A Roma, chi non è grato ad Antonello Venditti, figlio del proletariato urbano romano, egregio rappresentante della scuola musicale di Roma, mette le radici nella capitale attraverso poesia trasformate in musica già all’età di 14 anni, qualche anno più tardi incontrerà De Gregori, con cui collaborerà per un breve periodo, per conquistarsi la scena con una serie di successi, nei quali il calcio c’è sempre centrato qualcosa. Come dimenticare Giulio Cesare, dove ricorda a tutti che nel ’66 Pelè era come la regina d’Inghilterra e nell’86 Paolo Rossi “un ragazzo come noi “, meravigliose anche Roma Capoccia, Grazie Roma e soprattutto Roma Roma, attuale inno della squadra giallorossa, forse uno dei più bei inni mai sentiti in uno stadio.In occasione del terzo scudetto dell Roma nel 2001 ha raccolto più di un milione e settecentomila persone al Circo Massimo per festeggiare la squadra attraverso uno spettacolo che lo ha visto protagonista assieme ad altri personaggi romani e romanisti. Ci piace inoltre ricordare che Venditti, attraverso la canzone Tradimento e perdono, ha lasciato un messaggio indelebile per l’indimenticabile capitano giallorosso Di Bartolomei, morto suicida. Ecco il pensiero di Venditti: “Anche il suicidio è un tradimento, alla vita però. L’ho scritta il 30 maggio, anniversario della morte di Di Bartolomei, e del giorno in cui la As Roma perse nell’84 la Coppa dei Campioni. Può avere valore anche per me, è una canzone preventiva; io penso che uno che ha successo, abbia diritto a più amore che non una persona normale: a volte, quando finisce la tua importanza, una parola può bastare”.
In una versione più folkloristica e fantasiosa, concentrandosi sulla passionale necessità di distinguere un amore viscerale dettato da un senso d’appartenenza, piuttosto che una ricerca della metrica corretta che risulti a tutti i costi poetica e lineare, Nino D’Angelo ha costruito il suo successo attraverso la semplicità e l’esaltazione di un coro che inneggia alla volontà di dimenticarsi di una città troppo spesso problematica e contraddittoria grazie alla vittorie sportive che, in un certo senso, aiutano a vivere. Il pensiero della canzone “Forza Napoli” adottata per buona parte degli “anni d’oro” degli scudetti dai tifosi partenopei non si discosta poi così tanto dall’idea di come viene vissuto l’amore per la squadra azzurra dai tifosi, spesso quasi maniacali nel vivere quotidianamente le vicissitudini della squadra in tutte le sue sfumature. Il cantautore viene da un’infanzia difficile dettata dalle ristrettezze economiche della sua famiglia, che lo hanno condizionato per buona parte della sua adolescenza. Da gelataio della stazione centrale, ben presto diventa il “cantante dei matrimoni” dove si fa conoscere e apprezzare per la sua voce acuta e inflessibile, che fa innamorare le ragazzine e appassionare i romantici amanti della canzone napoletana, lontana dagli echi neomelodici del postmillenio. Riesce anche a diventare un attore grazie a pellicole sul genere sentimentale che seguono la scia delle hit musicali, divenute così vincolo principale per amplificare un successo che tocca tutte le regioni del sud Italia, che lo adottano come simbolo popolare del ragazzo venuto dal nulla. Otterrà consensi ed apprezzamenti intraprendendo la carriera teatrale, dove ancora oggi riscuote successi grazie anche ad una spontaneità tipica di molti napoletani. Il film “Quel ragazzo della Curva B” segnerà un’epoca sportiva fatta di vittorie (il primo scudetto del Napoli) e la ricerca di una legalità che è divenuta un vanto per la tifoseria partenopea, per anni una delle più corrette d’Italia.
Quel che è apprezzabile di D’Angelo è la sua capacità di rimanere in un limbo dissociato tra il figlio del popolo partenopeo, spesso naif , fuori moda e poco acculturato ma di sani principi e schietto, ad un artista a tutto tondo, spesso molto estroso e minuzioso nella ricerca di una napoletanità lontana dai soliti clichè. Uno dei ritornelli dell’inno azzurro recita così: “E’ ‘na casa chisto stadio, parimmo na famiglia sultanto dinta ‘cca, viecchie e giuvane cercano rint’a nu pallone nu poco ‘e pace nu juorno nuovo ca se chiamma liberta’ “, parole che non hanno età, che riecheggiano in eterno per ogni tifoso partenopeo che sente nelle proprie vene quel senso d’appartenenza che è spesso condanna ma anche onore e orgoglio.
Due indimenticabili artisti che hanno saputo lasciare nel calcio un segno musicale indelebile, due grandi della musica che giocheranno sul pentagramma musicale la propria gara a suon di note, ritornelli e assoli. Anche questo è Roma-Napoli…
Ecco i video dedicati ai due inni, quello azzurro direttamente dal film “Quel ragazzo della Curva B“, quello giallorosso intonato dai tifosi romanisti:
Articolo modificato 16 Ott 2013 - 01:35