Totti contro Higuain: El Pipita torna all’Olimpico per sfidare la leggenda giallorossa

higuain_napoli_atalanta_spazionapoli (14)Doppietta chiama doppietta. La Totteide giallorossa ne segnala già 50, altro prestigioso record tra i mille record del capitano, ma, seguendo lo slogan fin qui vincente, nessuno ha più fame di lui. Nel senso che anche a 37 anni suonati il senso di Totti per il gol è sempre a fior di pelle, pronto ad esplodere al momento buono. Come a San Siro: due destri secchi e precisi nello stesso angolo di Handanovic. Come quattro anni fa, con altri due palloni sibilanti alle spalle indovinate di chi? Morgan De Sanctis. Sì, proprio lui, l’allora portiere del Napoli che dovette chinarsi due volte per raccogliere il pallone trasformato dal capitano in oro colato. Era la Roma di Ranieri, del “bene noi, bene loro”, era l’ultimo Napoli di Donadoni, presto sostituito da Mazzarri. Era il 4 ottobre del 2009 e Totti vinse la partita con la sua doppietta. Ultimi gol al Napoli, ultimi di una serie di sette. Neanche tanti rispetto ad altre squadre amabilmente tartassate dal numero dieci. Che sia il caso di rimpinguare il bottino contro i partenopei? Francesco ha toccato la stratosferica quota 230 gol in A, inavvicinabile da chiunque, secondo solo al solito Piola che sta lassù, a 274, ma che non si sa mai, visto che Totti non ha alcuna intenzione di abdicare.

LA CHIAVE DI TUTTO – In questa lunghissima vigilia di Roma-Napoli è stata scandagliata qualsiasi chiave tattica della partita. Chi marca chi e come ci si mette nei confronti di pressing e ripartenze. Poi, alla fine, dopo il fatidico triplice fischio, ci si accorge quasi sempre che a decidere la partita sono state sempre le prodezze di questo o di quello. E allora nell’ultima riflessione del giorno prima, scopri che alla fine è proprio Francesco la chiave di tutto in casa giallorossa. Restituito da Garcia al suo non ruolo naturale, vale a dire quello di regista offensivo a tutto campo, Totti ha ricominciato a divertire e a divertirsi dopo due anni difficili e faticosi anche per uno splendido talento come lui. Tre gol e quattro assist vincenti nelle prime sette partite di campionato. Quando non segna fa segnare e strappa sempre applausi, perfino alle platee avversarie come è avvenuto a San Siro, fatto praticamente unico nel panorama calcistico nazionale.

L’OLIMPICO ASPETTA – C’è un piccolo tarlo però nella testa del capitano. Niente di grave, ma il fatto che non segna all’Olimpico da oltre sei mesi comincia a pesargli. L’ultimo gol davanti ai suoi tifosi risale addirittura al derby di ritorno della passata stagione quando realizzò su rigore la rete dell’1-1 dopo il vantaggio biancoceleste di Hernanes. L’ultimo gol su azione in partite casalinghe è datato ancora più indietro: 17 marzo nel 2-0 contro il Parma. Insomma, l’Olimpico aspetta con serenità il ritorno al gol del capitano e l’occasione sembra davvero più ghiotta delle altre. Dopo la sontuosa prestazione di San Siro e davanti al suo pubblico…

TERZA GIOVINEZZA – Quella di Francesco Totti è stata certificata dalle parole di Garcia: “Grande campione, grande uomo”. Lo stesso Garcia che ha impiegato poco più di una partita amichevole a capire che confinarlo a sinistra era un clamoroso errore. Complice anche la perdurante assenza di Destro, il tecnico franco-andaluso ha rimesso Totti al centro della manovra offensiva e al centro della Roma. Totti ha apprezzato e ricambiato a modo suo, distribuendo prelibatezze in campo. “E’ l’allenatore del futuro” ha sentenziato il capitano dopo aver constatato che finalmente la Roma aveva indovinato il tecnico ideale per cancellare due anni di sofferenze e ripartire col piede giusto. Quello del numero dieci, sempre pronto, nella sua terza giovinezza, a dare spettacolo.

Dov’eravamo rimasti? Il tempo è un galantuomo che lenisce ogni ferita e l’ultimo frammento d’una felicità appena conquistata è in quel pomeriggio in chiaroscuro, nella penombra di Marassi, l’inizio d’un tormento e la fine dell’estasi, un pizzicotto al muscolo e l’umore che vacilla: ahi, che dolor! Ciao ciao Napoli e arrivederci a presto, in quell’Olimpico che sa ancora d’Higuain, l’eroe per una notte del 14 agosto, l’assolo da fuoriclasse per segnare in Italia-Argentina e mostrarsi per intero alla sua Napoli che ancora non aveva percezione di ciò. Già, eravamo al Ferraris, 28 settembre appena eppure sembra una vita fa: l’Arsenal è scivolato via silenziosamente e il fragore del 4-0 sul Livorno è servito per sopraffare la malinconia d’una assenza divenuta immediatamente preoccupante.

RIECCOLO – Venti giorni senza El Pipita, tra pause forzate, terapie annunciate e una sosta largamente prevista dal calendario: al netto, fanno appena due partite, la sintesi d’uno stop fisiologico suggerito dal buon senso attraverso il quale sfidare quell’affaticamento ed evitare il pericoloso rischio di conseguenze ulteriormente dannose. Ma Roma-Napoli è altro, è una pagina di storia calcistica contemporanea da andare a leggere dal vivo, un capitolo d’una stagione nel quale vanno colte le espressioni e le sensazioni: e mentre si scalda il motore d’un pullman, lo sfizio Capitale è nel cominciare a mulinare le gambe, preparandosi a provare quei novanta minuti da attraversare senza paura, sondando il proprio corpo e quindi quei «maledetti» flessori, osando laddove lo fanno le aquile o gli avvoltoi dell’area di rigore.

CALMA, L’OLIMPICO – Si parte e stavolta in maniera pirotecnica dal testa a testa tra le due stelle che hanno brillato ed abbagliato: si comincia da Roma-Napoli, gli attacchi più prolifici, le difese più ermetiche e quel gioiello strappato da De Laurentiis al Real Madrid e divenuto il colpo più costoso d’un calcio italiano nel quale è approdato per vincere non certo per far la comparsa: “Siamo competitivi per lo scudetto e sogniamo di vincerlo. Sono qua e non voglio far certo pentire il presidente e Benitez per aver scommesso su di me”. La voglia matta è racchiusa nella tabella di avvicinamento ossequiata con assoluta dedizione, in quelle due settimane scandite dall’ansia di non farcela, dal timore di perdersi e infine dalla consapevolezza espressa con un sorriso d’essere alla meta: l’Olimpico è là, in fondo a quel mini-tunnel da lasciarsi alle spalle al termine d’un provino mattutino utile per concedersi ulteriori certezze, per liberarsi definitivamente da qualsiasi impedimento psicologico, per smaltire i residui e umanissimi timori spifferati da una inattività inconsueta e prolungata.

IL POKER – Il riassunto del pipita precedente all’infortunio è in quell’esagerata rassegna di prove d’autore utile per farsi un’idea della statura d’un bomber pagato a peso d’oro: quattro reti ed in rapidissima sequenza, tocchetti dolci come il miele o morsi da vipera dei sedici metri, guizzi ispirati dall’uno-due con Insigne oppure istintive intuizioni per rubare lo spazio e il tempo al nemico che osserva. Una quaterna secca inaugurata il 29 agosto a Verona e poi stoppata a San Siro, contro il Milan, in quella Scala del calcio percorsa con la fierezza di chi sa d’essere proiettato al centro d’un palscoscenico nel quale è richiesta l’ennesima prova d’autore. Roma-Napoli, c’è un hombre che s’allunga nella notte…

Fonte: Il Corriere dello Sport

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