Garcia: “Non siamo ancora da scudetto. Gara col Napoli il 18? Scelta migliore”

rud_garcia“Ancora non ho sentito la domanda sullo scudetto. Arriva?”. Ovvio. Anche perché la Roma capolista non può non far sognare. Ma il bello di una chiacchierata con Garcia è che si può parlare un po’ di tutto, con schiettezza. Perché a Rudi piace così. “E dico che è presto per parlare di scudetto, Juve e Napoli sono solo a -2. Si può dire che in Spagna l’Atletico vincerà il titolo? No, anche se ha fatto 8 su 8, ma ci sono sempre Barça e Real. Per noi è più importante il distacco sul sesto posto”. Sesto o quarto? “È vero, sul quarto”.

Eppure la Juventus che è solo a -2 è molto criticata…
“Forse per il rendimento europeo. Vincere è sempre difficile, rivincere ancora di più. Conte è un combattente, ci ho parlato dieci minuti e mi sono bastati per capire che è un grande tecnico, ma anche una persona interessante”.

La parola scudetto è tabù?
“Adesso non è nella nostra testa, pensiamo a vincere gara dopo gara. Di certo, non giocare le coppe per noi oggi è un vantaggio”.

De Rossi, in fase difensiva, scala spesso a fare il terzo centrale. È uno dei segreti della compattezza della sua Roma?
“È una sua qualità, lo fa benissimo. In alcuni momenti possiamo restare stretti nelle linee, in altri andare a fare pressing alto, come nel primo gol di Milano. Con Daniele abbiamo stabilito una data, oltre la quale non sarebbe partito. Poi, prima di Livorno, è arrivata l’offerta dello United, ma lui ha detto no. È uomo di parola”.

Ha già studiato delle contromosse per quando Totti scenderà di rendimento?
“Una squadra che ha un solo modo di giocare è limitata. Ora giochiamo così, con Francesco centrale. Ha bisogno di toccare tanto la palla: quando ce l’ha lui, può illuminare il gioco”.

Gervinho-Ljajic duello infinito?
“No, Adem può giocare anche al posto di Totti o Florenzi. Ha avuto problemi alla schiena, ma ha un talento immenso e può crescere. Ora Gervinho è più maturo, aiuta la squadra. E la testa fa la differenza, ha fiducia in se stesso”.

Cosa pensa della discriminazione territoriale?
“Il razzismo va combattuto in ogni modo. Lo sport è la più importante scuola di vita: qui non conta il colore della pelle o la religione, ma il talento. Poi ci sono delle regole, in Inghilterra con i video hanno risolto: si prende il colpevole e lo si punisce, senza penalizzare tutti. Il campanilismo esiste pure in Francia, ma il vero problema oggi è che la famiglia è un po’ distrutta come aggregazione. Bisogna lavorare sui bambini, che poi sono i tifosi del domani”.

Con 7 vittorie su 7, si sente più bravo di prima?
“No, penso solo a lavorare. L’ho fatto sul modo di giocare e sulla testa dei giocatori. Non si può amare una squadra e insultarne i calciatori. Il Consiglio dei Saggi? Alla fine decido io, ma con sei teste spesso si ragiona meglio che con una”.

Roma-Napoli il 18: è felice?
“Sì, era la mia prima scelta. E mi sono piaciute le parole di Prandelli: “So che c’è una partita, farò le cose con buon senso”. I miei giocatori devono dare il 100% e poi tornare qui presto”.

Per chiudere, è vero che voleva fare il giornalista?
“È vero: mestiere fantastico, uno dei più belli al mondo”.

Fonte: La Gazzetta dello Sport

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