I tre punti che separano il gruppo delle prime 5, in doppia cifra, dal resto della serie A assomiglia tanto al fossato di un castello. Dentro: Roma, Napoli, Inter, Fiorentina e Juventus che sognano in grande. Fuori il resto del borgo del campionato.
Cinque regine E’ la fotografia della situazione attuale, s’intende. Assurdo abbozzare verdetti o sentenze a 34 giornate dal termine. Squadre attrezzate come Lazio o Milan faranno ancora in tempo a imbucare il ponte levatoio, ma quel fossato già largo 3 punti è significativo e promette una spaccatura netta tra il campionato delle grandi e quello degli altri. Altra promessa di queste prime partite: le cinque regine hanno mostrato valori importanti che autorizzano a puntare sulla loro durata. A unirle è un filo rosso importante: l’incidenza dell’allenatore. A cominciare dalla coppia di vertice del torneo, che rilancia la sfida del CentroSud alla scudettocrazia del Nord. Rafa Benitez, con la sua faccia paciosa, ha ribaltalo il Napoli negli uomini e nell’anima, dandogli un nuovo spirito e un nuovo gioco. Rudi Garcia, con lo sguardo severo di uno sceriffo, ha dettato nuove regole al saloon di Trigoria e rianimato l’orgoglio Roma. Walter Mazzarri ha fatto lo stesso all’Inter, ricostruendo da zero. La Juve continua a essere il riflesso di Antonio Conte. La Fiorentina è una pittura su tela, è l’opera di Vincenzo Montella. Bravissimi Higuain, Totti, Alvarez, Tevez e Pepito Rossi. Ma non c’è giocatore delle 5 regine che superi i meriti del proprio allenatore.A bottega E’ una delle notizie più interessanti di questo avvio di stagione: è stato rivalutato un mestiere che richiede esperienza e conoscenze maturate nel tempo. Si era diffuso un pericoloso sospetto: che in panchina potesse andarci chiunque. Il presidente del Cesena ci mise il fratello. Poi la moda del baby-tecnico, che costa poco e che, grazie a frettolose deroghe federali, si ritrova ad allenare coetanei. Gli allenatori al comando ricordano che il mestiere del mister vale quello di un artigiano di bottega. Richiede un necessario tirocinio di esperienza e un ricco bagaglio di conoscenze raccolte sul campo. Montella sembra un’eccezione. In realtà, dopo la promozione lampo alla Roma, ha studiato nel laboratorio di Catania e poi a Firenze. Abbiamo regalato all’Europa i nostri allenatori migliori: Capello, Ancelotti, Spalletti, Mancini, Ranieri… La sensazione è che il vuoto sia stato riempito e che la corsa scudetto che si annuncia affollata ed entusiasmante, lo sarà anche grazie a mister sapienti.
PUNTI DI FORZA NAPOLI La nuova mentalità offensiva educata con sorprendente velocità da Benitez ha dato al Napoli nuova personalità e nuovo coraggio. L’atteggiamento spavaldo contro Borussia Dortmund e Milan sono il manifesto del nuovo corso. Si vede che la squadra si diverte e si sente più forte a interpretare un copione più ambizioso. I campioni arrivati in estate, a cominciare dal trascinante Higuain, hanno introdotto nuova consapevolezza. Il ventaglio delle combinazioni offensive è ampio e tecnicamente spettacolare. Insigne, che ha trovato fiducia, può consacrarsi. Behrami, per efficacia, e sapienza tattica, è il Vidal di Benitez, con qualche gol in meno. Con allenamenti stimolanti, riposi a sorpresa e una presenza non stressante in panchina, Benitez ha trasmesso una serenità che potrebbe essere la carta in più in un cammino lungo e logorante. L’entusiasmo di una piazza che rivive emozioni antiche è un propellente unico.ZONE D’OMBRA NAPOLI Col Chievo, il Napoli sembrò un gigante dai piedi di argilla: ottimo davanti, impacciato dietro. La difesa è migliorata, ma resta il reparto più perfettibile. Britos e Albiol sono più a loro agio quando devono aggredire la palla che quando devono giocarla. Un ex fido soldato di Rafa, come Mascherano, avrebbe fatto comodo: al centro della difesa per agevolare l’impostazione e come ricambio in mediana dove, di fatto, c’è la sola alternativa di Dzemaili. Behrami e Inler sono chiamati a un lavoro dispendioso e sono a rischio di falli tattici e cartellini per rimediare gli sbilanciamenti. Il mercato di gennaio dovrà rifinire l’organico con un paio di nomi importanti tra difesa e mediana. Altro margine di crescita: gestire meglio il vantaggio e chiudere partite in pugno per evitare i finali affannati con Borussia e Milan.
Fonte: La Gazzetta dello Sport
Articolo modificato 24 Set 2013 - 10:29