È ansioso anche il mare che alita sulla città, un maestrale agitato. Nervosismo d’attesa, da grande vigilia. Come per il ritorno in Coppa Campioni del 22 novembre 2011: Manchester City-Napoli 1-1. Ma non proprio così. Allora prevaleva la sensazione di festa, perché Cavani e Lavezzi riannodavano un filo che riportava a Maradona. Ora, oltre all’attesa, c’è la pretesa. Perché il Napoli da anni bivacca al vertice del campionato e ha consolidato la sua personalità, perché De Laurentiis si è attrezzato per girare «un film internazionale» e le statistiche lo dimostrano.
Quella volta a Manchester solo De Sanctis e Inler vantavano qualche presenza in Champions League, stavolta tutti e undici sanno come si fa, mentre il Borussia Dortmund conta un debuttante: Aubameyang. D’accordo, i tedeschi si presentano con la poderosa esperienza dell’ultima finale di Champions, ma Benitez (83 presenze nella competizione contro le 19 di Klopp) porta in dote un trionfo (come Pandev) e le tre meringhe arrivate dal nobile Real (Albiol, Callejon, Higuain) hanno corazzato la personalità del gruppo. Questo Napoli andrà in giro per l’Europa senza l’impaccio dei debuttanti.
E non solo per ragioni di presenze, anche di modulo. Con una velocità sorprendente, Benitez ha trapiantato la sua idea di possesso e coraggio in una squadra educata ad attendere e ripartire. Ora il Napoli ha più respiro internazionale. Con il 4-2-3-1 si sono sfidati Borussia Dortmund e Bayern Monaco nell’ultima finale di Champions. Con la difesa a 3 di Mazzarri, in questa Champions, giocano solo la Juve e, a volte, l’Olympiacos. Questo non vuol dire sentirsi già pronti per la finale e poter affrontare allegramente il Borussia in campo aperto. I tedeschi lavorano con Klopp da sei anni, hanno meccanismi collaudati che scattano con automatismi istintivi. Il Napoli sta studiando Benitez da pochi mesi e in campionato non ha trovato ancora un vero test di collaudo. Ha giocato a mettere all’angolo un avversario inferiore: Bologna, Chievo, Atalanta. Ha imparato che a forza di tirare colpi, tra un’incursione di Hamsik, un guizzo di Callejon, una spallata di Higuain, prima o poi il gol arriva. Attaccare non sarà mai un problema. Ma non sa ancora se è in grado di fermare un avversario che riparte con qualità e potenza, come fa il Borussia, la miglior squadra d’Europa a trasformare la difesa in offesa.
Hamsik, Higuain e i soliti noti hanno ingombrato la vigilia, ma non conteranno di meno Inler e Behrami. Così come nella favolosa stagione del Borussia, Gundogan (ora infortunato) non è pesato meno di Lewandowski. Anzi, saranno i mediani le pedine più importanti, perché toccherà a loro dare equilibrio e spezzare le terribili ripartenze di Aubameyang, Mkhitariyan e Reus, con la collaborazione degli esterni alti e bassi. Forse Benitez si è portato apposta Behrami nella conferenza stampa di ieri. Non Hamsik o Higuain: Behrami. Come a dire: occhio, non aspettatevi solo luna-park, il San Paolo sarà anche un’arena di lotta dura; dovremo fermarli, prima di attaccarli. È così, perché gli attaccanti di Klopp, che sabato hanno segnato 6 gol in quattro all’Amburgo, caleranno come lanzichenecchi. Il buon Rafa raccomanda: «Adelante, Napoli, con juicio». Perché il rischio di farsi trascinare avanti dall’euforia del San Paolo e ritrovarsi poi infilzati dalle frecce gialle è molto alto.
La prova di equilibrio di questa sera lascerà intuire molto sulle potenzialità della squadra, anche in campionato. È solo il primo passo del girone, ma già determinante per il Napoli. Perché una sconfitta lo costringerebbe ad affrontare con affanno le prossime due trasferte (Londra e Marsiglia). Al contrario, un risultato positivo darebbe morale e spinta. Anche un pareggio, sì. Se la forza del Borussia Dortmund, dominatore della Bundesliga (5 vittorie su 5), dovesse dilagare, il Napoli non dovrà vergognarsi di abbassare il ritmo e trattenere il proprio istinto offensivo. Adelante, Rafa, con juicio.
FONTE: Gazzetta dello Sport