Ai limiti dello scontro fisico, quasi sempre costretti a spegnere i focolai che altrimenti piomberebbero in volgari risse da bar con scazzottate e botte da orbi, come si fa per strada, come un tempo si faceva nei cortili della scuola, tra ragazzini indisciplinati. E’ molto spesso si sentono dire frasi del tipo “siamo arrivati a questo“, come per dire che litigi tra tecnici e calciatori sono l’ultimo stadio di un rapporto che ha conosciuto le prime crepe già qualche tempo prima, vuoi per scelte tecniche, vuoi per le pretese di un mister poco indulgente, vuoi perché il ruolo che si occupa non è quello congeniale. Oppure, nella stragrande maggioranza dei casi, c’entra una sostituzione, una mancata convocazione, il tentativo di offuscare le possibilità di mettersi in luce, di giocare, di dimostrare il proprio valore. Ed allora si da appuntamento alla prima occasione utile, quella che ti consentirà di inveire contro di lui, di ricordargli che ha sbagliato a fare questa o quella scelta. E quando capita il contrario, è spesso il tecnico a distribuire saggezza, gettando acqua sul fuoco alle polemiche, cercando di ricucire un rapporto che sembrerebbe deteriorato, ma che spesso ha la necessità di andare avanti perché le direttive societarie lo richiedono, o perché il valore del calciatore o del tecnico sono tali da sacrificare un pizzico di serenità negli spogliatoi pur di assicurarsi le prestazioni dell’uno o dell’altro.
Non c’è che dire, quando nasce un caso del genere, la sorte vuole che difficilmente le polemiche vengono totalmente cancellate dalla memoria della cronaca sportiva, tant’è vero che appena vi è possibile, la stampa calcistica, “selvaggia” com’è, approfitta dei precedenti per “spiattellare” nuovamente determinati effetti negativi, causati con ogni probabilità proprio da quel rapporto che “mai è riuscito a risanarsi“. E’ un po’ il gioco delle parti, è il dovere di essere gli attori principli, di fare la prima donna e diventare protagonista anche delle notizie disciplinari, per mettere in chiaro che “non ci si fa mettere i piedi in testa da nessuno“. Ed intanto i tifosi soffrono e sperano che il buon senso faccia capolino nella mente di uno dei due protagonisti, per deporre le armi e concentrarsi sul campionato, per centrare gli obiettivi prefissati. Sotterrare l’ascia di guerra per il momento, poi, a fine campionato, giù ancora con polemiche, dichiarazioni al vetriolo e voglia di cambiar aria per dimenticare “quel personaggio che proprio non va giù“. In fondo il calcio è un po’ come la vita, bisogna trovare delle affinità con coloro che ci circondano, altrimenti continuare a collaborare per la stessa causa diventa impossibile.
E’ una storia vecchia quanto il mondo, e chissà quanti aneddoti che il binomio allenatore-calciatore nasconde nelle storie del passato, che soltanto la memoria potrà riportare in auge per renderci partecipi di ciò che è stato al coperto degli spogliatoi, sulle panchine durante i match, durante gli allenamenti settimanali delle squadre di calcio. Per il momento accontentiamoci delle dieci principali che abbiamo scovato nell’ultimo decennio, sperando nell’apporto dei lettori per rimembrarne altre dimenticate o semplicemente mai raccontate ufficialmente. In attesa di qualche leggenda, vi raccontiamo quelle reali, con tanto di testimonianze fotografiche.
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