NAPOLI – Santo subito, san Rafé già da quest’estate. Quando i tifosi facevano il pellegrinaggio a Dimaro per strappargli una foto. E a Chiaia, quartiere della Napoli bene(itez), avevano provocatoriamente capito tutto: l’ultima speranza di rinascita della città era lui, Rafa. E allora san Rafé, alla napoletana, anche un po’ confidenziale. Social. Perché tutto è nato così, sul web. E’ lì che Napoli l’ha scoperto. E’ entrata in contatto. L’ha lusingato, corteggiato e poi atteso. Portandolo virtualmente in giro per la città; consigliandogli luoghi, profumi e sapori da conoscere. Poi, ovvia, la raccomandazione. Doppia. Per lo scudetto. E quella Champions di cui Benitez è, di fatto, tra i testimonial europei. Cento e uno panchine come Ottmar Hitzfeld. Santoni del mestiere. Guru. Statistiche da grandi del calcio. Da chi ha vinto, poteva ripetersi e, adesso, ci riprova ancora. Cento e uno Benitez. Che è carica, è esperienza, e pure un buon numero per crederci e amarlo. ENTUSIASMO – Napoli pazza di Rafa, e dall’inizio, da quell’annuncio via Twitter che c’ha messo un po’ per arrivare, preceduto però da chiacchiericci e indiscrezioni ch’erano conferme. Tutto in un giorno. La firma, la stretta di mano con De Laurentiis e il pranzo in un ristorante cinese a Londra senza mai rinunciare alle patatine fritte. E’ cominciato così. Coi tifosi che aspettavano quei centoquaranta caratteri di #ADL per sognare ufficialmente. Benitez il Re di Coppe. Quello della notte di Istanbul col Liverpool e dei due campionati vinti a Valencia. Dieci trofei in bacheca, abbastanza per accoglierlo divinamente. Da Santo, da san Rafé. Cento e uno motivi, e forse anche più, per apprezzarlo. Il rapporto con la gente, immediato. Familiare. Forse anche per quella faccia rassicurante, per quella capacità di relazionarsi con tempi comici da commedia, e poi per le gote: colorate. Che non sono azzurre eppure in tono con la città. Coi suoi umori, i sentimenti, con quella necessità di sentirsi, oltre che essere, sempre un po’ più grande. La mentalità, insomma, quella da Champions League Quella delle tre vittorie su quattro in un girone terribile. Col Marsiglia anche in rimonta, la prima da quand’è a Napoli. Dimostrando consapevolezza e forza. Soprattutto calma. Benitez no stress. La Rafalution è anche emotiva. La rivoluzione della serenità. Sorride, si concede battute, reprime gli istinti più naturali dell’allenatore tipico. E allora l’arbitro può sbagliare, l’avversario essere superiore, il giovane difensore più pronto del capitano esperto. Gestione totale. Scientifica. PROGETTO – L’illuminista Benitez nella città delle passioni. Niente è casuale, accade perché è così che aveva previsto col suo staff. O almeno, avrebbe voluto. Rivoluzionario con le sue idee. Turn over spinto, preparazione atletica british, possesso palla alla spagnola, difesa a quattro e quel senso della famiglia tutto napoletano. «Meglio dare qualche giorno di relax in più, sennò qualcuno si accorgerà d’essere papà quando il figlio avrà già dieci anni» . E allora riposo anche ieri. Pure se lui era a Castelvolturno con quelli che hanno giocato meno. E gli infortunati. La Juve arriverà. Dice. Ma pure Rafa è umano. E un pensierino, forse, anche lui l’ha già fatto. Fuori Hamsik e Behrami col Marsiglia. Due titolarissimi. Vincere resta l’obiettivo. E proprio i risultati sono la sua forza. Con scelte, fin qui, anche discusse, eppure inappuntabili. E comunque accettate dai tifosi. A prescindere. Una sola partita sbagliata, a Londra contro l’Arsenal. E lì, all’Emirates, ci può stare. Poi qualche rimpianto (Sassuolo e Roma) e tutte vittorie, come nessuno aveva fatto fin qui nella storia azzurra. Benitez meglio del Napoli di Maradona nell’88/89: il più spettacolare di sempre. E più forte pure di se stesso, di quanto aveva fatto col Valencia due volte campione di Liga e poi a Liverpool. PRIMATI – Benitez da record nelle prime undici giornate. Tutto e bene. Coi suoi tempi e i suoi spazi: limitati e che però improvvisamente si aprono a nuove conoscenze. Campo, camera d’albergo e un giro per le bellezze della città. Rafa testimonial perfetto. La faccia d’esportazione del Napoli in Champions e di una città che lo adora. Santo Subito. L’immagine a braccia distese negli scavi di Pompei è da foto votiva. Sembra abbracciare Napoli. Proteggerla. E’ lui la garanzia del progetto, quello a cui De Laurentiis proprio non riuscirebbe a dire di no. Stregato pure lui. Presidente e tifoso. E infatti, ecco Higuain. E prima ancora Mertens, Callejon, Albiol e Pepe Reina. I suoi. Un mercato Real. Scelte decise. Condivise però ferme. I soldi di Cavani reinvestiti come per una polizza a rendimento garantito. Giocatori e ingaggi di livello più alto. C’ha guadagnato il Napoli. Che ora diverte, vince e piace. E quell’urlo, “The Champiooooon” , nelle notti d’Europa è un inno alla gioia. Da Fuorigrotta fa l’eco per la città e rimbomba per il Continente. Borussia battuto, Marsiglia eliminato, ora Dortmund e poi l’Arsenal, con la qualificazione che è lì, vicinissima, e pure tutta ancora da raggiungere. Serve un pareggio in Germania. Un punto ancora e dopo la festa. Andare avanti in un girone così sarebbe un mezzo miracolo. Del resto è San Rafé.
Fonte: Corriere dello Sport