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Categorie Interviste

Baldissoni, dg Roma: “Grande curiosità e attenzione per la sfida con il Napoli”

Il Dg della Roma Mauro Baldissoni ha rilasciato una lunga intervista al canale tematico giallorosso Roma Channel. Queste le sue parole riportate da Vocegiallorossa.it

Venerdì c’è Roma-Napoli.
“L’attendo con grande curiosità e attenzione, sarà importante vedere se la Roma sarà in grado di mantenere questo passo”.

Da tifoso a direttore generale, ci racconta quel giorno.
“Non me lo sarei immaginato, quel giorno ho deciso di accettare una richiesta della società, quello che si è aggiunto è soltanto un ulteriore senso di responsabilità, che già sentivo da quando questa nuova proprietà aveva acquisito la Roma, mi sentivo già responsabile degli eventi pur non avendo la possibilità di incidere in maniera diretta. Lo ritengo un privilegio perché ha un impatto importante sui sentimenti e le emozioni, ed implica una responsabilità che non dobbiamo mai dimenticare di avere”.

C’è stata poca pazienza per questa società?
“I risultati sono una cartina al tornasole, quindi danno la possibilità di misurare quello che si fa, ma il lavoro che si sta portando avanti fin dal primo giorno è di profondità, si sta cercando di costruire un futuro per questa società. Abbiamo sempre lavorato e non è cambiato molto. I risultati ci aiutano solo a capire e a valutare meglio che ciò che stiamo facendo è positivo. Il campo è l’esito del lavoro settimanale, ma il lavoro che svolgiamo è molto più ampio. Quando parlo di futuro parlo di continuità. Ci deve essere un’organizzazione solida. Stiamo lavorando sul settore giovanile, che è di eccellenza soprattutto per il lavoro delle persone che se ne occupano. Stiamo cercando di dare a queste persone maggiori risorse, non soltanto economiche. Stiamo lavorando anche per costruire uno stadio. I risultati del campo sono la vetrina più scintillante del buon lavoro svolto”.

Quali altre iniziative per i tifosi intraprenderete? 
“Sono fiero di tante iniziative già svolte. Essendo partecipe nel progetto di questa nuova proprietà, sono un rappresentante di romanità e di tifo della Roma. Ho avuto la possibilità di suggerire tante cose. C’era un tema sicurezza, che allontanava le famiglie dallo stadio. La composizione del settore dedicato alle famiglie ci ha dato la possibilità di riavvicinarle”.

Importante anche la custodia della tradizione… 
“Il campo A lo abbiamo intitolato ad Agostino Di Bartolomei. Il B e il C potranno essere intitolati ad altri eroi della storia romanista. La storia è quello che siamo e il ricordo di ogni tifoso legato a un’esperienza è riferibile a momenti di calcio e a protagonisti che hanno lavorato per la Roma. Ricordare gli eroi delle nostre esperienze vuol dire intensificare l’aspetto emozionale legato a quel ricordo. Continueremo a omaggiare la nostra storia”.

Anche la Hall of Fame è stato un successo… 
“Quest’anno la Roma ha deciso di dedicare un palco del proprio stadio agli ex calciatori, che possono venire quando vogliono. Questo vuol dire che, al di là della Hall of Fame, tutti quelli che hanno lavorato per la Roma sono la storia della Roma. Mi ha fatto piacere ricevere le lettere e le email di giocatori che non giocano da molto tempo per la Roma e che mi hanno trasmesso la loro felicità per il fatto di essere stati ricordati”.

Quando si potranno applaudire i nuovi famers? Montella sarà all’Olimpico? 
“Montella è un nostro problema. Dobbiamo far coincidere la celebrazione col calendario della Fiorentina perché vogliamo averlo in campo. Abbiamo già provato due volte ma per impegni di Serie A e di Europa League non ci siamo riusciti. Ma stiamo lavorando. Il bello della Hall of Fame comunque è anche il contorno. Nella prima manifestazione che abbiamo fatto lo scorso 7 ottobre, è stato bello vedere la partecipazione anche di tutti gli altri. E’ stato bello vedere anche rincontrarsi tanta gente che non si vedeva da molto tempo”.

Il ponte con la storia della Roma si attua anche con i giovani… 
“Ci sono persone che stanno lavorando su questo: raccogliere le testimonianze della Roma del passato. Tutto quello che troveremo lo renderemo disponibili sul sito e sta per uscire anche un libro. Il tempo cambia e cambia il modo di vivere la propria squadra, ma è importante che i giovani conoscano la propria squadra. Io stesso ho vissuto la Roma del secondo scudetto solo per radio o tramite Novantesimo Minuto. Oggi la fruizione è più immediata e più veloce, quindi resta sempre di meno nei ricordi la storia di ogni partita”.

Il presidente Pallotta spesso ha detto di voler fare grande la Roma. Anche lo scorso anno, quando le cose non andavano bene, c’erano dirigenti che lo dicevano. Perché Roma, che ha una storia millenaria, non riesce a sfruttare il brand e Manchester sì?
“Se non considerassimo il fatto di dover rendere questa squadra la migliore al mondo, non faremmo bene il nostro lavoro. Le nostre ambizioni devono essere illimitate. Diverso sarebbe dire che oggi la Roma è la regina d’Europa perché non sarebbe vero, ma abbiamo l’ambizione di farla diventare tale”.

C’è una mobilità obbligata nel calcio italiano?
“Una corretta gestione delle risorse implica anche una valorizzazione dei calciatori ma non significa dover rinunciare alla competitività e già avevo ribadito questo concetto quando si parlava di una possibile cessione di Lamela. Cedere un potenziale campione come Marcos e Lamela non significa rinunciare al ruolo di protagonista ma vuol dire muoversi in un mercato internazionali, con avversari che hanno maggiori risorse della Roma. Non si può pensare che ci sia un proprietario che possa colmare il gap con Real Madrid e Barcellona, per citare le squadre con il più alto fatturato al mondo. Bisogna arrivarci per gradi, attraverso una gestione corretta del proprio patrimonio, anche quello tecnico, sena rinunciare alla massima competitività possibile, come sta facendo ora la Roma”.

Come si spiega l’aumento astronomico del valore del titolo in Borsa?
“Non posso rispondere perché la Roma è una società quotata e qualsiasi commento potrebbe essere interpretato come una sollecitazione all’investimento quindi mi astengo. Mi limito all’ovvio: una squadra che ottiene buoni risultati può accedere a migliori ricavi e una migliore solidità economica ma non posso dire altro”.

Ricavi in crescita
“Siamo solo all’inizio, vogliamo fare molto meglio sia dal punto di vista sportivo che dei ricavi, in modo da posizionare la Roma tra i club maggiormente attrattivi per gli sponsor, per poter aumentare così i ricavi”.

Cosa significherebbe entrare in Europa in chiave mercato?
“Parlare di mercato ora sarebbe sciocco. Stiamo vedendo come la squadra stia rispondendo bene ma deve esprimere ancora le sue piene potenzialità e ci occuperemo del mercato quando sarà il momento”.

Esportazione del brand…
“Il mercato del calcio è globale. Non pensiamo che sia semplice, per la storia e il campanilismo di questo Paese, aumentare il numero dei tifosi in Italia mentre abbiamo un’infinita possibilità di crescita nel mercato globale. Tutti i nuovi mercati, dove il calcio non fa parte della tradizione, come Indonesia, Stati Uniti e Asia in generale, sono i mercati dove vogliamo portare la nostra squadra e far vedere la nostra presenza, per attrarre tifosi in tutto il mondo. Il nostro lavoro si basa sulle emozioni e vogliamo attirare il patrimonio emozionale dei nuovi tifosi in tutto il mondo”.

Mercato sudamericano?
“Quello del calcio è un mercato globale. In Sudamerica c’è una forte tradizione calcistica ed è quindi difficile conquistare nuovi tifosi, che hanno già una propria squadra del cuore. Sappiamo che la partnership con Nike, attiva dal prossimo luglio, aiuterà Roma ad essere presente in ogni angolo del mondo e questo determinerà una grande crescita”.

Qual è stata la più grande emozione da dirigente e da tifoso?
“Sono così concentrato nel mio lavoro quotidiano che non posso metter a confronto le emozioni da dirigente con quelle da tifoso. Da tifoso ho vissuto parecchie emozioni, positive e negative, ma preferisco ricordare le emozioni che mi hanno esaltato più come tifoso che come squadra. Sarebbe facile ricordare il secondo scudetto, che sento mio perché vissuto da adolescente. Mi piace ricordare anche momenti in cui la Roma non ha vinto, come la finale di Coppa Italia contro il Torino, ottenuta dopo aver battuto un Milan all’epoca fortissimo. Vincemmo in casa 2-0 e andammo a Milano a giocarci il ritorno riuscendo a contenere gli avversari. All’ultimo minuto ci fu un rigore un po’ dubbio. Da tifoso direi che non c’era, da dirigente dico che forse era dubbio. Il rigore fu parato ma a causa delle proteste giocammo la finale senza due giocatori. Nella finale giocammo così con un ragazzo, incassando così 3 gol. Al ritorno lo stadio era pieno e ci fu una grandissima coreografia. Vincemmo 5-2 ma non bastò e sfiorammo anche il gol decisivo alla fine. A fine gara nessuno lasciò lo stadio perché rimanemmo a ringraziare i giocatori per la partita epica e anche i giocatori non riuscirono ad andare via. Le emozioni di quel giorno le porto dentro”.

Novità sullo stadio e quando sarà costruito cambierà qualcosa per la campagna acquisti?
“Lo stadio non avrà un impatto diretto sulla campagna acquisti. Certamente, in futuro sarà un moltiplicatore di ricavi e potrà rafforzare la capacità di investimento della società. La Roma ha iniziato questo processo a febbraio dell’anno scorso ed è partita da zero. Ha scandagliato tutte le possibilità dentro e fuori le città. Partendo da zero e ricevendo più di centro proposte, alcune giudicate subito non idonee, ma approfondendone circa 80, si è arrivati ad un lavoro di progettazione”.

In Italia siamo indietro?
“Siamo indietro non solo nel calcio in Italia ma non dobbiamo trovare degli alibi. Tutto ciò che la politica può mettere a disposizione dello sviluppo economico di un’industria importante come il calcio è benvenuto ma noi dobbiamo poter portare avanti questo tipo di iniziative a prescindere da ciò che viene messo a disposizione. Ci auguriamo che tutte le squadre di calcio possano migliorare le proprie strutture e i propri investimenti perché è il livello di tutto il calcio italiano che consente alla singola società di primeggiare a livello internazionale”.

Razzismo…
Abbiamo intrapreso numerose iniziative per riportare le famiglie allo stadio e hanno un unico scopo: quello di rendere un’immagine positiva in modo che i giovani possano crescere con i valori giusti, come il rispetto dell’avversario, il sacrificio e la competitività, sempre nel rispetto delle regole. Ovviamente noi siamo contro ogni discriminazione razziale. Iniziative come quella “Don’t cross the line” ci hanno visto protagonisti anche all’estero. Ne vorremmo intraprendere altre, anche con la Lega Calcio”.

La chiusura degli stadi..
“Anche lì bisogna fare dei distinguo e riguardano la discriminazione territoriale. La norma generale è astratta e bisogna applicarla nel concreto”.

Con Pallotta quante volte vi sentite al giorno?
“Lui è sempre stato coinvolto, lo è sempre di più, soprattutto dall’anno scorso. Ed è giusto essendo una persona di sport, non solo perché proprietario. Nel derby è rimasto poco seduto perché lo ha vissuto in piedi per la tensione”.

Tempistiche per lo sponsor?
“Questo è un anno di transizione. La Roma ha chiuso un rapporto con lo sponsor tecnico e si è esaurito il rapporto con lo sponsor di maglia. Si sta avviando una lunga partnership con un colosso come Nike, che potrà espanderà la nostra capacità di raggiungere tifosi in tutto il mondo. Le trattative con chi vorrà diventare sponsor deve essere letta in quest’ottica. La piattaforma che può mettere a disposizione oggi la Roma è ben diversa da quella che potrà esprimere dal primo luglio prossimo”.

I prezzi allo stadio?
“La Roma riserva massima attenzione ai tifosi più fedeli, gli abbonati. Comprare singoli eventi, singole partite, ha evidentemente costi più alti rispetto a chi è sempre allo stadio, dimostrando che la propria passione prescinde da quello che è l’evento di quel giorno. Mi rendo conto che per alcuni comprare l’abbonamento significa pagare tutto in un’unica soluzione ma abbiamo permesso anche di rateizzare il costo dell’abbonamento. Riteniamo che il modo più conveniente sia quello di abbonarsi e il prezzo dei singoli eventi è più alto e tarato su altri riferimenti, come un evento alternativo come un concerto, un ristorante poi la discoteca e non si spende di meno rispetto all’evento più importante del mese calcistico, come Roma-Napoli”.

Il mercato con Sabatini?
“Non ho smaltito ancora la stanchezza del mercato, non ho fatto ancora un giorno di vacanza. Certamente non mi ha aiutato Sabatini, che non fa un giorno di vacanza da venti anni. Il calciomercato è un momento di grande tensione, bisogna finalizzare le trattative complesse in un ristretto arco di tempo. Spesso poi anche in tempi tali da far coincidere cessioni e acquisti. È stato faticoso, stressante, una sofferenza e la squadra ci sta ripagando di tanti sacrifici”.

I programmi futuri di Roma Channel?
“E’ un mezzo con cui la Roma comunica con i suoi tifosi. Prima che l’acquisizione fosse completata, mi sono interessato per risolvere alcune problematiche che stavano mettendo a rischio la continuità del canale. Vorremmo potenziare le capacità del canale e le nostre capacità comunicative. C’è un progetto che stiamo valutando, gli americani sono espertissimi di comunicazione. Scusate se non vi abbiamo considerato una priorità rispetto ad altri aspetti ma prima o poi daremo una solidità maggiore al canale per fare un prodotto ancora migliore”.

Fonte: vocegiallorossa.it

Articolo modificato 12 Ott 2013 - 17:54

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Scritto da
redazione