Che la società di De Laurentiis vanti uno tra i migliori staff medici d’Europa non è un segreto, bensì una consolidata e comprovata realtà che si ripete da svariati anni, supportata dai dati che certificano l’esiguo numero di infortuni nei quali i componenti della rosa azzurra si sono imbattuti.
Eppure, anche sotto quest’aspetto il Club partenopeo ha voluto e saputo migliorarsi, consolidando ad arte il proprio team.
Infatti, con l’avvento di Benitez, all’ombra del Vesuvio, non sono sbarcati solo calciatori di portata internazionale, ma anche professionisti della prevenzione e del benessere, affermati e competenti, ai quali spetta il compito di conferire il massimo lustro ai muscoli degli azzurri.
Paco de Miguel, in tal senso, è la figura che incarna e rispecchia “l’innovazione motoria” insediatasi in casa Napoli: quotatissimo preparatore atletico, fedele uomo di fiducia di Benitez, un “professionista della tenuta atletica”, sbarcato tra i mortali per predicare un tanto innovativo quanto criticato verbo.
Il suo lavoro si basa, infatti, su un oculato studio del modello fisiologico del calciatore, cioè sul tipo di sforzo peculiare del calcio e sui relativi meccanismi di produzione di energia.
Ciò lo porta a considerare in maniera centrale il concetto di “resistenza” del calciatore, pertanto, il suo credo si ancora sui meccanismi aerobici, predominanti per il 90% dell’attività calcistica, e quelli anaerobici, fondamentali per la capacità di sprint del singolo calciatore.
Secondo la suddetta inedita corrente ideologica, quindi, non è necessario solo tenere conto della performance corale, ma pure delle singole capacità di ogni giocatore, costantemente monitorate, con l’intento di perseguire, attraverso un lavoro mirato, una crescita muscolare specifica per ogni atleta, mantenendo, inoltre, viva e vigile l’attenzione sulla prevenzione degli infortuni, pratica già ampiamente adottata dal Napoli, così come lo stesso Dottor De Nicola ha, in più circostanze, spiegato, avvalendosi di test di screening e dell’ausilio di strumenti diagnostici all’avanguardia.
Approccio innovativo e in netta controtendenza rispetto alle “solite e consuete” metodiche che appassionati ed addetti ai lavori sono avvezzi a rilevare sui campi di gioco, sia in fase di ritiro pre-campionato sia per quanto attiene la gestione delle sedute di allenamento nell’arco dell’intera stagione.
Per intenderci, in sede di ritiro pre-campionato, noi italiani siamo abituati a vedere i calciatori ridursi alla stregua delle loro forze, come il buon, vecchio “maestro Zeman” insegnava, predicando allenamenti a base di onerosi carichi di lavoro, pertanto, quando l’equipe di Benitez iniziò ad inscenare i primi atti della preparazione atletica pre-campionato a Dimaro, non furono in pochi ad interrogarsi riguardo l’efficacia che quella tipologia di lavoro avrebbe sortito.
Ed è quanto accadde anche qualche anno prima, allorquando l’allenatore spagnolo giunse nella Milano nerazzurra, per perorare la causa dell’Inter di patron Moratti.
In quella circostanza, forse, con ancor più vibrante ed estrema repellenza per quelle metodiche “diverse” e, pertanto, grossolanamente etichettate come “erronee”, l’operato di Benitez e del suo staff fu aspramente criticato.
Quell’operato, in realtà, si ancora su una pianificazione annuale ed individuale che, quindi, abbraccia la stagione calcistica in toto e si estrinseca nella pratica di test atletici, tecnici e tattici individuali, dai quali si rilevano parametri su ogni calciatore in rosa, dopodiché, l’allenatore ed il suo fedele e fidato collaboratore, programmano la stagione calcistica in ogni dettaglio, elaborando i cicli di allenamento.
Nel Napoli di Mazzarri, questi ultimi, erano mensili, mentre, nel Napoli di Benitez sono diventati bi-settimanali, pertanto, tale metodica può definirsi una sorta di “preparazione atletica che si protrae all’infinito”, con l’intento prioritario di far rendere al meglio la squadra per un lungo arco di tempo, in ogni competizione, alternando lavori su blocchi (aerobico e anaerobico) e periodi di carico con quelli di scarico atletico per tenere la squadra nelle massima brillantezza possibile, soprattutto tenendo in considerazione la massiccia consistenza di partite che la stessa è chiamata a sostenere.
Quindi, appare potenzialmente difficile ed improbabile che i calciatori azzurri, nel corso della stagione calcistica, possano imbattersi in cali della tenuta atletica, in particolar modo se si considera un altro tutt’altro che trascurabile aspetto: l’esperienza maturata conseguenzialmente alla gestione di squadre impegnate su più versanti, ha consentito a Benitez ed al suo team di comprendere l’importanza di tenere conto della flessione delle prestazioni conseguenziale alla partecipazione alle coppe.
Il turnover, materia nella quale Paco de Miguel è più che ferrato, viene praticato dal “team degli alieni al seguito di Rafa” in maniera lineare e parsimoniosa, con il prioritario intento di limitare il numero degli infortuni, oltre che per prevenire proprio i cali di prestazione.
Attraverso la monitorizzazione di ogni singolo calciatore, rilevando i chilometri percorsi in partite ravvicinate, dall’accorto team azzurro, viene stillata una tabella mirata per ciascun elemento della rosa, così da gestirne il turnover in modo da poter contare sempre sul massimo rendimento auspicabile. Infine, il turn over funge anche da input motivazionale, favorendo il mantenimento di una grossa competitività all’interno della rosa.
Insomma, forse, piuttosto che contestarli, questi “alieni della tenuta atletica”, sarebbe il caso di iniziare a guardarli con un occhio critico più propositivo e genuino, così da estrapolare dal loro operato quelle nozioni che possono migliorare la qualità del gioco del calcio, nonché le prestazioni dei suoi stessi interpreti.
Tuttavia, che ciò non avvenga, è un potenziale vantaggio per il Napoli, destinato, così, a rimanere l’unico beneficiario del loro assennato lavoro.
Luciana Esposito
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