Se una notte di fine estate uno spettatore fosse sceso da Marte e si fosse accomodato su una seggiolina del San Paolo, probabilmente avrebbe pensato di essere tornato indietro di vent’anni e più. Diciamo ai tempi di Diego Armando Maradona, tanto per capirci. Napoli dilagante, entusiasmante, meraviglioso e coraggioso. E se lo stesso spettatore avesse assistito al calcio di punizione di Lorenzo Insigne, un destro telecomandato all’incrocio dei pali, avrebbe dato ragione a quelli che credono di avere finalmente trovato l’eroe cui aggrapparsi per diventare grandi, forti, fortissimi. Insigne non è un fuoriclasse come lo era Maradona, ci mancherebbe altro: per adesso è un progetto di campione, ma le qualità per scalare la classifica dei big non gli mancano. Al debutto in Champions League, mica nella Coppa del Nonno, consegna un compito in classe perfetto: 76 minuti in campo, 69 palloni toccati, 1 tiro in porta, 1 tiro fuori e 1 gol. Chapeau! Il San Paolo, quando Insigne viene richiamato in panchina da Benitez, gli dedica un applauso che assomiglia a un’incoronazione.
Punto di riferimento Lorenzinho si muove da classica ala sinistra, duetta con Hamsik e Higuain, punta l’avversario diretto e al povero Grosskreutz viene il mal di testa, dribbla con personalità e, al momento giusto, posa il pallone sull’erba del San Paolo e dipinge una traiettoria che soltanto i grandissimi possono immaginare. Insigne contribuisce alla costruzione della manovra, effettua 32 passaggi, ne sbaglia soltanto 6, e poi aggiunge al menù 2 lanci, 2 cross, 3 sponde e 2 assist. E’ un costante punto di riferimento per il disimpegno dei compagni e una costante fonte di pericolo per la difesa avversaria. Il Borussia Dortmund patisce tremendamente le accelerazioni di Insigne: a volte Subotic è costretto ad allargarsi per dare una mano al terzino in difficoltà, e così facendo abbandona Hummels a un rischioso uno contro uno con Higuain. Lorenzinho, insomma, è utile e non poco.
Pochi duetti Se si pensa che dall’altra parte, proprio nel ruolo di ala sinistra, si muove un certo Reus, giustamente considerato uno dei migliori talenti d’Europa, beh allora si può concludere che l’Italia non è messa male in fatto di gioventù unita al talento. Insigne vince alla grande la sfida con Reus. Il tedesco tocca soltanto 38 palloni, mostra di avere grande tecnica e micidiale accelerazione, però Maggio lo stoppa sempre con puntualità. Sono 4 i tiri verso la porta del Napoli e soltanto 11 i passaggi: segno che Reus è poco coinvolto dalla squadra. I meccanismi del Borussia Dortmund, anche per colpa dell’espulsione del portiere, saltano nel primo tempo e Reus non ha modo di rimettere la squadra sui binari: il suo contributo, a parte i tiri, si limita a 4 cross e 3 assist. Bottino magro, cui per la verità bisogna aggiungere il traversone sul quale Zuniga interviene in modo maldestro e fa autogol. Ciò che manca ai tedeschi sono i duetti tra Reus e Lewandowski: poche volte si cercano e poche volte si trovano. Al contrario Higuain e Insigne dialogano che è un piacere, e alla lunga fanno la differenza. Per la felicità del Napoli, e anche di Prandelli che uno come Insigne lo aspettava da una vita…
Fonte: La Gazzetta dello Sport