L’editoriale di Elio Goka: “Il Napoli lassù non fa giornalismo”

editoriale_elio_goka-300x150Quanta improvvisa sobrietà in mezza tv italiana. Non mi capita spesso di soffermarmi più di due minuti su una trasmissione sportiva. Mi annoiano. Emittenti nazionali, grandi e piccole, pubbliche o private che siano, Sky, Rai, Mediaset oppure quelle emittenti minuscole che cercano di parlare di calcio in quegli studi ancora più minuscoli, allestiti come camere oscure verdi di noia, e non solo di noia, ma verdi davvero, non credo che capiscano gran che. Ancor meno chi vi scrive, per carità.

Non vorrei passare per presuntuoso, ma, ogni volta che mi ci soffermo, noto opinioni di parte, finte obiettività, e numerosi sforzi di contrizione per non dire quello che veramente si vorrebbe dire. Conduttrici che capiscono poco, giornalisti più impegnati a controllare che il nodo alla cravatta sia in ordine, comici che non fanno ridere, atteggiamenti arroganti e volgari, e sempre, ma proprio sempre, le stesse parole, gli stessi pensieri, tutti uguali, prestati alle circolari sottobanco delle grandi società, raccomandate pure nell’opinione. Ne va della propaganda, troppo preziosa per essere scalfita.

Su questo Napoli, tre giornate sono poche, e nemmeno di grandi battaglie – le partite che verranno diranno di più – su questo Napoli, dicevo, passano gli uccelli del malaugurio travestiti da equilibristi della cautela, pure di fronte a qualcosa che una volta tanto sembri che funzioni, e non perché si vincono partite all’ultimo minuto o per chissà quali coincidenze astrali.

Sarò sfortunato, sarà che le coincidenze ce l’hanno con me, ma il “contenuto del televisore” mi lascia quasi sempre perplesso. E non credo sia così scandaloso dirlo. Non facciamo i finti imparziali, si rischia di fare più brutta del vero tifoso. Evitiamo entrambe le cose e cerchiamo di guardare in faccia la realtà.

Sembra che dispiaccia a molti che il Napoli stia lassù, e non lo dico perché voglio introdurre il tema dell’antimeridionalismo – lasciamolo fuori, se vuole restare fuori – ma perché c’è qualcosa che sorprende, che affonda nell’intimo l’intelligence boriosa e facilona dei “raffinati” del pallone italiano, che non perdono occasione per fare i Gianni Brera di turno o gli Arrigo Sacchi in tenuta radical chic. Ricordo di elogi e di mielose sviolinate per molto meno, ma per altre squadre, altre società. Fatte salve le dovute eccezioni, se al posto del Napoli ci fosse stato qualche altra squadra, via alle celebrazioni e ai pronostici da impiegati dell’adulazione.

Per fortuna, vale per me, mi ci soffermo davvero poco, e succede sempre più di rado, su tante, troppe trasmissioni, che si sentono pure format immagine delle tv di qualità. Mi piace tanto l’atteggiamento di Benitez, che sembra il buon fautore del “non ti curar di lor”.

Ma a Napoli, insieme a tante altre, sembra sia in stadio avanzato anche l’apprendimento dell’arte della cautela. Alla maniera di chi ne ha di depositi di grand reserve, di vini buoni e di cavatappi ben nascosti. Pazienza, se si ammette il destino della stagionatura. Altrove però non sembra sia ammissibile.

A proposito dell’ammissibile. La rivista El Mundo ha pubblicato un articolo dedicato a “o’surdato nammurato”. Pare che il celebre giornale lo consideri secondo soltanto al You’ll never walk alone, inno del Liverpool. A pensarci bene, forse lo storico “inno” dei tifosi napoletani avrebbe ragione di poter pretendere il primato. Ma El Mundo avrà agito in buona fede. Benitez saprebbe testimoniarlo. Del resto anche lui l’ha capito, che è arrivato in una città di mare con qualche pena di troppo, ma un raggio di sole in più. C’è soltanto da far diventare il pallone un po’ più quadrato. È questo che fa scandalo, per qualcuno.

Sebastiano Di Paolo, alias Elio Goka

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