L’editoriale di Alessia Bartiromo: “Dove andrà a finire il nostro amato calcio?”

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E’ stata una settimana strana quella appena trascorsa, piena di episodi singolari che hanno colpito la mia curiosità non solo di giornalista ma anche ed in particolar modo di storica amante di questo stupendo gioco qual è il calcio. Partiamo dal week end: solita trafila di errori arbitrali, squalifiche, schiaffi e falli killer e come se non bastasse, la deprecabile contestazione al “San Paolo”, il mio “San Paolo”, che, in uno slancio di ironia o troppa solidarietà (non ci è dato ancora saperlo con certezza…) si autoinsulta e flagella. No, non è questo il calcio che mi piace, fatto quasi esclusivamente di imposizioni, polemiche e violenza da parte proprio dei tifosi di cui io mi sento parte. Per il mio carattere passionale infatti, mi sono sempre sentita più vicina ai settori popolari dello stadio che alle Tribune ma domenica ero come una figlia tradita dai propri genitori, lontanissima dalla mentalità delle nuove frange di supporter della Curva e senza una precisa appartenenza.

Come se non bastasse ecco che sbuca un’altra notizia che ha fatto clamore, per me alquanto inquietante. Il giocatore del Benevento Felice Evacuo è stato messo alla gogna dagli ultras della propria squadra per aver salutato la tifoseria della Nocerina alla fine del derby da lui vinto. Un gesto di sportività e fair play si può pensare, ancor più perché tra le fila avversarie vi milita il fratello. Eppure no: alto tradimento e minacce che piovono copiose, tanto da intimare lo stesso fuoriclasse a rescindere il contratto nell’arco di 24 ore ed a scappare letteralmente dalla città di Benevento. Il calciatore ha chiesto persino scusa alla sua Curva, esprimendo la sua volontà di non voler andare via nonostante i supporter beneventani non lo abbiano ancora dimenticato questa incomprensione. Il calcio moderno è anche questo, ancor più in una settimana dove gli ultras sembrano avere in mano più potere delle società e degli stessi calciatori, che dovrebbero essere i protagonisti indiscussi del gioco.

Chissà il nostro amato calcio dove andrà a finire, serve darsi una regolata. Non è giusto spostare l’attenzione dai protagonisti agli spettatori, la propria voce si può sì far sentire ma sempre nella maniera più giusta e costruttiva per tutti. Tra poco più di una settimana andrà di scena il big match che varrà la testa della classifica tra Roma e Napoli e non si dovrà parlare d’altro. Basta minacce, dio denaro, scandali, proteste, ultras e “Palazzo”. Lasciamo spazio al calcio giocato, quello che ci ha sempre appassionato e fatto innamorare, che alimenta le nostre giornate: tutto il resto dev’essere solo un tranquillo contorno, un aiuto per costruire una situazione idilliaca e non per distruggere quanto di buono fatto in questi decenni.

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