L’editoriale di Deborah Divertito: “CONI, non ci sono paragoni!”

Giusto o sbagliato, offensivo o non, discriminazione territoriale o sfottò. Ho una mia opinione, certo, ma non credo possa interessare. Chiaro, un po’ mi danno fastidio quando in trasferta ci accompagnano cori che poco hanno a che fare con la rivalità tra due squadre che giocano a calcio, pur rappresentando una città e, quindi, un territorio ben preciso. Mi da’ ancora più fastidio quando in campo c’è una squadra che rappresenta una città, la nostra, e un’altra che rappresenta decine di parti di città diverse non rappresentando, alla fine, nessun territorio, vista la provenienza dei suoi tifosi. E, allora, la discriminazione territoriale fa un po’ sorridere, almeno nella terminologia. Ancora peggio, quando a sperare che scoppi il Vesuvio è chi ha evidenti istinti suicidi, visto che ci abita sotto, al Vesuvio. Ma, come ho detto, non voglio entrare nella polemica “curva chiusa sì, curva chiusa no”, perché sono anche una di quelle che allo stadio cerca di essere “politically correct” e se mi dovessero chiudere la curva per colpa di altri che, invece, sono “politicaly s-correct”, farei carte false pur di entrare lo stesso allo stadio. E sarei costretta ad imbrogliare, visto che con l’abbonamento in curva  non posso neanche acquistare il biglietto di un altro settore. Ammesso che voglia spendere altri soldi per un biglietto non popolare. Insomma, le questioni sarebbero tante e lunghe. E non prive di contraddizioni e dubbi, anche  nel mio stesso ragionamento. Ma la Juventus riesce sempre a farmi deviare dai miei buoni propositi e dalle mie più sane convinzioni. Non so come, ma ci riesce sempre. E ci è riuscita anche stavolta. Non direttamente la società, ma stavolta il mezzo è il giornale Tuttosport.

La curva Sud era in diffida, ha continuato con i cori pur sapendo di essere in diffida ed è arrivato il regolamento che l’ha chiusa per due turni. Ai cori partecipa anche la Nord e bam! Chiusura anche della Nord. Alla Sud più della Nord, chissà che qualcuno non  parli di discriminazione territoriale anche in questo caso! A dirla tutta, amici che erano a Torino hanno sentito cantare anche gli altri settori, ma ora non esageriamo e cerchiamo di essere più garantisti. Fin qui, tutto bene. Nel senso che è stata applicata una legge e, rabbia dei tifosi bianconeri a parte, nessuna replica della società. E qui intervengono i geni del male. Voi chiudete le curve, noi andiamo oltre. E allora Tuttosport lancia una campagna affinché le curve si svuotino dei teppisti ultras razzisti buoni a nulla, che tutto sono tranne che tifosi della squadra in campo, e si riempiano di bambini festanti anime innocenti. A parte qualche battuta scontata sul fatto che questi poveri bambini vengano traumatizzati per sempre nel vedere uno stadio in bianco e nero, la soluzione trovata è geniale. Aggiriamo una sanzione che arriva dopo anni di multe per cori razzisti, proponendo una pia iniziativa simbolica portata avanti da chi per anni ha pagato multe per cori razzisti nel silenzio di tutti. Un po’ come se io guidassi da sempre in stato di ebbrezza  e, quando finalmente mi beccano, invece di ritirarmi la patente, come vuole la legge, me la lasciano per farmi accompagnare i bambini a scuola o i vecchietti a prendere la pensione. Oppure come se avessi un ristorante con roba avariata da anni e invece di revocarmi la licenza, come vuole la legge, anche solo per un giorno, mi fanno aprire una mensa per senzatetto.

Questa è la parte geniale della proposta. Poi c’è il commento a sostegno, che mi ha fatto abbastanza indignare. Malagò, Presidente del CONI, ha paragonato tale iniziativa a quella del riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. E il mio pensiero è andato immediatamente al sudore, alle lotte, alle rivendicazioni, ai sacrifici, alle minacce subìte, agli anni persi a far sgomberare le case e i terreni occupati dai familiari dei clan. Ho pensato immediatamente alla società civile, alle cooperative, alle associazioni, ai familiari delle vittime e ai tanti progetti che con molta fatica si portano avanti sui beni confiscati. Confiscati, Presidente. Cioè tolti a chi non solo ne usufruiva materialmente, ma anche all’organizzazione che c’è dietro a chi ne usufruiva materialmente, che ne ricavava benefici economici. Tolti a loro e dati in gestione a chi sa riutilizzarli per un bene comune. Condividendone i frutti con i beneficiari dei progetti e, indirettamente, con tutto il resto della società. E non parlo della società bianconera.

Ora, signor Presidente, il suo paragone potrebbe reggere se avesse detto: “No, perché è come se, dopo anni di attività illecite su un terreno, invece di confiscarlo, come prevede la legge, ce ne freghiamo e diamo la possibilità a chi ha avallato con il silenzio e pagato multe per anni per queste attività illecite, di gestire un campetto di calcio per bambini dell’oratorio.” Forse, potrebbe calzare di più.

Insomma, avrei uno slogan da suggerire per la prossima campagna sullo sport: “CONI, non ci sono paragoni!”.

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