Grigiore Un’occasione sprecata. Una frenata inattesa. Il Napoli di Rafa Benitez, eguagliata già la striscia magica di Pesaola, 4 vittorie di fila nell’ annata 1966-67, sognava il primo posto in beata solitudine, datato l’ultima volta 29 aprile 1990, il giorno del secondo scudetto, e la quinta vittoria su 5 gare, con cui battere l’altro record di 26 anni fa di Ottavio Bianchi della stagione 1987-88, conclusa con il 2° posto dietro al Milan. Ma la squadra del tecnico spagnolo si è ritrovata di fronte fin dal 1’ il volto minaccioso di Eusebio Di Francesco, deciso a uscir fuori dal tunnel dei 7 gol subìti ad opera dell’Inter e ad allontanare le ombre di Di Carlo, Cosmi e Pea, che si erano allungate minacciose sulla sua panchina. E alla fine, al tirar delle somme, i principali pericoli li hanno procurati proprio gli ospiti, sospinti soprattutto da Kurtic e Zaza.
Certezza Ed ecco che nel momento di maggiore difficoltà, quando il Sassuolo è ripartito in contropiede, le manone di Reina hanno tenuto in piedi il Napoli: di piede su Laribi, con un colpo di reni su Kurtic, in presa su tutti quei palloni avvelenati che gli ospiti sono riusciti a far spiovere in mezzo, c’era lui: il portiere del Napoli. Che, se avesse potuto, si sarebbe pure aggiunto ai compagni in uno di quegli assalti finali con cui Insigne e compagni speravano di far saltare il banco del Sassuolo. Invano. Con la delusione ovvia dei tifosi azzurri, pronti ad esultare ad ogni iniziativa dei propri beniamini.
Fonte: La Gazzetta dello Sport
Articolo modificato 26 Set 2013 - 09:06