La notte di Champions è come uno scrigno: c’è di tutto, dentro. Sì, di tutto e anche molto più di quanto si possa immaginare. Segreti e sentimenti nascosti a parte, per presentare la grande sfida di domani è sufficiente partire da un dato: tra le mille sensazioni che rendono fantastica la vigilia di ognuno dei giocatori del Napoli, in copertina c’è di certo la sete di vendetta di quelli che il Borussia Dortmund, ahiloro, lo conoscono molto bene. Quelli di Madrid: Higuain, Callejon, Raul Albiol. Quelli che con il Real, nell’edizione precedente della Champions, hanno raccolto soltanto le briciole di ben quattro confronti con i futuri vicecampioni d’Europa. Da loro, che sono pilastri autentici della squadra di Rafa, dipenderà molto, moltissimo. E poi anche da Hamsik, il leader, che s’inchina ai piedi della regina delle coppe dopo un anno sabbatico e soprattutto nel pieno della maturità; da Pandev, un tempo anche re d’Europa con l’Inter, e Paolo Cannavaro, il capitano che anno dopo anno sta coronando i sogni di scugnizzo. Loro e non solo: dall’esordiente Insigne al bentornato Reina, c’è un mondo vero nello scrigno della notte del San Paolo. Tutto azzurro.
LA RIVINCITA – E allora, come si fa? Come si mettono in difficoltà gli uomini di Klopp? Lezione numero uno: in cattedra Higuain, Callejon e Albiol. I tre reduci del Real che, nell’ultima Champions, hanno sfidato i tedeschi sia nella fase a gironi, sia in semifinale. Con risultati non troppo brillanti, in verità, ma pur sempre con la massima attenzione tattica. Per la precisione: in quattro incroci, quelli di Madrid hanno vinto soltanto la semifinale di ritorno, per 2-0, un risultato non sufficiente ribaltare, però, il 4-1 rimediato all’andata a Dortmund. Fatale ancora, la Germania, nell’incrocio della prima tornata con il 2-1, mentre al Bernabeu fu pareggio per 2-2. Il Pipita giocò tutte le partite partendo sempre da titolare; Callejon esclusivamente la seconda del girone, tra l’altro dal primo minuto; Albiol mai. Per tutti, però, la voglia di rivincita sarà ai massimi storici: anche perché, nel Napoli, loro sono tra i grandi protagonisti e trascinatori. Niente Cristiano Ronaldo, Benzema e così via.
LA STELLA – Il tris latino e poi Marek. Hamsik. Uno che vivrà la seconda Champions della sua carriera da stella: l’impressione è che sarà impossibile contare gli occhi, i mirini e i riflettori puntati sulla sua cresta, considerando quanto sia cresciuto e quanto sconfinate siano nei suoi confronti l’ammirazione e la stima di tutta Europa. Avrà una fame incredibile, lo slovacco, soprattutto perché il Napoli dovrà aiutarlo quantomeno a mitigare la delusione immensa della rinuncia al Mondiale brasiliano: Slovacchia fuori dalla corsa iridata e Champions a passo del samba. Stimoli a raffica.
FINALMENTE! – Gli stessi che abitano la pelle e il cuore grande di Reina: campione del mondo e d’Europa con la Spagna, sì, ma assente dalla Champions dal 2009-2010. Dall’ultima partecipazione del Liverpool. Avrà una voglia pazzesca. Come Insigne, uno a cui in un anno la vita è cambiata davvero e per intero: dalla serie B con il Pescara, alla serie A con il Napoli, passando per l’Europa League, la Nazionale di Prandelli, il matrimonio e la paternità. La Champions è l’ultimo tassello per completare il percorso. Con il club, sia chiaro: la vista sul Brasile è uno spettacolo da vivere. Esordiente totale anche Mertens, che con Utrecht e Psv ha vissuto l’Europa League – anche da avversario del Napoli – ma che la Champions l’ha sempre vista in tivvù. Proprio come Mesto, in paradiso dopo un’onorata carriera; i sudamericani Zapata e Rafael; Colombo e Radosevic; Britos, pronto dopo l’infortunio che lo mise al tappeto nel 2011-2012; e Armero, due volte a un passo dal sogno con l’Udinese e poi fuori al preliminare.
IL RE – Il resto sono tutti ritorni in pompa magna dopo l’avventura con Mazzarri: da Maggio a Zuniga, passando per Cannavaro, Inler, Dzemaili, Fernandez e Pandev. Il re macedone che con l’Inter di Mou divenne anche re di coppa: la grande scalata e il trionfo nella finale di Madrid 2010 lo consacrano a pieno titolo nell’Olimpo. Un fuoriclasse. Una carta preziosa come poche altre.
Fonte: Il Corriere dello Sport