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In questi giorni cruciali per chiudere la trattativa per portare in azzurro l’ariete bianconero Alessandro Matri, vengono alla mente, arcana complice di memorie lontane, i possibili paragoni e le similitudini con i calciatori che hanno calcato il San Paolo indossando la gloriosa maglia del Napoli. Il caso vuole che in una storia vecchia di un ventennio, Andrea Carnevale, un ragazzo dalle grandi doti ma dal carattere difficile, si affaccia al grande calcio grazie alla lungimiranza di un grande ex campione azzurro, Luis Vinicio, che lo pesca dalla fanghiglia della Serie C, quando militava nell’Avellino, per lanciarlo nel calcio che conta, fino ad arrivare ad avere la grande occasione nell’Udinese, dove conferma le doti di ariete d’area di rigore, ottimo uomo-sponda, bravo con i piedi, quasi infallibile di testa. Possiamo dire senza ombra di dubbio che Carnevale aveva dalla sua un senso di posizione e la capacità di essere decisivo come pochi, mentre Matri non ha ancora dimostrato di avere tali caratteristiche, se non in alcune fasi in cui gli è stata concessa maggior fiducia. Le sedici reti messe a segno da Andrea in Friuli sono il giusto curriculum per presentarsi all’ambizioso Napoli, per impersonare il bomber di scorta, ma anche quello che viene schierato quando bisogna tirar giù il bunker avversario, tant’è vero che molti dei suoi gol sono arrivati quando veniva chiamato dal tecnico dalla panchina, per scardinare le difese e risolvere le partite con gol di rapina e guizzi da vero risolutore. Eppure la sua è una storia complicata, sviluppatasi in principio a partire dal trauma che da ragazzo lo ha investito come un treno in corsa, quando il padre uccise la madre in un gesto d’ira, finendo in galera e lasciando d’improvviso sette figli in balia della sorte, per passare poi dal suicidio del padre stesso, una volta uscito di carcere. Una vicenda che metterebbe al tappeto chiunque, Andrea sembra distrutto e il carattere irascibile lo mette a confronto con la possibilità di lasciare il delicato mondo del calcio, troppo sofisticato e legato in maniera viscerale ad una tranquillità emotiva che diverrà lo specchio del calciatore che ne verrà.

La fortuna di Andrea passa per Napoli, il confronto con grandi calciatori come Bagni, lo stesso Maradona, Careca, il tecnico Bianchi, il compianto Italo Allodi, lo forgeranno fino a trasformarlo in un calciatore sicuro dei propri mezzi e proiettato a diventare un calciatore fondamentale nell’economia di gioco della squadra, che dall’86 al ’90, periodo in cui Carnevale ha vestito la maglia azzurra, ha vinto quasi tutto ciò che si potesse vincere, anche attraverso quelle reti che il pivot romano mette a segno, sfruttando al meglio anche le poche occasioni in cui viene schierato. Il 1990 doveva essere il suo anno, i Mondiali in Italia lo chiamano ad essere il titolare inamovibile al fianco di Vialli, ma dopo le prime due gare, dopo l’ennesima sostituzione, un “vaffa” di troppo gli costa la bocciatura di Vicini, appannaggio di uno Schillaci divenuto poi simbolo di quei campionati del Mondo. La sua carriera vedrà la sua stella compiere una traiettoria discendente quando passa alla Roma per 6,8 miliardi di lire, dove comincia benissimo (4 gol in 3 partite) per cadere improvvisamente vittima del primo caso di doping in Italia, assieme con Peruzzi, che lo terrà lontano dai campi per un anno (la causa della squalifica verrà attribuita ad una sostanza presente in alcune pillole anti-obesità che entrambi i calciatori assumevano, ignari di ciò che di proibito c’era nel medicinale).

Tornerà in campo ma senza più la sua caratteristica e proverbiale grinta, e i giallorossi decideranno di cederlo nuovamente all’Udinese, dove avrebbe sperato di ricominciare a macinare calcio come aveva imparato un decennio prima. Si alternerà in B col Pescara, dove chiuderà una carriera comunque gloriosa e ricca di successi professionali. La sfera extracalcistica sembrava riportarlo in una dimensione fatta di incubi, quando nel 2002 venne arrestato per possesso e spaccio di Cocaina, vicenda che lo allontana definitivamente anche dalla moglie, la bella presentatrice Paola Perego. Il baratro è nuovamente alle porte, la caduta verticale è quasi inevitabile, quando la famiglia Pozzo si presenta con un ruolo di osservatore responsabile che, oltre a gratificarlo e a riqualificarlo come uomo di sport e grande esperto di calcio, lo riequilibra come uomo nella sfera personale, portandolo a dimenticare le vicende che lo hanno reso una persona navigata, vittima di se stesso e di una sorte avversa, che lo ha reso fragile e tendente all’errore. Oggi è un girovago, porta ad Udine i pezzi pregiati del mercato mondiale, scova veri e propri sconosciuti per renderli potenziali campioni, riconoscendo alla società friulana il trono incontrastato delle plusvalenze. Oggi Andrea è un uomo felice, grazie anche all’occhio lungo de “o’Lion” Vinicio, oltre ad una forza d’animo che è riuscita a sconfiggere i fantasmi della resa.

Ecco un video-tributo con le reti di Carnevale in maglia azzurra:

Articolo modificato 17 Ago 2013 - 17:57

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Scritto da
redazione