Come Diego Era dal 1989 che non batteva una squadra tedesca: quell’anno, piegando lo Stoccarda in finale, il Napoli di Maradona sollevò la Coppa Uefa. Ieri ha segnato un altro argentino, l’ottimo Higuain, e ha raddoppiato Insigne con una maradonata su punizione. Tutto rimanda a Diego. Il Borussia, uno squadrone, doveva spiegare quanto fosse attendibile la forza del Napoli capolista in serie A. Sì, è roba vera. Perché non ci sono solo stelle, c’è soprattutto una squadra organizzata ed equilibrata, fondata sulla concretezza e la saggezza tattica delle due guardie svizzere, Behrami ed Inler, davanti alla difesa. Anche il primo posto in classifica da ieri vale di più.
Bene le fasce Benitez preferisce due esordienti in Champions, Insigne e Britos, a Pandev e Cannavaro. Ed è proprio Britos ad accendere le prime palpitazioni con un palla persa. Impossibile non tremare nella appassionata cornice del San Paolo, davanti ai vicecampioni d’Europa. Il Napoli impiega dieci minuti a spazzolarsi via l’emozione. La preoccupazione di perdere altri palloni davanti al pressing costante degli attaccanti tedeschi induce a qualche lancio lungo di troppo, che non è il vangelo di Benitez, ma del suo predecessore. Col tempo però il Napoli guadagna e coraggio, imponendosi la pazienza del palleggio, che Maggio e Zuniga sostengono bene proponendosi sempre. Altrettanto preziosi i ripiegamenti e le sponde di Callejon e Insigne.
Ciao, Klopp Il destro a giro di Insigne che muore a lato del secondo palo è il segnale: il Napoli ora è in partita con il cuore forte. E con un ottimo equilibrio. Il Borussia mette pericolosamente Lewandowski davanti a Reina, ma si è trattato di un’imbucata a difesa schierata. I tedeschi non riescono mai a spendere la pericolosità delle loro ripartenze letali, perché la transizione di Benitez è perfetta: Behrami e Inler tagliano le linee di rifornimento, i ripiegamenti di Callejon e Insigne consentono sempre di allineare due trincee compatte. Il Napoli attacca con la tranquillità dei forti, senza sbilanciarsi e trova il vantaggio: è Zuniga a scodellare da sinistra ed è Higuain a metterci la fronte a centro area. Klopp sbraita perché a Subotic non sarebbe stato concesso il tempo di rientrare dopo una medicazione e si becca il rosso.
Perla Insigne Molto più dolorosa per il Borussia l’espulsione al 46’ del portiere Weidenfeller che si sacrifica smanacciando fuori dall’area un tocco dell’indiavolato Higuain. Esce Blaszczykowski, che Klopp, con significativa e rispettosa prudenza, aveva preferito al più offensivo Aubameyang. L’ex milanista entra in coda al tempo, al posto dell’infortunato Hummels. Arretra Sahin. È così, in forma di 4-4-1 che il Borussia prova a risalire, trascinato dalla velocità di Aubameyang. Ma il Napoli è solido, tranquillo, governato dalle sue rocciose guardie svizzere più che da capitan Hamsik, in ombra. Poi arriva la splendida maradonata di Insigne a spezzare le ali delle api di Klopp. La traversa di Aubameyang sembra solo il pungiglione della disperazione, ma nella letteratura del calcio non si ricordano tedeschi che si arrendono. Il Napoli sbaglia ad arretrate, invece di gestire la palla come gli consentirebbe l’uomo in più. Lo sfortunato autogol di Zuniga è una colata di ghiaccio sulla schiena del San Paolo. Reina incrocia da campione una punizione di Reus, Britos redime una partita incerta con l’ultima provvidenziale chiusura in acrobazia. La paura degli ultimi minuti rende ancora più godibile il fischio finale di Proença. Il Napoli ha battuto i vicecampioni d’Europa del Borussia Dortmund, come non è riuscito in questa stagione ai campioni del Bayern.
In una notte magica annullato lo spread. Oggi è San Gennaro. Arriva secondo, dopo l’umanissimo miracolo di una splendida squadra di buone idee e bona volontà.
Fonte: La Gazzetta dello Sport
Articolo modificato 19 Set 2013 - 08:53