Nella lunga lista dei calciatori stranieri approdati in Italia e troppo presto rispediti in patria perché ritenuti acerbi e lontani, quindi, dall’ideale calcistico contemporaneo, anche il Napoli può dire di aver contribuito a questa speciale classifica non certamente autorevole. Il proprio contributo, la società partenopea, ha cominciato a darlo nel lontano campionato 1991-92, forse uno dei momenti più difficili per la storia del Napoli, in piena fase post-maradoniana, con la necessità di dover andare avanti dopo lo scotto della squalifica di Diego per doping e la ferma volontà di guardare al futuro e mettere da parte i ricordi dei successi degli anni ’80. In una squadra che manteneva ancora campioni del calibro di Careca, Alemao, l’emergente Zola, i nazionali Ferrara e De Napoli, gli azzurri acquistano dal Montpellier il libero Laurent Blanc, destinato ad aiutare il progetto del tecnico emergente Ranieri a lievitare nel più breve tempo possibile, tenendo alta la linea difensiva e manovrando alle spalle di Ferrara, Corradini e Francini. Il giovane francese, già in patria difensore di successo, dalle movenze regali, col vizietto del gol, comincia in sordina per poi emergere e supportare a pieno ritmo il reparto, senza dimenticare le sortite a rete, che porteranno il libero nativo di Alès a segnare sei reti e a contribuire in maniera fattiva ad un quarto posto in campionato che, alla fine, sarà considerato più che ottimo, in virtù di una paura per un crollo emotivo della squadra che sarebbe potuto accadere, in considerazione della vicenda Maradona.
Blanc è divenuto il leader di questa squadra, abile manovratore palla al piede, prezioso in fase d’attacco, utilissimo quando si tratta di costruire una manovra che cominciava palesemente a latitare a causa della non più veneranda età dei metronomi azzurri, ossia Alemao e De Napoli, col supporto del mastino Crippa. Eppure, gli si contestarono alcuni aspetti tecnici che non vennero offuscati dal suo ottimo campionato e dalle reti segnate. In particolare, a scoprire i limiti del libero francese, futuro calciatore della nazionale transalpina, fu una gara in particolare, un Milan-Napoli che finì con un perentorio 5-0, dove Blanc incappò probabilmente in una delle poche gare davvero negative, dove gli sfuggirono gli inserimenti di Maldini e Massaro, autori di due gol, e anche quando si trattava di intervenire con veemenza, non riuscì a farlo con la dovuta rapidità che si richiede ad un difensore arruolato nel campionato più bello, ma anche difficile, del mondo, almeno a quei tempi. In effetti, nel dna di Blanc non c’è mai stata la rapidità d’esecuzione e la velocità nell’intervento, ma aveva di certo altre doti che lo mettevano in luce e lo posizionavano tra i migliori difensori emergenti d’Europa. Ed invece, Ferlaino e la dirigenza azzurra si accollò la responsabilità di rimandarlo in Francia, al Saint’-Etienne, dove rimarrà per qualche stagione, per essere poi chiamato dapprima dal Barcellona, poi dal Marsiglia, dall’Inter dell’era Lippi e dal Manchester United di Ferguson, per coronare una grande carriera costellata anche da numerosi successi, dai Mondiali del ’98 agli Europei del 2000, oltre le varie coppe con le squadre di club in cui ha militato.
Oggi è un allenatore di successo, dopo l’esperienza al Bordeaux, ha allenato la nazionale francese e, quest’anno, è stato ingaggiato per guidare il Paris Saint Germain degli sceicchi, con la strada spianata dall’arrivo di grandi calciatori che faciliteranno il progetto di crescita della squadra, proiettata a diventare una grande del panorama calcistico mondiale. Restano i rimpianti di non averlo aspettato, di averlo etichettato con troppa superficialità come un difensore “lento e poco dinamico“, innamorato del pallone e impacciato quando si trattava di mordere le caviglie agli attaccanti avversari. Perso per mancanza di fiducia, vederlo emergere e vincere con le maglie di altre squadre europee ha lasciato l’amaro in bocca per il semplice motivo che, con ogni probabilità, una migliore perseveranza sulle qualità di Blanc avrebbero contribuito ad una riconferma che, in quegli anni, sarebbe servita per costruire la carriera di un potenziale grande calciatore, che a Napoli avrebbe spolverato le gesta di un altro grande libero, quel Rudy Krol che ha lasciato un segno tangibile di quanto un difensore di grande spessore sia fondamentale per lanciare una squadra ai vertici. Che sia un consiglio per l’attuale dirigenza, che questa storia possa riportare in auge quella impellente necessità di acquistare un difensore di spessore internazionale per il Napoli che verrà. Blanc docet…
Articolo modificato 14 Ago 2013 - 19:40