Hamsik e la sua strana metamorfosi: da oro colato a capitano invisibile

marek_hamsik2Era partito alla grande Marek Hamsik. 4 gol in 2 partite e quella consapevolezza di esser finalmente maturo da poter portare sulle spalle il grande peso firmato Napoli e trascinarlo in vetta sia in Italia che in Europa. Parole d’ amore verso la città e un’unione “anima e corpo” con la squadra e con il nuovo metodo Benitez. Addio alla vecchia tradizione mazzariana, basata essenzialmente su occhi bassi, poche parole e tanta scaramanzia, e un benvenuto alla visione e alle aspettative del tecnico spagnolo. Le sue parole: “Non vogliamo più nasconderci, lottiamo per lo Scudetto” hanno fatto non poco piacere ai tifosi azzurri ma soprattutto hanno dato l’idea all’intero ambiente partenopeo di essere consapevole della propria forza e di poter lottare per grandi traguardi.

PARTENZA DA SOGNO – E allora Marek sin dall’inizio ha trascinato il Napoli. Doppietta da favola al Bologna, nella prima di campionato, con una magia da urlo in area piccola e un destro potentissimo da fuori area, tanto forte quanto l’amore di Napoli per lui. Capitano in assenza di Paolo Cannavaro, lo slovacco ha guidato il Napoli in vetta anche sette giorni dopo, in quel di Verona, prima con un destro di rara bellezza dai 23 metri, poi con una volèe da “game, set, match” in favore degli uomini di Rafa. 4 gol, capocannoniere in solitaria e la voglia di poter sfondare il muro delle 15 realizzazioni, come da lui stesso affermato, grazie alla nuova posizione in campo e ad un gioco corale che ne fa dello slovacco il leader non solo per mentalità, ma anche per valori tecnico – tattici della nuova banda azzurra.

TUTTO GIA’ SVANITO? – Arrivano le nazionali e la batosta della sua Slovacchia con la Bosnia costa a Marekiaro sia la qualificazione al prossimo Mondiale, sia uno sforzo fisico considerevole. Al rientro in campionato contro l’Atalanta, seppur partendo dalla panchina, è decisivo nello sbloccare il match, servendo, involontariamente, Higuain che apre le danze nel 2-0 finale, ma i suoi movimenti senza palla dimostrano quanto sia fondamentale il numero 17 partenopeo nell’economia della squadra. Ma da allora, della cresta azzurra, non si hanno più tracce. Una prestazione opaca contro il Milan, bloccato nella morsa dei mediani rossoneri, e una brutta prestazione con il Sassuolo, dove palesa una prestazione fisica precaria. Benitez opta per il riposo nella vittoriosa trasferta di Genova ma neanche quello sembra aver giovato. Ieri all’Emirates non è stato mai capace di trovare la posizione ideale, la giocata giusta per accendere la luce. Mai in partita e soprattutto nascosto e divorato dalla voracità dei “gunners” proprio quando la sua verve da capitano doveva uscire alla ribalta. Troppi tocchi sbagliati, poca incisività e mai un’invenzione geniale, nemmeno l’idea di spostarlo più indietro per farlo entrare di più nel vivo del gioco è servita. Sarà un semplice momento “no” o qualcosa non va? Lo scopriremo, con la speranza che già dal Livorno l’oro colato azzurro possa continuare ad abbagliare la Serie A a suon di gol.

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