Esistono i campioni che fanno vincere, i buoni giocatori che sono discrete riserve per far riposare chi fa vincere e ci sono quelli che vincono perché si trovano nel posto giusto al momento giusto. Oscillante tra queste ultime due categorie, ce n’è uno che ha avuto contemporaneamente alcuni momenti di gloria, un allenatore che non gli voleva un gran bene, salvo, pare, chiederlo al Milan quest’anno, e una società che non lo tutelava abbastanza. Anzi, non vedeva l’ora di fare cassa con il suo gioiellino. E così il giocatore fenomeno nel Cagliari, mezzo fenomeno nei primi mesi della Juventus e piano piano panchina della stessa Juventus negli ultimi tempi può vantare nel suo palmarès due scudetti e una supercoppa. Quest’ultima a metà con la terna arbitrale, si capisce. Aspettando domenica e la finale dell’Olimpico. Insomma, è chiaro che il buon giocatore passato da fenomeno a discreta riserva si chiama Alessandro Matri e vorrei dedicare a lui giusto due parole. Tre sarebbero veramente uno spreco di fiato e con questo caldo e questa crisi meglio risparmiare anche su quello.
Ebbene, sono giorni che chiunque parli di calcio mercato sostiene l’ipotesi di Matri al Napoli. Sono giorni che in una Napoli piena anche a ferragosto si stanno intavolando discussioni ben argomentate, con una netta divisione tra i pro-Matri e i contro-Matri. I primi rammentano che sarebbe una buona alternativa ai titolari, confermando, dunque, la mia tesi sulla suddetta categorizzazione dei giocatori. I secondi ribadendo che non vogliono scarti di una diretta concorrente e che l’esultanza con la mano a “cuppitiello” di quello lì sotto la curva non la vogliono vedere. I più rancorosi argomentano dicendo che uno che ha vinto una supercoppa con la Juve a danno nostro in quel modo non lo vogliono. I più estremi vorrebbero ammonirgli che già deve baciare terra per il fatto che qualcuno lo voglia, figuriamoci se lo vuole il Napoli, poi!, e che tentennare così significa stare fuori dalla realtà.
Lui, Matri, è evidente, non considera il Napoli una buona scelta. Lui, Matri, è evidente, pensa di non essere secondo a nessuno: non voleva esserlo di Vucinic, figuriamoci di Higuain. Lui, Matri, è evidente, se ha guardato la partita della Nazionale, forse, su quest’ultima cosa, un po’ si è ricreduto. Lui, Matri, è evidente, una volta fatto lo step, non pensa che ce ne possano essere altri ed è destinato a steppare all’indietro. Una sorta di moonwalk degli sfigati. Lui, Matri, è evidente, perché l’ha detto, pensa che la Juve resti ancora la più forte, e su questo posso anche essere d’accordo, ma soprattutto pensa che lui sia un giocatore da squadra più forte. Oppure vuole il terzo scudetto senza sudare abbastanza.
Noi, tifosi appassionati, potremmo anche sorvolare sul fatto che ha indossato e, magari, chissà, anche baciato quella maglia, pur di avere una squadra competitiva anche in panchina ed evitare le brutte figure dell’anno scorso. Noi, tifosi appassionati, potremmo anche pensare, e c’è chi l’ha scritto, che il problema siano i soliti diritti d’immagine e i maledetti soldi che ne derivano. Noi, tifosi appassionati, potremmo anche fare finta che il suo tentennamento sia frutto di un “guardarsi intorno” e vendersi al miglior offerente. Cosa legittima, direi. Noi, tifosi appassionati, potremmo anche perdonargli per il tempo che ci sta facendo perdere, prezioso, comunque, per prendere altri attaccanti, forse anche più validi e sicuramente più umili di lui. Ma, veda il caro buon Matri, ci sono alcune cose che noi, tifosi appassionati, non vorremmo mai. Costringere un giocatore a vestire la nostra maglia; dover vedere in campo uno che qua non voleva starci; sentire dichiarazioni, magari pre Napoli-Juve, del tipo “Se segno, non esulto”. E soprattutto, semmai la trattativa dovesse andare in porto e il caro buon Matri arrivare in azzurro, una cosa non vorremmo noi, tifosi appassionati: se e quando segnerà, se e quando vincerà qualcosa anche con noi, che sia intelligente ed eviti di baciare i NOSTRI colori.
Articolo modificato 16 Ago 2013 - 21:59