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Oltre le più rosee aspettative. Il primo Napoli di Don Rafè, decantato da ogni dove, ha effettivamente impressionato per personalità, manovra e rapidità di assimilazione dei nuovi concetti tattici. Una piacevole sorpresa anche per coloro che seguono la truppa azzurra dai primi vagiti di Dimaro, sottolineandone da sempre le potenzialità latenti.

E’ piaciuta l’intensità, la voglia, la capacità di tenere sempre in pugno la gara. Un Napoli incalzante e sornione marcia a passo spedito verso la maturità. Accantonato l’antidoto dei lanci lunghi, si è mostrato in grado di addormentare la gara nei momenti salienti, cancellando i proverbiali patemi delle versioni precedenti. Ma, prima di tutto, ha impressionato la voracità armoniosa di tutto l’undici nell’accalappiare il possesso palla avversario. Pressing alto e aggressività sbalorditiva tenuto conto che siamo solo alla fine di agosto. Gioco chiaramente dispendioso, conterà molto la preparazione fisica. In fondo le grandi squadre nascono proprio dalla volontà famelica di spezzare le trame avversarie e gestire a proprio piacimento tutti i 90’. Juventus docet.

Tutti giù per terra. Stop ai voli pindarici. L’esaltazione è sempre stato il male maggiore di questa città. Non voglio fare da guastafeste, sia chiaro. Ma gli elogi a megafoni accesi sono sempre stati un’arma a doppio taglio, specialmente in piazze come Napoli. Il progetto Benitez è solo agli albori, ha bisogno di supporto e tanta cautela. Sabato pomeriggio si fa visita al Chievo, in un campo dove in quattro delle ultime cinque apparizioni siamo usciti a mani vuote. Fatti gli scongiuri del caso, un eventuale passo falso ribalterebbe tutti i giudizi di questa settimana , ripiombando in quella sindrome da yo-yo assolutamente nociva all’equilibrio ricercato nel nuovo corso.

Le incognite erano tante alla vigilia della prima giornata. Tante sono state offuscate, ma certo non stiamo improvvisamente parlando di una macchina perfetta. Innanzitutto, prima di ogni appunto, va rilevata la pochezza del Bologna. Una squadra per ben tre quarti decisamente modesta, alla quale il colpo gobbo al San Paolo può riuscire solo in virtù di strane congiunzioni astrali.

Il collettivo ha funzionato bene. I meccanismi della difesa a quattro sono in fase di carburazione, certamente da confermare in test un pizzico più impegnativi. Gli stantuffi Albiol e Britos sembrano granitici sulle palle alte ma vanno sondati negli scambi stretti e contro brevilinei da rincorrere. Ottima, però, la predisposizione ad impostare il gioco in ogni circostanza e senza trovate geniali.

La batteria avanzata ha espresso tutto il suo valore, pur con Pandev nella posizione non ideale. C’è grande densità nella tre-quarti avversaria e ciò garantisce maggiore liceità sugli esterni, su cui bisogna puntare di più per evitare di imbottigliare la manovra. Abbiamo già lodato la carica adrenalinica nell’interdizione, guidata dal solito immenso Behrami. Attenzione, però, a quando i dirimpettai saltano la prima linea con il palleggio. Tra centrocampo e difesa si manifestano voragini che mandano a nozze il nemico. Proprio qui uomini come Inler, parso comunque più ordinato del solito, lasciano molto a desiderare. Senza contare che, giocando con una linea difensiva così alta e gestita da centrali non proprio dal passo felpato, si rischia tantissimo nelle azioni di rimessa. Dettagli, ovviamente, in un processo di crescita. Meglio non trascurarli, non si sa mai.

Spazio, poi, ai rebus. Cannavaro lo è diventato, spinto anche dalle forze mediatiche e da quella clausola nel suo contratto legato alle presenze in stagione. Paolo è il mio Capitano. Il Capitano di tante battaglie, dalla B alla Champions. Con quella Coppa Italia sollevata in lacrime ha rappresentato degnamente un intero popolo. Quanti sacrifici si fanno per amore. Metta da parte l’orgoglio e si giochi il posto come tutti gli altri, con umiltà e dedizione. I napoletani sapranno apprezzarlo ancora di più. Venderlo, allo stato attuale, sarebbe poco redditizio se non fosse rimpiazzato da un difensore di caratura internazionale.

Il caso su cui si scommettono milioni riguarda Camilo Zuniga. 2,8 per la precisione, più bonus. E’ stata questa l’ultima roboante offerta di De Laurentiis, dopo la presa di coscienza leggermente tardiva dell’importanza del giocatore nello scacchiere azzurro. La Juve è spalle al muro, ma c’è lo spauracchio Barcellona all’orizzonte. Toccherà al colombiano decidere se continuare a “saltare” l’ostacolo o finalmente mettere nero su bianco.

Il Chievo nel mirino, eppure fino al 2 settembre non si può distogliere lo sguardo dal profilo Twitter del presidente. Il vortice di nomi accostati al Napoli ha ripreso il suo devastante cammino, un’effimera battaglia di clic che manda su tutte le furie il tifoso azzurro. Ormai lo sanno tutti, basta poco per toccare il cielo. Forse un dito, al massimo due. Al resto ci pensa lo spagnolo, domenica è stato solo un assaggio. Sogni di una notte di fine estate.

Ivan De Vita

Riproduzione riservata

Articolo modificato 29 Ago 2013 - 19:17

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