Ma che sera, quella sera! Padronanza di gioco, la sensazione di poter affondare in qualsiasi momento, attraverso una compattezza di un organico che avrebbe potuto davvero privilegiare anche in Europa, se non fosse stato, da lì a poco, per la maledetta serata di Brema, dove, in campo neutro, gli azzurri caddero ai rigori contro i russi dello Spartak Mosca. Soltanto al 36′ del primo tempo, lo spilungone Baroni, ricevuto un cross dalla sinistra, ebbe la compiacenza di stopparla di petto e di far partire una rasoiata capace di finire la corsa soltanto alle spalle del portiere magiaro, non esente da colpe. Dopo la rete, l’autostima e la capacità di possesso palla resero gli ungheresi completamente inermi, in balia totale degli azzurri, con un Diego a mezzo servizio a causa delle cattive condizioni fisiche che avrebbero dovuto tenerlo in panchina, almeno a poche ore dal fischio d’inizio. Ma lui ci volle essere, ci mancherebbe, la prima in coppa Campioni era un evento troppo ghiotto da farsi sfuggire.
Domanda: Avrebbe mai potuto recitare una parte da antagonista in una serata magica come quella? La risposta è scontata, e fu così che “nostro signore del pallone“, ricevuta una palla d’oro dall’immenso Careca, controlla di petto come una foca ammaestrata (chissà se è lui ad averla ammaestrata o viceversa) ed in mezza rovesciata, di sinistro, mette la palla in porta, solamente deviata dal portiere dello Ujpest, attonito spettatore di quel gesto meraviglioso. E’ giù il San Paolo, più che per le grida, per il giubilo della giocata, per l’ammirazione dell’evento, per la goduria dello spettacolo. 2-0 e partita finita? Nient’affatto, c’è bisogno di una genialata, di uno schiaffo da scugnizzo dato a questi ungheresi che impareranno presto che al cospetto di una divinità mai nulla è dato per scontato. Con qualche massaggio in più e un antidolorifico a sminuire le fitte alla schiena, el Pibe entrò in campo anche nella ripresa, in barba a chi lo aveva dato già in panca, con al suo posto Mauro. Ancora dai piedi del brasiliano Careca, quanto mai ispirato nelle vesti di assist-man, parte un cross al centro pressoché innocuo, che l’estremo difensore magiaro calcola male e si fa sfuggire la palla dalle mani per una frazione di secondo, tempo sufficiente per la scivolata del Pibe, che dopo aver strappato il pallone dalle mani “effetto sapone” del portiere, con un tocchetto sbarazzino, come se fosse uno sberleffo, appoggia in rete la più malandrina delle reti che si sia mai vista al San Paolo.
Delirio di onnipotenza, quella sera, le reazioni a quel circo meraviglioso messo in scena da Maradona & Co. fecero pensare e sognare di essere più forte di tutto e tutti, e forse fu proprio quello il limite di una squadra che, con una maggiore tensione agonistica ed uno sprono più intenso a non mollare mai, anche dopo tante vittorie, avrebbe realmente potuto vincere ciò che oggi sogniamo tutti, alzare la coppa dalle grandi orecchie almeno una volta nella vita, dopo che la morte venga a prenderci, non le diremo nulla.
Ecco il tabellino di quella serata magica:
19 settembre 1990
Napoli-Ujpest Dozsa 3-0
Napoli: Galli: Rizzardi, Francini; Crippa, Alemao, Baroni (33’ s.t. Mauro); Corradini, De Napoli, Careca, Maradona, Silenzi (33’ s.t. Venturin)
Allenatore: Bigon
Ujpest Dozsa: Brockhauer; Szabo, Kosa; Szlezak, Kecskes, Varga (8’ s.t. Balasz); Miovecz, Fitos, Huszarik, Eszenyi, Bacsi (19’ s.t. Oroszki)
Allenatore: Kovacs
Arbitro: Goethals (Belgio)
Marcatori: 36’ p.t. Baroni (N), 43’ p.t. e 32’ s.t. Maradona (N)
Ecco il video della gara, commentato da un grande Bruno Pizzul, autentica voce simbolo di un’epoca calcistica che non ci appartiene più:
Articolo modificato 5 Set 2013 - 08:56