Questa volta il turn-over non funziona. Il Napoli va a sbattere contro un Sassuolo molto diverso da quello visto nelle prime gare di campionato e la botta avrebbe potuto essere più dolorosa se gli emiliani avessero capitalizzato al meglio le tante situazioni di superiorità numerica create ripartendo in velocità.
Di Francesco cambia non solo il modulo proponendo il dilagante (in Italia) 3-5-2 ma, soprattutto, l’atteggiamento tattico, ripiegamento e ripartenza, al posto di accorciamento e pressing ultraoffensivo. La linea difensiva, spesso a 5, garantisce copertura sulle fasce e raddoppi centrali. Magnanelli medotista di rottura e impostazione, interni di corsa (Laribi e Kurtic), attaccanti attivi anche nella fase di non possesso. Con questo nuovo assetto, più logico e adatto alla categoria, il Sassuolo mette in mostra il proprio valore e alcune individualità. Benitez deve fare tesoro della prestazione dei suoi: ci sono almeno 10 situazioni di difficoltà di Cannavaro e Fernandez nei duelli individuali con Zaza e Berardi. Un disagio manifesto che ha tolto sicurezza alla squadra, in soggezione ogni qualvolta gli ospiti attaccano la profondità.
Ma il Napoli fa fatica anche a contenere Kurtic, un giocatore che oltre ad essere dotato tecnicamente e fisicamente ha anche buon senso tattico. Mesto ne subisce la duttilità tattica non trovando quasi mai la posizione giusta per tamponarne le iniziative. Anticipi sbagliati, contrasti e duelli aerei persi, coperture tardive. È chiaro che quella linea difensiva con esterni che chiudono a fatica le diagonali e centrali che non hanno il passo per contrastare avversari veloci non andrà più riproposta in futuro. Ma non sarebbe giusto buttare la croce solo addosso ai difensori. Dove erano Inler e Dzemaili ogni volta che il Sassuolo trasformava l’azione da difensiva in offensiva? Mai un pressing alto, mai un intercettazione sulla linea di passaggio, mai un ripiegamento coi tempi giusti. I due mediani svizzeri non sono compatibili. Sono sempre piatti, non si danno mai la copertura reciproca, hanno lo stesso passo e tendono a perdere l’uomo alle loro spalle.
Da questa gara emerge chiara una verità, oltre ad Higuain e Hamsik ci sono altri due giocatori insostituibili: Albiol e Behrami. In difesa serve un giocatore che sappia giocare di reparto (come Albiol e Britos), un difensore tattico ma rapido, che sappia anche impostare l’azione. Infine: Benitez vuole Hamsik vicino ad Higuain per scambi stretti e arrivare con frequenza al tiro. Non sono convinto che questa sia la sua collocazione ideale. Nelle ultime 3 gare ha toccato la metà dei palloni rispetto ai suoi standard, non aiuta Higuain e non tira neanche in porta. C’è stata un’azione emblematica al 23′ st. El Pipita controlla bene il pallone, poi si gira seminando Antei e cerca, con un preciso passaggio filtrante, Hamsik che sopraggiungeva di fianco. La palla è invitante ma lo slovacco non ha lo scatto nel breve che servirebbe per cogliere l’attimo. I difensori fanno in tempo a chiuderne il corridoio.
Penso che Mazzarri ne sfruttava meglio le caratteristiche facendolo partire da dietro, lasciandolo libero di cercarsi lo spazio, dandogli anche dei compiti difensivi che ne tenevano alta la concentrazione per tutta la partita. A me piace definire Hamsik il “mago degli angoli di gioco” perchè svariando da destra a sinistra sulla trequarti avversaria è in grado di trovare sempre il cono di luce per suggerire il passaggio al portatore di palla. Meglio far entrare dentro al campo Insigne, ad esempio, più abile nel dialogo stretto e tornare ad allargare il raggio d’azione di Hamsik. Anche questo penso sia un punto su cui Benitez dovrà riflettere nel futuro prossimo.
FONTE: Il Mattino