Oggi, in casa Napoli, si è celebrata decisamente “la domenica dei ritorni, delle conferme e delle riconferme”.
Lo è stata fin dall’incipit: dalla designazione del giorno e dell’ora che hanno, così, consentito ai partenopei di ritrovare l’appuntamento più consueto e primordiale del calcio con la domenica alle 15.
Dopo che i tifosi sono stati costretti a ridimensionare abitudini e stile di vita per lasciar collimare le gare degli azzurri con gli usuali appuntamenti che scandiscono la routine settimanale, quest’oggi hanno potuto nuovamente tirare fuori dall’armadio sciarpa e speranze in contemporanea con la pratica dell’antico rito della “diffusione domestica degli odori peculiari della domenica”.
E’ così ritornata la domenica del pranzo consumato fugacemente, per disfarsi dei piatti e lasciare spazio alle emozioni legate alla scesa in campo dei propri beniamini, i quali sono ritornati, inoltre, ad indossare “la classica” maglia del Napoli, quella “semplicemente” azzurra e, per un popolo scaramantico come questo, è un aspetto tutt’altro che trascurabile.
E’ stata la domenica del ritorno alla vittoria tra le mura amiche del San Paolo, dopo la sciagurata prestazione interna contro il Sassuolo ed, anche e soprattutto, dopo la lezione inferta dall‘Arsenal in Champions.
E’ stata la gara nella quale il Napoli ha suonato una sontuosa melodia, composta dagli assoli di taluni uomini-cardine: l’ennesimo sussulto di Pandev, il rinvenuto spietato missile da fuori area del “re leone” Gokhan Inler, il dilaniante tocco di sopraffina eleganza del “jolly” tuttofare Callejon ed, infine, la cresta di capitan Hamsik che ritorna a tuonare gol ed orgoglio.
Per altri versi, invece, è stata la partita delle conferme e delle riconferme.
Seppure contro un avversario, sulla carta, alla portata degli azzurri, come il Livorno, il primo, importante aspetto da rilevare è insito proprio nella mentalità della squadra che esterna di aver saputo fare tesoro della lezione di calcio e di vita impartita dal Sassuolo, archiviando la “pratica Livorno” quanto prima, senza perseverare in fronzoli né virtuosismi, ma badando alla sostanza, senza svilire, però, quell’identità che partita dopo partita, le mani di Benitez,abilmente, stanno imprimendo al gioco ed all’anima della sua squadra.
Quella di oggi è una partita che conferma, inoltre, l’imprescindibile indispensabilità di Valon Behrami e riconferma il duo svizzero come “coppia d’acciaio” del centrocampo azzurro, ma è anche la riprova del fatto che gli innesti estivi non sono da considerarsi “ripieghi”, piuttosto degli elementi validi e preziosi, capaci, senza dubbio, di poter fornire il proprio supporto alla causa azzurra.
A questi ultimi, tuttavia, hanno replicato con una convincente prestazione anche coloro che, negli anni antecedenti, dimoravano nell’incerto limbo dei “senza infamia e senza lode”, dimostrando di essere in grado, a loro volta, di poter dire la loro e di avere, alle stessa maniera, qualcosa da dare.
Pertanto è una partita dalla quale emergono tutti come “promossi”, come puntualmente accade tutte le volte che si vince.
Non è il caso di esaltarsi, così come l’estremo disfattismo sfoggiato al cospetto delle mancate vittorie, non era l’atteggiamento più consono da adottare.
Come sovente accade, la verità e l’equità sono nel mezzo: dispensare fiducia nei mezzi di questa squadra e nell’operato degli addetti ai lavori che la compongono, appare la posizione più logica e sensata da assumere.
Tuttavia, la più grande, ma tutt’altro che banale e scontata riconferma, oggi, è giunta dal pubblico del San Paolo: striscioni sprezzanti lungimirante ironia, cori e supporto incessanti per la squadra, anche in quegli scampoli di gara, nell’ambito dei quali, apparentemente, poco o nulla c’era da chiedere, al cospetto di un risultato ipotecato e di calciatori che palesavano di essere ben addentrati e concentrati sulle evoluzioni delle dinamiche di gioco.
Invece no, a Napoli “stranamente” si canta sempre.
Questo ha consentito all’intera Italia calcistica di comprendere che a Napoli, per i napoletani, quando gioca il Napoli, è festa.
Quel passionale tripudio di incondizionato amore, inscenato, oggi più che mai, con indomita ed accorata partecipazione, ha sbigottito ed affascinato, ma soprattutto confermato, ribadito e sottolineato che, sotto quest’aspetto, non vi è spazio per i dubbi: Napoli è una piazza unica al mondo.
Luciana Esposito
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