Un pizzico di Pepe per la porta azzurra: Reina è pronto ad abbassare la saracinesca

Reina1Un po’ di Pepe non guasta mai, ma da aggiungere alle pietanze adatte. E il Napoli ora come ora ha tutto l’aspetto di una portata succulenta, con ingredienti preziosi e genuini, con un impasto ben ponderato, appena messo a lievitare. Preparato dallo “chef” Rafè. Uno che di piatti indimenticabili ne ha già approntati fra Spagna, Inghilterra e un po’ anche in Italia. Adesso basta solo servirlo nel migliore dei modi e far sì che chi lo gusta possa apprezzarne gli aromi, i sapori.

L’EREDITA’ – Ecco un’ultima spruzzata di Pepe prima di uscire da quel sottopassaggio foderato di santi, per farsi travolgere dal boato di Fuorigrotta e tuffarsi nel nuovo campionato. Reina è pronto a insaporire il tutto alla sua maniera, mettendo davanti alla sua nuova porta una bella catena con tanto di segnale di divieto di transito. Insomma è pronto a raccogliere quell’eredità piratesca che è sì piuttosto pesante, ma che dovrebbe risultare più che sostenibile per un portiere del suo calibro. Uno che ha di sicuro portato con sé un indiscutibile bagaglio tecnico e di esperienza, ma che appena arrivato s’è potuto avvalere anche dell’accurato training della vecchia conoscenza Xavi Valero, preparatore dei portieri che ha seguito Benitez. Che lo conosce peraltro molto bene.

ANCORA SPAGNA – Ancora un iberico, ancora una Furia ma stavolta non arrivata dai Blancos. Bensì da quel Liverpool che per un intero lustro l’ha accomunato al tecnico madrileno. Che, un anno dopo il suo insediamento alla guida dei Reds, chiese ed ottenne di avere in squadra quel 23enne esplosivo, reattivo, ma anche freddo e coraggioso, che s’era distinto nel Villareal. Il signore fu servito, subito, e il ragazzone buono a parare pure con i piedi ed a calcolare come si deve i tempi delle uscite, non smentì il professor Rafa. Fu idillio costante per il quinquennio, col record della prima annata di sole 21 reti incassate su 33 presenze. Un biglietto da visita prezioso che divenne consuetudine nelle stagioni successive, in effetti sino all’addio di Benitez. Dopo di che ancora stagioni importanti, ma non come le precedenti, inframmezzate da momenti meno fortunati. “Gli amori nel calcio non sono mai eterni” così si espresse nella sua autobiografia quando dovette separarsi dal mentore, da colui che l’aveva consegnato alla storia e fatto amare dai supporter degli Scousers.

RITROVARSI – Riunirsi sotto un’altra bandiera, ritrovarsi sotto un azzurro che carica a mille perché dietro l’azzurro c’è il calore di una tifoseria unica. Questo lo sapevano già entrambi, prima di convergere alle falde del Vesuvio. Benitez ha accettato l’incarico di getto, ma con coscienza, mentre il concittadino José Manuel Reina Paez, fisicaccio e riflessi da stuntman, vi è stato un po’ indirizzato dagli eventi dopo che il suo club ha deciso di puntare in maniera preponderante sul nuovo acquisto, il belga Simon Mignolet che peraltro era stato trattato anche dal Napoli. “Ho solo un rammarico: Il Liverpool prima di cedermi in prestito poteva avvisarmi prima. Eppure c’era stata un’offerta del Barcellona, avrei potuto avvicinarmi a casa”. Detto subito, ma anche presto superato. Superato per la gioia di ritrovare il tecnico che lo ha valorizzato, ma anche di ritornare ad essere protagonista: “Non vedo l’ora di inaugurare la mia nuova casa e cominciare la stagione” ecco un tweet di alcuni giorni fa. Sino all’ultimo recente cinguettio tutto pepe: “Che voglia di cominciare a giocare… Spero che il San Paolo si riempia per spingerci a vincere e guadagnare i primi tre punti”. E allora oltre al Pepe, anche un po’ di scaramantico sale non guasterebbe.

Fonte: Il Corriere dello Sport

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