LA STORIA – Fecero gol Briaschi e Faccenda per il Genoa e Criscimanni e Gaetanino Musella per il Napoli e furono abbracci e baci in campo e fuori, quel giorno. E tra i tifosi nacque spontaneo un giuramento d’amicizia che il tempo ha rafforzato. Già, perché nel 2007 i tifosi azzurri e quelli rossoblù intorno alla fontana di bronzo di piazza De Ferrari cantarono e ballarono assieme per il ritorno in A. Una festa che sabato ritorna, dunque. Soprattutto, un appuntamento che restituisce protagonismo ad uno dei valori fondamentali dello sport, negando finalmente l’equazione che il raduno di due folle diverse di tifosi è sempre uguale all’irrazionalità più distruttiva. Non è vero. Genoa e Napoli dimostrano il contrario. E cioè, che anche il bistrattato tifo del pallone può portare in sé forze innovatrici e promotrici di mutamenti positivi. Buoni esempi, insomma. Buoni esempi di un calcio vissuto senza barriere ideologiche pur senza il venir meno, mai, dei principi di identità e senso d’appartenenza ad una maglia e ad un colore.
FESTA – Tutti assieme appassionatamente allo stadio genovese, dunque, sabato pomeriggio. Un felice intreccio di sciarpe e di bandiere, così come felice fu quello vissuto nelle strade di Napoli nel giorno dell’ancora fresca, suggestiva e vincente sfida col Borussia. E infatti non è escluso che il tifo azzurro si gemelli presto anche con quello tedesco giallo e nero. E sarebbe il primo gemellaggio con un tifo al di là dei confini nazionali. Esperienza che il Genoa, invece, già vive con soddisfazione da quando ha stretto vincoli di fraternità con i cuori matti della Bambonera. Con i tifosi del Boca Juniors, insomma, E non poteva che essere così, visto che quel quartiere colorato della capitale d’Argentina fu tirato su da italiani in gran parte salpati proprio dal porto genovese. Certo, un gemellaggio non è un porto, ma può essere ugualmente un punto di partenza verso terre di tolleranza e di reciproco rispetto. E non è poco, no?
Fonte: Il Corriere dello Sport
Articolo modificato 26 Set 2013 - 10:15