Ora, in questo strano tornaconto mai dichiarato veramente, ma istintivamente riconosciuto dagli atteggiamenti degli arbitri lungo andare, pareggiare i favori ricevuti è, in un certo qual modo, il dazio da pagare senza batter ciglio, perché è così che si opera a questi livelli, ed è giusto accettarlo, saper vivere queste situazioni senza alzare polveroni. Già il solo pensiero di dover rimediare agli errori ci fa inorridire e indurre a riflettere che, a questo punto, non ci sarà mai un risultato, un obiettivo raggiunto, una vittoria o una sconfitta che non sia stata condizionata, in maniera determinante o in minima parte, da una decisione arbitrale, per cui, condanniamo apertamente questo assurdo modo di vivere uno sbaglio di un arbitro e ricondurlo automaticamente ad un repentino e immediato rimedio, se è possibile nel giro di due/tre gare. Questa è la prima condanna che la nostra rubrica “Io non ci sto” vuole mettere in evidenza, e non è un tentativo di mettere le mani avanti, ma è solo una richiesta di “vigilare” sulle prossime sfide, stigmatizzando una tendenza e ponendo l’attenzione su una cattiva abitudine che deve assolutamente finire, sfavorire chi, qualche partita prima, ha ricevuto beneficio da un errore.
La seconda condanna, quella badata su fatti realmente accaduti e certificabili, ci conduce sulla via della ragione attraverso una domanda frutto di tutto questo parlare e polemizzare sulla vicenda del rigore di cui sopra; partendo dal presupposto che il rigore c’era e che avremmo accettato la sentenza, pur rammaricandoci di averne subito le conseguenze negli ultimi minuti, abbiamo notato con estremo sbigottimento come la pubblica opinione si sia concentrata di più sul fallo non concesso che non sull’assurdo atteggiamento di alcuni calciatori viola, attori non richiesti del gioco del “tuffo con inganno“, volto a confondere le idee dell’arbitro Calvarese per indurlo all’errore in proprio favore. E’ stato più semplice evidenziare che non abbia visto un rigore solare piuttosto che stigmatizzare i simulatori viola che, per una sorta di volontà divina, sono stati puniti per la loro spudorata tendenza alla caduta, l’infamia dell’inganno antisportivo, il losco tentativo di guadagnarsi ciò che non gli era dovuto, perché fallo non c’è, c’è solo l’astuzia di far sembrare che ci fosse.
No, “Io non ci sto” nemmeno con questa assurda e vile tendenza a condannare lo sbaglio e ad assolvere le furberie, che avrebbero avuto un peso ben più grave rispetto a ciò che è poi accaduto, e cioè una svista come se ne vedono tante, un rigore non concesso, un fallo non visto, decisione probabilmente condizionata proprio da quel tentativo di simulare che l’occhio dell’arbitro ha registrato nella sua mente, per riporlo ogni qual volta avesse dovuto decidere di concedere un fallo ai viola. Chi di furberia ferisce, di svista….perisce, cari amici, pertanto non prendiamocela con gli errori dell’umano giudice di gara, ma impariamo a condannare gli atteggiamenti vili e antisportivi dei calciatori simulatori, compresi quelli della squadra per cui si fa il tifo. Coerenza, ah che bella parola…
Articolo modificato 1 Nov 2013 - 20:41