitez: significa che cambiano i modi di lavorare ma non la sostanza».
FONTE: Il Mattino
Articolo modificato 7 Ago 2013 - 12:08