Ai piedi di Re Goran. Il sinistro fatato, il prestigiatore del pallone: ora c’è, ora non più. Non lo perde mai, lui, e un istante dopo è in fondo alla porta. Numeri, che numeri: tre gol in due partite, l’ultimo a coronamento di uno splendido contropiede diretto dalla bacchetta di Mertens, e giocate d’alta scuola. Micidiale. Con la media identica a quella di Higuain, nella posizione del Pipita, non certo la sua prediletta, in campionato. Di necessità, virtù.
IL CAMALEONTE – E allora, la gioia di Pandev. Uno che di parole non ne mette in fila molte davanti a microfoni, taccuini e telecamere, però di certo è il fuoriclasse del Napoli. Sì, la qualità è indiscutibile, come lo spirito di adattamento: ama girare a ridosso della punta, e tutto sommato i due gioielli di Marassi con il Genoa, alle spalle della boa-Zapata, hanno confermato quanto pericolosa sia la sua arma; senza Higuain, però, e con gli uomini contati,Rafa lo ha dovuto schierare più avanti, modello riferimento, ma i risultati sono stati ottimi. Individuali e collettivi, in barba alle critiche piovute a raffica dopo la sconfitta di Londra con l’Arsenal.
MEDIA PIPITA – Si allunga anche il carnet personale del re macedone: tre gol in due partite e in sette giornate, proprio come Higuain. Una bella media, contando anche due assist e una serie di giocate ottime, più che buone. Una vittoria confezionata e impacchettata dopo una settimana niente male: tre passerelle in otto giorni, con quattro voli in poche ore. Da Genova a Napoli, passando per Londra. La Roma non ha le coppe, gli azzurri hanno la Champions: un prestigioso handicap, diciamo così. Pandev fa spallucce alla sua maniera: «Abbiamo tanti impegni, tante partite da giocare e non è semplice viaggiare a certi ritmi, però non è un problema: conta soltanto che siamo riusciti a battere il Livorno, proprio come volevamo. Con tutti noi stessi ». Uomo squadra. Leader.
DENTRO E FUORI – E come tale commenta le scelte di Rafa: dal turnover, obbligato da quella serie di impegni ravvicinati che lui stesso menziona, alla posizione. «Non c’è problema, decide l’allenatore. Su tutto: ribadisco, sia in merito al mio ruolo, sia alla rotazione. Io gioco per la squadra. E poi cambiare è una cosa normale, soprattutto con tante partite da affrontare» . L’importante è prendere sempre bene la mira. E ora la Nazionale: Pandev, capitano della Macedonia, onorerà gli ultimi due, ininfluenti impegni con la Macedonia, già fuori dal gruppo delle qualificate e delle aspiranti al Mondiale brasiliano 2014. Per Goran, trasferte con il Galles a Cardiff (venerdì) e con la Serbia a Jagodina (martedì 15 ottobre).
Fonte: Corriere dello Sport