Il Napoli ha la possibilità di concederli una serie di prove d’appello che Vargas un po’ sfrutta e un po’ no: quello che gli viene difficile con il Gremio, gli risulta semplicissimo con la propria Nazionale e nella qualificazione al mondiale in Brasile c’è il piedino di Turboman che segna sei reti consecutive ed offusca persino Marcelo Salas, l’illustre predecessore che detiene l’invidiabile primato di gol a raffica. Il Brasile, già: è quella la terra che ne richiama il talento ed il Santos, che ha deciso di fare le cose in grande, che ha modo di verificarne sistematicamente – e compiutamente – la sua facilità di corsa ed una propensione ad essere bomber, tra le difese sudamericane, ne rimane incantato. Ora che la scadenza sta per arrivare, se ne può parlare: si parte da undici milioni di euro, prima di cominciare eventualmente a far scivolare i titoli di coda sul Vargas napoletano.
La storia di Edu Vargas, un indiscusso talento poco apprezzato in Italia
E se fossimo ai titoli di coda? Perché questo non è un Paese per vecchi, eh no, ma poi ai giovani viene chiesto di mostrarsi, di confermarsi, di dare un senso alla fiducia ed agli investimenti: dodici milioni di euro, uno sull’altro, nel gennaio del 2012, una montagna di danaro per uno scoiattolino che s’infila in un tunnel e va in cerca d’una via d’uscita. E ora che il Brasile chiama, e a gran voce, c’è magari la possibilità di rifarsi o comunque Il club bianconero per avere il cileno sarebbe disposto anche a spendere 11 milioni di euro. Si scrive Vargas e si rilegge un instant book nel quale c’è il calcio in ogni sua variabile impazzita: la stellina che nasce, che fila via verso la gloria, che scatena mezzo mondo per acquistarlo; un pallone d’argento del Sud America alle spalle di Neymar, un semestre azzurro ch’è in realtà è bianco, graffi sulla pelle dell’Aik Solna con una tripletta che rimescola i giudizi, il Gremio prima e ora il Santos all’uscio. Che storia. Quella che va necessariamente separatamente da qualsiasi opinione, bella o brutta che sia, narra di un interessamento (serio) del Santos, che ha scelto di giocare d’anticipo, di appellarsi agli amici degli amici, di interpellare dunque agenti internazionali e procuratori per capire cosa sarà di Vargas. In genere, si fa anche così: concedendo un mandato ad un manager o magari interpellando direttamente il club. Il Napoli però è combattuto, avendo speso (e quanto) e volendo ancora verificare ciò che il cileno ha prodotto in questo periodo brasiliano con il Gremio: c’è un vago desiderio di tenerlo, di ripotarlo a Castelvolturno, di affidarlo a Benitez, di consentirgli di vivere un ulteriore stage – e con un tecnico di statura internazionale – però poi il mercato ha una sua tempistica.
Il prestito oneroso è quello concesso al Gremio (un milione e qualche spicciolo per questa fase del 2013) ma pure ciò ch’è costato Vargas, in quel bimestre di braccio di ferro, con Arsenal, Chelsea e Inter spiazzate con una missione improvvisa ed un versamento di dodici milioni di euro sul conto della Universidad de Chile. Il primo Vargas è un fanciullo «terrorizzato» dal calcio completamente diverso nel quale piomba: non dice una parola d’italiano, né l’impara, resta ai margini di quella squadra, ha la possibilità di collezionare una decina di presenze che in realtà fanno poco più di centocinquanta minuti reali di partita. E’ uno spreco e i tre gol in Europa League non servono per spalancargli le porta d’una squadra nella quale ha davanti a sè Cavani, Hamsik e Pandev: partito Lavezzi, restano egualmente chiusi gli spazi, persino quelli del contropiede.
FONTE Corriere dello Sport