Tutta l’attenzione era concentrata sulle sorti delle due panchine più importanti sotto Firenze. La Roma sfogliava la margherita delle opportunità e per un momento aveva anche pensato al livornese condottiero Walter, per dimenticare anni conditi da inizi carichi di entusiasmi e finali tristi. Il Napoli pendeva dalle labbra del mister degli ultimi quattro anni, il condottiero in maniche di camicia che aveva veicolato le sorti partenopee dai margini della zona retrocessione all’Olimpo del calcio europeo.
Il post partita di quella sfida lo conosciamo tutti, Mazzarri cantò il de profundis della sua opera all’ombra del Vesuvio e per una sera i tifosi si sentirono abbandonati da colui il quale aveva incarnato i propri sentimenti in camicia, con temperature anche sotto lo zero. Stessa sorte per la sponda romana, senza nessuna certezza il futuro giallorosso.
L’aroma di Roma gioca brutti scherzi, fateci passare il gioco di parole. Da quella sfida sono cambiate tante cose e venerdì scorso le compagine si sono affrontate nuovamente con (quasi) il medesimo risultato. I giallorossi sono sulla luna, convinti di giocarsi le proprie carte sino alla fine del campionato, i partenopei si leccano le ferite di una sconfitta immeritata ma vera, reale, dolorosa. Il post partita è tutto da scrivere ma il senso di scoramento sembra simile. Martedì c’è una sfida di Champions dal sapore di rivincita, una vittoria in terra francese solcherebbe la strada per un futuro europeo roseo, con tanto ancora da fare.
Forza Napoli, scriviamo il futuro con le nostre mani. Zittiamo i gufi, rialziamo la testa.
Articolo modificato 21 Ott 2013 - 14:02