Walter Mazzarri ha rilasciato una lunga intervista, pubblicata quest’oggi, al “Corriere dello Sport”. L’ex tecnico del Napoli ha toccato tanti argomenti, ritornando con la mente ai quattro anni passati a Napoli e alla difficile scelta di lasciare la città partenopea per passare all’Inter. SpazioNapoli.it vi sottopone i passaggi più interessanti.
Mazzarri, con tutte le offerte che aveva e le difficoltà che ha trovato qui, dal mercato “bloccato” al probabile cambio di proprietà, chi gliel’ha fatto fare di scegliere l’Inter? «La cosa fondamentale per chi mi conosce bene è il dialogo. Nella mia scelta ha fatto la differenza quello che mi ha detto il presidente Moratti: sono state le sue parole che mi hanno acceso il fuoco dentro. Il suo discorso è stato bello e ho trovato le motivazioni in attimo. Ci siamo capiti al volo. Avevo già un’idea di Moratti e dell’Inter, un club che ha un grande fascino. Quella chiacchierata ha rafforzato le mie convinzioni».
Rifarebbe la scelta di venire all’Inter? «Certo, perché non dovrei?». A maggio quanto è stato vicino alla panchina della Roma? «Posso dire che avevo offerte, ma non voglio entrare nel merito».
Ha mai avuto la tentazione di andare a lavorare in Russia come Spalletti? «Sì, ci ho riflettuto, poi però è arrivata l’Inter».
Perché ha detto no al rinnovo con il Napoli? «E’ stata una scelta dettata dalle motivazioni. Di certo, posso ribadire che non avevo assunto, in nessun modo, alcun accordo prima della fine della stagione con il Napoli. Anzi, come spesso detto, avrei potuto decidere anche di fermarmi un periodo, se non fosse arrivata una proposta da me ritenuta, magari istintivamente, stimolante».
Napoli è viscerale e soffre la fine dei grandi amori. E’ passato da eroe a traditore in un batter d’occhio. Dispiaciuto? «Posso comprendere e rispettare, ma il rispetto deve essere sempre reciproco. Credo che un allenatore debba essere valutato per quello che dà alla causa dal momento in cui accetta il mandato fino al termine dello stesso. Ed io ho sempre dato tutto me stesso, con coerenza, lealtà e rispetto. Lo stesso che, a mio avviso, meriterebbe un professionista che fa una scelta diversa, legata alla sfera privata oltre che professionale».
Cosa le è rimasto della fantastica esperienza napoletana, iniziata partendo dal sest’ultimo posto e conclusa tre anni e mezzo dopo con quattro qualificazioni alle coppe europee ed una Coppa Italia? «Molto, sia dal punto di vista professionale che umano. Mi è rimasto soprattutto il bel ricordo di un rapporto leale, corretto e rispettoso con la gente di Napoli. I tifosi penso abbiano compreso e apprezzato il carattere, magari a volte un po’ chiuso, di un allenatore dedito esclusivamente al lavoro, che preferisce ai proclami e alle parole i fatti. Questi mi hanno dato alla fine la consapevolezza di aver costruito una realtà vincente, sia dal punto di vista sportivo che da quello economico-aziendale».
Quanto hanno inciso il lavoro della squadra e di Mazzarri nella strepitosa crescita di Cavani? «I miei meriti è bene che siano valutati da altri, non da me».
Higuain le piace? «Certo che mi piace… E’ un campione di livello internazionale».
Sorride o prova un pizzico di invidia se ripensa agli investimenti sul mercato del Napoli attuale e li paragona con quelli delle sue quattro stagioni sotto il Vesuvio? «Sorrido».