A metà degli anni Novanta, Faustino Asprilla era per il nostro campionato quello che oggi è Mario Balotelli. Più o meno stesso fisico imponente, attaccante del Parma dei miracoli allenato da Scala, immense potenzialità tecniche, un fuoriclasse con i piedi ma non con la testa. Fece parlare molto di sé per fatti di cronaca, come quella volta che per spronare i compagni durante un allenamento tirò fuori una pistola ed esplose alcuni colpi in aria o quando festeggiò il Capodanno nella piazza della sua città sparando con un fucile, finendo per giunta dietro le sbarre. In campo, oltre ad aver contribuito alla conquista delle prime e storiche vittorie europee degli emiliani, firmò due reti memorabili.
Le ricorda, Tino?
«La più bella al Napoli, la più importante al Milan. Agli azzurri feci gol dribblando quattro difensori e poi mettendo la palla dentro di esterno destro. A San Siro una mia punizione mise fine al record dei rossoneri: 58 partite consecutive senza sconfitte».
Oggi Asprilla gestisce e allena il Club Atletico Tuluà, nella Valle del Cauca, il suo paese natale nell’entroterra della Colombia.
«Vent’anni fa era un altro calcio, dominava la tecnica, ora solo la velocità. E gli attaccanti sono più protetti: io, Van Basten e Batistuta prendevamo legnate assurde e giocavo anche da rotto, senza lamentarmi. Adesso appena mettono giù Messi con un brutto fallo, tutto il mondo si scandalizza. I difensori italiani erano più tosti, alcuni come Baresi e Vierchowod li sogno ancora di notte. Ma mi rendo conto che il tempo passa, tutto cambia, anche i guadagni: oggi lavoro con i ragazzi, i più promettenti li segnalo al Parma e al Newcastle».
C’è una nuova generazione di talenti emergenti colombiani e una Nazionale che promette tanto per i prossimi mondiali in Brasile.
«È vero, la Colombia farà grandi cose a Rio, è una squadra spettacolare e difficile da battere. Andrò a vederla dal vivo in Brasile in qualità di commentatore per una tv del mio Paese, così ruberò il mestiere a qualche giornalista».
Il Napoli ha tre colombiani in squadra.
«Seguo sempre il campionato italiano, il Napoli sta facendo molto bene. Zuniga è migliorato tantissimo, questa può essere la stagione della sua definitiva consacrazione, speriamo che recuperi in fretta dall’infortunio. Armero mi piace, ha facilità di corsa ed è costruttivo in fase offensiva. Ha solo bisogno di giocare con maggiore continuità per tenere il passo e non interrompere il ritmo partita».
Poi c’è Duvàn Zapata, in verità oggetto misterioso fino alla serata di Marsiglia.
«Questo ragazzo è forte davvero, l’ho seguito sia ai tempi dell’America Calì che quando ha indossato la maglia dell’Estudiantes: possiede buoni numeri, è un centravanti forte fisicamente e nel gioco aereo, magari non è velocissimo ma le sue caratteristiche tecniche sono fuori discussione. Basta vedere il gol che ha realizzato in Champions: lo ha cercato perché è in grado di fare quel tipo di giocate».
Può essere lui il vice Higuain ?
«Deve migliorare, non si discute. Ma in Italia si cresce solo giocando: bisognerà vedere quante altre volte Benitez gli darà fiducia. Non è solo una questione atletica ma soprattutto di autostima perché il ragazzo c’è».
Chi vincerà lo scudetto ?
«Una tra Roma, Napoli e Juve: lo dice la classifica».
Fonte: Il Mattino