E il Pipita chiede consiglio al Pibe: “Diego dimmi come si vince qui”

Higuain2Nel nome di Diego. Come dicono gli adepti, simpaticamente folli, della Iglesia Maradoniana. E questa volta più che mai senza ricamare, volare di fantasia o forzare, magari, perché a volte, dalle parti del San Paolo, è bastato essere argentino per nominare invano, con tante scuse alla sua chiesa, il Pibe. Gonzalo Higuain detto il Pipita è legato da uno strano destino al Diego, come lo chiama lui nel castigliano d’ordinanza: è Maradona ad averlo lanciato nel calcio mondiale, orientandolo a sposare la Seleccion e non la Nazionale di Francia, dov’è nato, ed è Maradona che, in un certo qual modo, lo ha spedito a Napoli. Nel Napoli. Una mano invisibile. La mano de Dios, tanto per continuare la saga e sempre senza urtare la suscettibilità dei fedeli della Iglesia. La benedizione è stata universale, pubblica e privata, e dunque domenica il San Paolo e il calcio italiano cominceranno a seguire dal vivo le gesta di un vero figlio di Diego. Dell’unico dio del pallone mai venerato dalle rive del Golfo alla cima del Vesuvio. Un figlio del calcio che, per Napoli, è l’unica variante anagrafica che conti davvero. D’accordo, Cavani è andato al Psg e con sé ha portato centoquattro gol e mille sogni di gloria, ma a Higuain è riuscita l’impresa di placare l’amarezza e la sete del popolo azzurro in un amen. Del resto, lo manda lui. Maradona. Nel nome di Diego. Si chiama Pipita. Nel giovedì in cui la troupe francese di TF1 Sport gira in città un servizio celebrativo su Edinson Cavani, subito a segno anche con il Psg, tanto per cambiare, Napoli fa spallucce e aspetta il campionato: Gonzalo Higuain te quiero. Ti amo. E’ lui, il nuovo idolo venuto dal Real Madrid. Il campione. Il centravanti di razza, per giunta della Nazionale argentina e pupillo di Maradona. Proprio Diego. Il mito. L’uomo che l’ha lanciato nella Seleccion e che gli racconta Napoli: al telefono, felice. Sì, è Diego ad aver introdotto il Pipita al mondo tinto d’azzurro; è lui che con nostalgia e gioia vera gli ha presentato la città, scrivendo anche nelle stelle la sua certezza: “Sarai il capocannoniere del campionato”.

LE ORIGINI – E allora, a todo Pipita. A tutto Gonzalo Higuain da Brest, Francia, dove nacque per casualità paterna perché suo padre Jorge, prima difensore del Boca e poi colonna del River, 25 anni fa si trovava in Bretagna per questioni calcistiche. Legame speciale, quello con papà: detto il Pipa, per via delle dimensioni del naso, è da lui che Gonzalo ha ereditato il soprannome, Pipita. E’ dal Pipa Jorge che ha poi imparato ad amare, alla follia, il River, la squadra in cui ha cominciato anche a giocare, e il Monumental, la casa dei Millonarios.

LA FAMIGLIA – Ma è a tutta la famiglia che Gonzalo è molto, molto legato: piatti prediletti? Quelli che cucina sua madre Nancy. Ovvio. I momenti più felici? Con i genitori; i fratelli Nicolas, che gli fa anche da manager insieme con papà e con il noto avvocato argentino, Norberto Recasens detto il Cacho; Federico, attaccante del Columbus Crew, squadra dell’Ohio, negli States; Lautario, impegnato in tutt’altro; e i nipotini, Mora e Renato, futuro calciatore annunciato. Magari del River, come il nonno e lo zio. A proposito: Jorge, domenica, molto difficilmente riuscirà ad essere al San Paolo per la prima con il Bologna, ma in tribuna ci sarà mamma Nancy, pittrice che di certo potrà trovare ispirazione nel mozzafiato panorama di Napoli.

I LUOGHI – Ecco, è proprio la cartolina della città con il mare, il vulcano e le luci sullo sfondo ad aver rapito lo sguardo di Higuain al suo arrivo: incantato, attratto come una calamita dall’incantevole vista che, per il momento, ammira ancora da una stanza di un lussuoso albergo del Lungomare. Quello stesso che, di tanto in tanto, percorre per poche centinaia di metri come un napoletano vero, dopo aver cenato nell’unico ristorante in cui è stato avvistato: il Borgo Antico a Santa Lucia. A due passi per provare, a rotazione ma con gusto, la pizza e la mozzarella, la carne e il pesce. Gonzalo e poi Raul, Albiol, il grande amico sin dai tempi del Real: inseparabili. “Anche la presenza di vecchi amici di Madrid ha influito nella mia scelta”. Il resto? Beh, un giro a Posillipo, nella zona collinare e poi a Capri, ma soltanto in barca. Via mare.

LA SEMPLICITA’ – Stop, finiscono così le avventure del Pipita turista. Riservato e semplice come pochi: capelli corti e senza creste, treccine o decoloranti; barba sempre fatta di fresco; jeans e t-shirt; neanche l’ombra di un tatuaggio. Casual è dire poco.

L’INGORGO – Posato ed equilibrato, per meglio dire. Come quando si trovò bloccato nel traffico del Lungomare dopo l’amichevole con il Galatasaray: la gente non poteva credere che in quel taxi bianco, insieme con Lello Romagnoli, anfitrione e cicerone di fiducia del club, e con l’immancabile Albiol, ci fosse lui, il Pipita. Una ventina di minuti almeno a passo d’uomo, però impassibile e gentile con tutti quelli che salutavano e urlavano l’amore. Esame superato. Anche perché non si è ancora cimentato alla guida.

LA CASA DEL GOL – I tempi, comunque, sembrano maturi: ben presto lascerà l’albergo e si trasferirà. Ha trovato casa, Higuain, già presa, firmata e affittata tra il Vomero e Chiaia, ed è singolare il luogo prescelto: in una palazzina nel medesimo parco con sicurezza h24 in cui ha abitato Cavani negli ultimi due anni napoletani. Dove dimora ancora Pandev, per giunta. La casa del gol, verrebbe da dire: non è lo stesso appartamento, no, però è curioso. “Non so se riuscirò a segnare quanto Cavani, ma di sicuro darò il massimo: perché voglio vincere. Sono venuto qui per lottare e provare a vincere uno scudetto che manca da tanti anni”.

HOLA, DIEGO – Un concetto che gli ha ribadito anche Maradona, al telefono: i due hanno parlato di Napoli, prima e dopo la scelta di Gonzalo, e il Pibe lo ha chiamato per congratularsi e per spiegargli qualcosa della città e dei tifosi: “La gente mi sta già riempiendo d’affetto. E poi tutti mi parlano sempre di Diego!”. Del resto, è lui che lo ha lanciato in Nazionale nel 2009, dopo un doppio rifiuto alla Francia di Domenech, e al Mondiale sudafricano.

MOU E FEDERER – El Diego, certo, ma non solo: anche José Mourinho lo stima moltissimo e, come con Pandev, mantiene rapporti via sms con lui. L’idolo da bambino? Hernan Crespo, ovviamente, un totem per il popolo del River. Mentre nel tennis, l’altra passione dopo il calcio, il mito è Roger Federer. Poi, il cinema e Jessica Alba. Come tanti altri giovani. Un antidivo vero, poche storie e molti gol. Mandato da Diego. Scusate se è poco.

IL WEB – Per i followers batte Cavani e Lavezzi. Ha un profilo Twitter d’ordinanza, Gonzalo Higuain; una pagina ufficiale che aggiorna con una certa costanza e che gli consente di mantenere i contatti con i suoi numerosi followers. Numerosi a dire poco: più o meno due milioni e mezzo, ovvero quattro volte più del suo amico Ezequiel Lavezzi e cinque più del suo predecessore, Edinson Cavani. Millonario anche virtualmente, oltre che di origini calcistiche, essendo un prodotto del River Plate. Decine i fan club al suo seguito. Una curiosità: Higuain segue Cristiano Ronaldo e non Leo Messi. Da buon madridista.

IL GOSSIP – Ha un club di sue tifose. Piace. Piace eccome, Gonzalo. Il bomber sexy, come lo chiamano le sue tifosi più passionali che, tra l’altro, hanno anche fondato un fan club virtuale: “Las Higuainitas Fan Club”. Lui, comunque, è molto più che geloso della sua privacy, ma, stando a quanto scrive, è sul mercato. “Sono single, anche se su di me dicono tante sciocchezze pur di vendere qualche copia in più”. Una precisazione piccata ripetuta più volte e rivolta soprattutto ai gossip magazine argentini. Molto attenti alla sua vita sentimentale.

LA TRADIZIONE – Pizza Higuain aspettando una canzone. Neanche il tempo di arrivare, di mettere piede a Napoli, che l’abbraccio della città lo ha sommerso sotto un mantello di affetto, passione, aspettative e tradizione. Chiaro, certo. Sempre e comunque. Di Gonzalo Higuain, per il momento, esistono già un pizza e un caffè dedicati, oltre all’immancabile statuina pastore realizzata dagli artigiani di San Gregorio Armeno, i virtuosi depositari dell’arte presepiale. Per il momento, va bene così. Ma conoscendo l’estro napoletano, a ogni gol corrisponderà una novità: dalle torte alle canzoni. Garantito.

Fonte: Il Corriere dello Sport

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