LA RIVINCITA – E allora, come si fa? Come si mettono in difficoltà gli uomini di Klopp? Lezione numero uno: in cattedra Higuain, Callejon e Albiol. I tre reduci del Real che, nell’ultima Champions, hanno sfidato i tedeschi sia nella fase a gironi, sia in semifinale. Con risultati non troppo brillanti, in verità, ma pur sempre con la massima attenzione tattica. Per la precisione: in quattro incroci, quelli di Madrid hanno vinto soltanto la semifinale di ritorno, per 2-0, un risultato non sufficiente ribaltare, però, il 4-1 rimediato all’andata a Dortmund. Fatale ancora, la Germania, nell’incrocio della prima tornata con il 2-1, mentre al Bernabeu fu pareggio per 2-2. Il Pipita giocò tutte le partite partendo sempre da titolare; Callejon esclusivamente la seconda del girone, tra l’altro dal primo minuto; Albiol mai. Per tutti, però, la voglia di rivincita sarà ai massimi storici: anche perché, nel Napoli, loro sono tra i grandi protagonisti e trascinatori. Niente Cristiano Ronaldo, Benzema e così via.
LA STELLA – Il tris latino e poi Marek. Hamsik. Uno che vivrà la seconda Champions della sua carriera da stella: l’impressione è che sarà impossibile contare gli occhi, i mirini e i riflettori puntati sulla sua cresta, considerando quanto sia cresciuto e quanto sconfinate siano nei suoi confronti l’ammirazione e la stima di tutta Europa. Avrà una fame incredibile, lo slovacco, soprattutto perché il Napoli dovrà aiutarlo quantomeno a mitigare la delusione immensa della rinuncia al Mondiale brasiliano: Slovacchia fuori dalla corsa iridata e Champions a passo del samba. Stimoli a raffica.
FINALMENTE! – Gli stessi che abitano la pelle e il cuore grande di Reina: campione del mondo e d’Europa con la Spagna, sì, ma assente dalla Champions dal 2009-2010. Dall’ultima partecipazione del Liverpool. Avrà una voglia pazzesca. Come Insigne, uno a cui in un anno la vita è cambiata davvero e per intero: dalla serie B con il Pescara, alla serie A con il Napoli, passando per l’Europa League, la Nazionale di Prandelli, il matrimonio e la paternità. La Champions è l’ultimo tassello per completare il percorso. Con il club, sia chiaro: la vista sul Brasile è uno spettacolo da vivere. Esordiente totale anche Mertens, che con Utrecht e Psv ha vissuto l’Europa League – anche da avversario del Napoli – ma che la Champions l’ha sempre vista in tivvù. Proprio come Mesto, in paradiso dopo un’onorata carriera; i sudamericani Zapata e Rafael; Colombo e Radosevic; Britos, pronto dopo l’infortunio che lo mise al tappeto nel 2011-2012; e Armero, due volte a un passo dal sogno con l’Udinese e poi fuori al preliminare.
IL RE – Il resto sono tutti ritorni in pompa magna dopo l’avventura con Mazzarri: da Maggio a Zuniga, passando per Cannavaro, Inler, Dzemaili, Fernandez e Pandev. Il re macedone che con l’Inter di Mou divenne anche re di coppa: la grande scalata e il trionfo nella finale di Madrid 2010 lo consacrano a pieno titolo nell’Olimpo. Un fuoriclasse. Una carta preziosa come poche altre.
Fonte: Il Corriere dello Sport
Articolo modificato 17 Set 2013 - 10:07