La Serie A non dimagrisce, il monte-ingaggi dei club italiani torna a salire. Quello del Napoli, addirittura, decolla. Non è ancora tempo per le cifre ufficiali, quelle arriveranno alla chiusura del mercato, ma i conti del club di De Laurentiis sono semplici (anche se ancora provvisori) da fare: nel giro di dodici mesi, e senza far vacillare neppure per un euro le certezze legate al fair play finanziario, gli stipendi del Napoli sono passati dai 53,2 milioni della passata stagione ai (circa) 76 milioni lordi. La stima è per difetto perché, con l’adozione dei contratti flessibili, adesso ogni calciatore può legare i propri introiti agli obiettivi personali più disparati.
E lo è anche perché la campagna acquisti del Napoli – la più sontuosa degli ultimi 25 anni – non è finita qui. Con un merito in più: De Laurentiis ha tenuto ferma la barra. Ha incassato (e incasserà di più) e spende di più. Semplice. Un boom. Altro che dieta. Lo spread degli stipendi degli azzurri vola alle stelle con un incredibile +43% di incremento delle buste-paga dei giocatori. Ecco la virata tanto attesa: se lo scorso anno erano in tre a superare la soglia dei 2 milioni di ingaggio (quando si parla dei calciatori, il riferimento è al netto) ovvero Cavani (4,5), Pandev (2,3) e Hamsik (2,1), adesso si sono aggiunti i nomi di Reina (2,4 milioni e l’altra metà la paga il Liverpool), Callejòn (2,6), Albiol (2,1). Il top lo raggiunge Gonzalo Higuain, re di denari, che ha varcato la soglia dei 5 milioni netti a stagione. È un monte-stipendi da big, anche se le milanesi, la Juventus e la Roma sono ancora davanti.
Mentre Milan e Inter fanno la corsa verso un dimagrimento-record, il Napoli vive una incredibile inversione di tendenza. Pensate: nel 2007, nel primo anno di serie A, il giocatore più pagato era Zalayeta che pesava sui bilanci del Napoli per 900mila euro. Sono lontani i tempi del Panteròn. Così come fa sorridere la cifra per gli ingaggi che spendeva il Napoli al suo ritorno tra le grandi: 19,2 milioni di euro. Una crescita lenta ma inesorabile. Un «business case» applicato al mondo del calcio.
Ma, nonostante questo, il club azzurro ha chiuso sempre in attivo i bilanci degli ultimi sette anni, senza mai dover frenare un’emorragia di denari causata da decisioni sbagliate. Il Napoli ha avuto una escalation anche nell’asticella del tetto di ingaggio: Lavezzi nel 2008 era quello più pagato (1,1 milioni) poi lentamente si è passati agli 1,9 milioni di euro di Quagliarella, ai 2,2 di Cavani nel 2011 (poi portati a 4,5 l’estate dopo) fino agli oltre 5 milioni del Pipita strappato al Real Madrid.
Lo scatto maggiore quest’anno: il Napoli con il ritorno in Champions, ha investito sul mercato e le spese sono aumentate, facendo leva su contratti flessibili che danno molto spazio ai bonus. Il tetto degli 80 milioni è vicinissimo e a fine anno avrà un sensibile ritocco,
ovviamente a seconda dei risultati in Italia e in Europa. E virtualmente il club di De Laurentiis è destinato al quinto posto di questa hit, scavalcando la Lazio e portandosi a ridosso della Roma.
FONTE: Il Mattino
Articolo modificato 7 Ago 2013 - 22:50