Punto e a capo, lettera…minuscola. Minuscola come la prestazione degli azzurri nella domenica “dell’amaro campano“, minuscola come la presenza in campo di alcuni elementi azzurri da cui ci si aspetta almeno uno spessore emotivo di rilievo, minuscola e quasi impercettibile come la reazione alle “botte da orbi” della “banda del buco” torinese (non è un eufemismo che riconduce a calciopoli ne uno sfottò relativo ai fantomatici “aiutini” arbitrali, ma solo un modo diverso per definire le spiccate capacità della squadra di Conte nell’approfittare dei punti deboli degli avversari, che ci crediate o no…) .
“Eppur si muove” diceva qualcuno, ma questo modo di dire non è valso per tutti e undici uomini in campo domenica scorsa, anzi, per qualcuno, forse è subentrata quel famigerato “timore reverenziale” che fa perdere le gare agli azzurri ogni qual volta si incrocia una grande squadra ad un bivio della stagione, quando bisogna rivelarsi per ciò che si è, quell’attimo in grado di far svoltare in un momento fondamentale, quello step capace di cambiare anche le sorti di una stagione. Quello che ci si chiede, senza nulla togliere allo splendido inizio di stagione della squadra azzurra, e lungi da noi dal voler denigrare l’ottimo impatto del tecnico Benitez coadiuvato da una buona campagna acquisti, suona quasi come un disco vintage che, ogni tanto, metti su quando ti prende la nostalgia. Cosa manca al Napoli per fare la voce grossa? A chi bisognerebbe rivolgersi quando in campo cala in maniera sintomatica quel velo intimidatorio che mette a repentaglio la stabilità emotiva di buona parte del gruppo?
Forse la risposta è che questa squadra non ha un vero e proprio leader in grado di sobbarcarsi il peso di una probabile sconfitta, di una possibile débâcle, capace di attutire i colpi e di inveire contro i compagni di squadra più timidi, favorevole ad autoproclamarsi sostenitore di un tentativo di reagire allo strapotere che l’avversario, nel caso specifico la Juve domenica, sta sottoponendo da fin troppo tempo. Ecco, quest’uomo, al momento, non riusciamo ad individuarlo, questo elemento in grado di tirar fuori il meglio dai propri colleghi in campo, che abbia la tempra ed il carisma adatto per reagire a testa alta e consentire agli altri di provarci almeno, facendo sentire, attraverso le proprie esperienze, assieme con una comprovata determinazione dovuta ad una indole caratteriale, quella spinta necessaria per non essere più mediocri al cospetto di una grande, lasciando il posto di eterna “seconda” per fare spazio alla squadra senza limiti, un team in grado di andare al di là di qualsiasi congettura di carattere mentale. Oggi non è semplice individuare un elemento con cotante capacità, ma, ci preme dirlo, è obbiettivamente di vitale importanza per la salvaguardia di una crescita che paga dazio ogni volta che un pugno in pieno viso come quello rifilato dalla Juventus si presenta sulla strada della compagine partenopea.