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Brevi ma intensi ricordi, l’avvento di Freddy Rincon

Napoli Rincon / No, non sarà stato un fenomeno. Di certo, non lo si ricorderà per scudetti e coppe, oppure per aver regalato alla platea azzurra indimenticabili emozioni surrogate da meravigliose acrobazie o sensazionali segnature. Un calciatore può anche essere altro, e di certo il colombiano Freddy Eusebio Rincon lo è stato. Ciò che non è stato è un bidone. Perché per identificare un giocatore con quell’antipatico aggettivo vuol dire aver raccolto indizi necessari per avvalorare la tesi, per rendere prove inconfutabili che supportino tale affermazione. Credeteci, non ce ne sono in giro di prove così ingenerose, almeno in considerazione dell’esperienza napoletana. Rincon arrivò in azzurro attraverso una delle tante operazioni che il Napoli aveva in piedi con i Tanzi, quella che portò in Emilia Zola e Crippa, e, da li a poco, avrebbe portato a vestire la maglia gialloblu anche l’ultimo baluardo dal cuore partenopeo, Fabio Cannavaro, pagato fior di miliardi e la promessa delle prestazioni di altri calciatori, spesso sconosciuti e non appropriati all’esigente piazza napoletana. Ma il signor Rincon, amico di Asprilla, astro nascente al Parma frenato soltanto dalla sua proverbiale testa calda, sembrava rispondere alle caratteristiche richieste dal Napoli, cioè quelle di un giocatore leader a centrocampo, in grado di impostare le ripartenze. Freddy non aveva di certo i vizietti dell’amico Faustino, ma solo tanta buona volontà assieme con una tecnica di base non propriamente sopraffine, ma la caparbia e le ottime capacità atletiche, alle volte possono aiutare a superare le difficoltà che si incontrano avendo a che fare con un calcio nuovo, così lontano dall’idea sudamericana, tutta tecnica e giocate, a discapito della new generation europea, votata ai tatticismi e alla preparazione atletica anzitutto. Volendo dare uno sguardo alle capacità tecniche del buon Freddy, il suo biglietto da visita era da ricercarsi qualche anno prima, quando segnò un gol alla Germania durante i mondiali del ’90 allo Stadio San Siro di Milano. 

 L’arrivo a Napoli fu accompagnato dai soliti mugugni dei tifosi che disconoscevano il giocatore da colui che avrebbe dovuto risolvere le sorti di una squadra povera di base e ricca soltanto di tante speranze, supportate dall’amore dei tifosi. Ma non può bastare per sopravvivere in un campionato, si cominciò subito male, soprattutto perché Rincon fu schierato da centravanti, un ruolo che mai aveva ricoperto quando giocava in Brasile, nel Palmeiras. Le sponde per Benny Carbone non erano di certo il suo forte, e quando Boskov diede il cambio in panchina all’esonerato Guerini, ci fu il tanto sospirato avvicendamento tattico; Rincon arretra finalmente sulla linea di centrocampo, cercando di sfruttare la forza fisica per gli inserimenti.

Fu la svolta, il colombiano diede il cambio di marcia agli azzurri che pian piano vennero fuori da una situazione difficile, ai limiti della retrocessione, sfiorando addirittura la qualificazione in Uefa, sfuggita negli ultimi minuti dell’ultima giornata di campionato, quando un gol di Del Vecchio allo scadere in Inter-Padova, terminata 2-1, fece svanire un’epica rimonta che non è riuscita a coronarsi con l’entrata in Europa, che gli azzurri avrebbero ampiamente meritato. Vennero fuori le generalità di un ragazzo semplice, un calciatore dinamico e forte sotto l’aspetto fisico, non era di certo un fulmine di guerra, ma sopperiva a tale scompenso con una grinta che ben presto lo fece divenire uno dei beniamini del San Paolo, che spesso gli dedicava cori e lo incitava, grazie anche alla simpatia che sprigionò durante la permanenza in azzurro. In ventisette presenze segnerà sette gol, un ottimo bottino per essere il primo anno in Italia, e tutti speravano che l’anno seguente sarebbe potuto rimanere per cercare di costruire qualcosa di importante sfruttando la sua buona stella, ma qualcuno si accorse di lui ed entrò subito nelle mire dei grandi club. Il Napoli, suo malgrado, all’epoca non aveva voce in capitolo per quanto riguarda le decisioni sui cartellini di cui non era proprietario, pertanto Freddy Rincon lasciò la società partenopea e approdò addirittura al Real Madrid, dove giocò una stagione a buoni livelli, per tornare poi in Brasile, dove attualmente è diventato un allenatore.

Le gare in cui Rincon ha lasciato il segno si contano sul palmo di una mano, ma hanno contribuito ad arricchire una storia che altrimenti in quegli anni sarebbe davvero stata desolante, per cui quei pochi sprazzi di gioia, seppur brevi ma intensi, portano anche la sua firma, pertanto è e resterà un giocatore che, nel suo piccolo, ha lasciato il suo contributo per rendere i tifosi felici, anche solo per qualche ora. E non chiamatelo bidone…

Ecco il video di una delle più brillante apparizioni di Rincon in maglia azzurra, contro la Lazio in una fantastica rimonta da 0-2 a 3-2 con gol finale di Buso (il colombiano segnerà i primi due gol):

Articolo modificato 10 Ago 2013 - 17:02

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Scritto da
redazione