Les jeux son faits: ma la palla che rotola su Genoa-Napoli è un’altra e prima del rien ne va plus, bisognerà ricominciare. L’erba di Marassi è sempre stata più verde, un giardino fiorito con quadrifogli colti al volo: e l’Hamsik che si scalda, per lasciarsi alle spalle quelle quattro gare in bianco, sa bene di ritrovarsi nel posto giusto proprio quando è il momento giusto. «Bisogna rialzare la testa, non intendiamo tornare a casa a mani vuote». AAA cercasi Hamsik disperatamente, la cresta che fende l’area (di rigore) e fa due doppiette in due gare, la mezzala che toglie il respiro alle difese altrui, le taglia in due. Il buio oltre quel siparietto tra Bologna e Chievo, la partenza a razzo d’un fenomeno così paranormale da stordire chiunque, persino se stesso: quattro reti in centottanta minuti, ma chi avrebbe mai potuto spingersi a tanto!
La classe non è acqua, però l’acido lattico s’avverte e dopo averle giocate praticamente tutte, ed essere andato pure in giro con la Nazionale, e dopo aver sommato chilometri su chilometri, ed aver dovuto inventarsi una “nuova” vita alle spalle di Higuain e quasi al suo fianco, inevitabile avvertirne il peso e pagarne un prezzo elevato: non solo niente reti, ma soprattutto qualche disagio fisico e un appannamento che si nota a occhio nudo, perché non c’è Napoli senza Hamsik. «Contro il Sassuolo non abbiamo giocato bene, ma può succedere. E a noi è dispiaciuto soprattutto per i nostri tifosi».
Però ora c’è Marassi, c’è uno stadio per amico, c’è una terra fertilissima, c’è un avversario che rientra le vittime eccellenti della sua carriera partenopea: give me fîve e Hamsik se l’è dato da solo, cinque volte bomber e quattro vittorie sul Genoa, in un festival cominciato nel 2009 (con Donadoni in panchina), per l’effimero vantaggio e poi santificato attraverso prestazioni sontuose o però di spessore e comunque significative. L’Hamsik del passato è un poster ricco di date significative, ma soprattutto concentrato in quell‘1-0 al San Paolo nel 2010-2011, la ciabattata per scacciare via le paure e opzionare la qualificazione in Champions.
Ed era già successo all‘andata, in quella stagione (ma guarda un po’) proprio al Ferraris: 0-1. L’importante però è esagerare e, stagione 2012-2013, non avendo ancora segnato al Genoa, il principe azzurro utilizza il 6-1 al San Paolo che costa la panchina a Malesani. Ma c’è sempre dell’altro, oltre le porte d’uno stadio nel quale Hamsik si sente protagonista o lo diventa: finisce 2-4, un anno fa, e dopo una gran paura; e poi dopo essere stati sotto due volte: e dopo averla risistemata con il solito Hamsik, che segna la sua quinta rete.
Le coincidenze sono le cicatrici del destino, direbbe Zafon: càpita Marassi e sembra l’occasione propizia per ritrovare Hamsik, momentameamente (umanamente) eclissatosi e però pronto a ripartire, perché quando il gioco si fa duro il talento puro si mette a giocare. I giochi non sono per niente fatti, però c’è il Genoa che aspetta: il rosso o il blu?
FONTE: Corriere dello Sport
Articolo modificato 28 Set 2013 - 09:48