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Novità assoluta, Benitez abolisce il ritiro: calciatori liberi di restare in casa loro

NAPOLI – Sin prisa, sin pausa: e però pure senza frontiere, in un calcio universale che abbraccia varie filosofie tattiche e s’uniforma (o sposa) un’enormità di stili di vita. E’ il mondo di Benitez, un concentrato d’esperienza accumulata ovunque, offerta al servizio del Napoli.  «Ci vediamo domani». Sarebbe oggi, o stamani: sarebbero dodici ore, anzi meno, dal fischio d’inizio di Napoli-Catania, sarebbe – e anzi è – una rivoluzione, perché l’abolizione del ritiro (in Italia) rappresenta anche la demolizione d’un caposaldo storico e quasi irrinunciabile, caratteristica a cui in precedenza hanno ricorso in pochi. Queste son cose che accadono frequentemente in Olanda – libero sesso in libero football – quando agli atleti vengono lasciate spalancate le porte dell’albergo, in genere nei Mondiali; e poi succede talvolta in Spagna. Il Bel Paese ha uno scadenzario immutabile ed abitudini inchiodate nel marmo e rimosse (a fatica) dal Bologna di Maifredi che una volta andò ad Arezzo in treno e muovendosi al mattino: lo stesso fece Luis Enrique alla Roma. Il Napoli s’è rimescolato in fretta, responsabilizzando una squadra ch’è di statura internazionale ed alla quale la pressione va tolta non accentuata. Nel nuovo corso, c’è sempre spazio pure per un dialogo diretto, stimolato da De Laurentiis che nello spogliatoio ha fatto affiggere un vademecum istruttivo su ciò che conviene fare e ciò che val la pena d’evitare. Però l’abolizione del ritiro è in sé una novità assoluta: l’ultimo modello di comunicazione (subliminale).

Fonte: Corriere dello Sport

 

Articolo modificato 2 Nov 2013 - 10:13

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Scritto da
redazione