Dodicesimo minuto della ripresa. Insigne semina il panico nella difesa del Catania. Si accentra da sinistra verso destra, salta il suo diretto avversario e viene steso. La punizione è per un destro come lui. Capannello. Sulla palla Higuain, Insigne e Callejòn con discussione. Alla fine arriva il Pipita, strappa la palla di mano e comincia a rigirarla tra le mani come dire: «Questa la tiro io». E dire che Insigne avrebbe voluto tanto cercare il gol personale al termine di una partita di sacrificio con qualche guizzo ma senza quella potenza esplosiva vista in altre occasioni. Invece si allontana, testa bassa verso la fascia lasciando all’argentino la battuta che non è stata assolutamente fortunata con la palla infrantasi sulla barriera. Magari a quel pallone Lorenzo avrebbe voluto dare un giro diverso. Quello che qualche minuto dopo potrebbe dare con un’altra punizione da lui battuta, quasi al vertice dell’area. Solo che decide di metterla in mezzo per l’ennesima respinta della difesa avversaria.
L’attaccante napoletano le prova tutte ma poi anche lui deve un po’ pagare la stanchezza. Alla fine, infatti, anche Insigne è un po’ sulle gambe. Un tiro un po’ sbilenco e poi smette di partecipare all’azione, si allarga chiacchierando con la panchina, si tocca la coscia con Mertens pronto a subentrare al 90’ al posto dello scugnizzo di Frattamaggiore. Esce tra gli applausi del San Paolo che regala al suo giovane idolo la gratitudine di sempre nonostante una prova che non abbia entusiasmato. Ma il turnover di Benitez vale proprio per questo. Dopo quattro-cinque partite alla grande è logico per un giocatore riposare in attesa di esplodere. E guardando sul lungo periodo ecco il verbo di Benitez. «Cosa manca ad Insigne? Ancora quattro-cinque anni di esperienza in serie A. Ma lui ha giocato una buona partita. Sono contento».
FONTE: Il Mattino