Week end da dimenticare per la Napoli calcistica.
Alla sconfitta conseguita dal Napoli, venerdì sera, ad opera della capolista Roma, infatti, si è aggiunta quella del Napoli Calcio Femminile che, ieri, si è visto superare dal Mozzanica tra le mura casalinghe del Collana.
Entrambe le sconfitte sono scaturite da palle inattive, in entrambi i casi, sia Reina che Radu nulla hanno potuto sulle punizioni calciate rispettivamente da Pjanic e Tonini, paradossalmente battute da posizioni similari.
In realtà queste due sconfitte risultano essere una punizione eccessiva per ambedue le compagini azzurre, le quali, alla stessa caparbia maniera, hanno battagliato per provare a conquistare almeno un punto, pareggio che sarebbe apparso il risultato più equo e maggiormente in grado di rispecchiare l’evoluzioni di gioco e le occasioni che hanno contraddistinto entrambi i match.
Tuttavia è un’antica e tacita regola del calcio quella che decreta che, soventemente, dinamiche ed episodi che decretano vincitori e vinti, poco o nulla hanno da spartire con i concetti di equità e giustizia.
Per entrambi i Napoli, però, si tratta di sconfitte che difficilmente rischiano di rivelarsi compromettenti, ai fini del conseguimento dei rispettivi obiettivi stagionali.
Nel caso del Napoli di Benitez è una mancata occasione per agganciare la vetta della classifica che consente, inoltre, alla Roma di portarsi a +5 ed inscenare la prima piccola mini-fuga del Campionato, mentre, invece, per il Napoli di Sorrentino, il “danno” più significativo è da riscontrare nel termine del record d’imbattibilità interna che durava da oltre 33 mesi.
Imbattibilità che costituiva il biglietto da visita del Napoli femminile, il fiore all’occhiello che le intrepide azzurre portavano, con gagliarda fierezza, cucito sul petto.
Mantenere inviolata “la loro casa” conferiva una sorta di estremo contributo al loro stesso spirito d’appartenenza ed è un record maturato, partita dopo partita, lottando su ogni singolo pallone, con fermo e sconfinato eroismo e passione.
E’ stato così anche ieri: l’estremo difensore Radu si è resa protagonista di una delle sue migliori partite; i difensori Filippozzi e Di Marino hanno salvaguardato l’area azzurra con il coltello tra i denti; Schioppo, sulla sua corsia di competenza ha inscenato continue incursioni ed ha spinto l’acceleratore fino alla fine, senza mai tirarsi indietro; Kensbock ha disputato una delle sue “solite” partite, condita da sacrificio e generosità; Valeria Pirone, l’attaccante che, ogni volta che accarezza un pallone, egregiamente incarna l’orgoglio, la rabbia e la prepotenza di Napoli, anche ieri ha incessantemente lottato, in attacco, contro la muraglia difensiva che la cingeva, ciò nonostante, ha provato a caricarsi la squadra sulle spalle per violare la porta avversaria, ma nulla ha potuto contro quella muraglia umana.
Analogamente, alle “nuove leve”, ovvero, alle giovani calciatrici provenienti dalla Primavera, debuttanti nel Campionato di massima serie femminile, nulla si può contestare in termini di impegno e combattività.
Eppure non è bastata quella loro perseverante e coscienziosa dedizione e quei giovani e costernati volti, nulla altro hanno potuto fare che lasciare il campo in lacrime.
Lacrime che sanciscono e suggellano un sincero ed accorato attaccamento ai colori azzurri, nonché l’ineccepibile voglia di “difendere Napoli”, di vincere per conferire lustro al suo stesso nome e zittire sul campo, con i fatti, tutte le polemiche correlate alle varie e famigerate discriminazioni territoriali.
Un record paragonabile ad un pezzo di argilla grezzo, plasmato in una scultorea e sopraffina opera d’arte dalle abili e meticolose mani di Geppino Marino, ceduto in eredità a Mister Sorrentino all’inizio della stagione corrente e che ha consentito al Napoli Calcio Femminile di entrare nella storia dei Club più imbattuti d’Europa, meglio di loro, infatti, hanno saputo fare solo il Chelsea ed il Wisla Cracovia.
Eppure, da quando lo stadio che ospita le performance casalinghe del Napoli femminile si chiama “Arturo Collana”, non era mai accaduto che la squadra subisse una sconfitta ed è per questo che il colpo inferto dal Mozzanica ha comminato nell’anima di questa squadra una ferita profonda e dolorosa che, tuttavia, è destinata repentinamente a tramutarsi in una dottrinale cicatrice che può e deve solo conferire ulteriore e maggiore esperienza, nonché cattiveria agonistica alle azzurre.
L’imperativo per entrambi i Napoli, quindi, è quello di archiviare nella maniera più celere ed indolore questo week end sciagurato e trovare il piglio, la determinazione, gli stimoli e la convinzione necessari o meglio, indispensabili, per ritrovarsi.
Luciana Esposito
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