BEPI CASARI – Scomparso proprio qualche giorno fa, portiere del Napoli dal 1950 al 53, è ricordato per gli eccezionali mezzi fisici e la capacità di accomunare stile e senso della posizione. OTTAVIO BUGATTI – Fu lui l’artefice dell’addio di Casari, che non accettò il dualismo. Il Presidente degli azzurri partenopei, Achille Lauro, per averlo pagò 55 milioni, all’epoca cifra da primato per un portiere. Nel giro della nazionale, nel ’56 con la maglia azzurra vinse il premio Combi come miglior portiere. E’ ricordato per una delle più memorabili partite disputate in azzurro, Juventus-Napoli (1-3) del 24 novembre 1957 ove difese, benché febbricitante, la porta azzurra dagli assalti bianconeri di Omar Sívori, Giampiero Boniperti e John Charles, determinando l’unica sconfitta casalinga della Juventus in quella stagione. Plastico e longilineo, è stato uno dei migliori elementi che il Napoli abbia avuto fino a quel momento. ARNALDO SENTIMENTI – Portiere azzurro in due fasi della sua carriera, dal 1934 al ’43 e dal 1945 al ’48, ritornando in attività dopo la seconda guerra mondiale, volendo rimanere in maglia azzurra. Una pietra miliare della porta partenopea, uno stakanovista, oltre che un affidabile e sicuro estremo difensore. E’ il secondo di cinque fratelli, tutti calciatori. Una famiglia predestinata…Sposò una ragazza napoletana, e proprio a Napoli, il 12 Giugno del 1997 volò in cielo per l’ultima volta. PACIFICO CUMAN – Un decennio in azzurro (dal 1959 al ’69). Ha il merito di aver alzato due trofei con gli azzurri, la Coppa Italia 1961-1962 e Coppa delle Alpi 1966. DINO ZOFF – La leggenda dei portieri italiani è passata da qui. Zoff, acquistato per 120 milioni a mezzanotte dell’ultimo giorno di calciomercato , ha cominciato ad essere “grande” a Napoli, dal 1967 al ’72, dopodiché la Juve decise di “scipparlo” agli azzurri, assieme con Altafini. Nonostante il “tradimento” Zoff è amato dai napoletani soprattutto per la serietà che ha dimostrato durante gli anni napoletani, trampolino di lancio per ciò che poi è diventato. Simpatico l’aneddoto con cui gli azzurri convinsero Dino a firmare per il Napoli; il giornalista Giovannini, direttore del quotidiano “Roma”, di proprietà del presidente azzurro Achille Lauro, si finse il presidente del Napoli, coadiuvato da Bruno Pesaola, che gli resse il gioco. Zoff firmò il contratto inconsapevole della “farsa”, dovuta all’indisponibilità del vero presidente partenopeo. Tempi andati, oggi si griderebbe allo scandalo… PIETRO CARMIGNANI – Arrivò in azzurro nell’affare Zoff, rimase in azzurro dal 1972 al ’77, riuscendo in pieno a far dimenticare Zoff, di cui non ne soffri l’ombra scomoda che lo minacciava. Rimasto attaccato alla città, è stato anche vice di Sacchi nell’avventura ai mondiali Usa ’94. PIETRO CASTELLINI – Portiere dotato di notevoli riflessi e di notevoli doti acrobatiche, nelle sue parate spesso si esibiva in spettacolari voli plastici. Per queste sue caratteristiche venne soprannominato “il giaguaro”, a Napoli vi è stato dal 1978 all’85. Negli anni passati a Napoli ha vinto ogni anno la classifica del Guerin Sportivo come migliore portiere del campionato, ed una volta quella di miglior giocatore in assoluto. RAFFAELE DI FUSCO – E’ stato il “secondo portiere” per antonomasia. Eternamente attaccato ai colori azzurri, per tutta la sua carriera preferirà vestire la maglia del Napoli invece che andare altrove a fare il titolare. Dal 1983 al ’98, con le uniche parentesi a Catanzaro e Tornio, in prestito, Di Fusco sarà prezioso non solo per il fatto di riuscire sempre a farsi trovare pronto, ma anche per le sue doti da uomo-collante dello spogliatoio, spesso anche consigliere dei vari tecnici che si sono susseguiti sulla panchina azzurra, ha vissuto gli anni d’oro e poi gli anni della decadenza. Un pezzo di storia azzurra a cui bisogna dire solo grazie per aver dedicato i suoi anni migliori agli azzurri, mettendo a disposizione duttilità, sensibilità e capacità di gestire la sua lunga permanenza come secondo portiere come pochi. Curiosamente l’11 giugno 1989, durante la partita Ascoli-Napoli, l’allenatore Ottavio Bianchi, trovandosi completamente senza più giocatori, schiera Di Fusco in attacco sostituendo Careca al 79′. Durante la sua carriera da allenatore dei portieri, ha ideato e brevettato il deviatore di traiettoria, uno strumento atto all’ausilio della preparazione degli estremi difensori. CLAUDIO GARELLA – Il precursore delle parate coi piedi, il gigante buono che arrivò dal Verona scudettato per portare a Napoli il tricolore. Restò in azzurro dal 1985 all’88, dopodiché, dopo una “rivolta” mai ben chiarita, che lo vide protagonista con insieme a Ferrario, Salvatore Bagni e Bruno Giordano contro l’allenatore Ottavio Bianchi, venne ceduto all’Udinese in Serie B. GIULIANO GIULIANI – Compianto portiere azzurro, scomparso prematuramente nel 1996 per aver contratto l’AIDS. Fu il portiere del secondo scudetto, arrivò in azzurro nel 1988 e vi rimase fino al ’90, alzando anche al cielo la Coppa Uefa. Si ricorda una grande prestazione a Lipsia, contro il Lokomotive, dove parò anche la luna, oltre che per un lancio-assist lunghissimo che finì sui piedi di Careca che infilò il portiere avversario. Sicuro e affidabile tra i pali, disegnava le sue maglie e quelle dei suoi colleghi (tra i più famosi Pagliuca, Galli e Peruzzi). GIOVANNI GALLI – Portiere azzurro dal 1990 al ’93, finalmente scacciò via un incubo; avere Maradona contro. Riesce a vincere solo una Supercoppa italiana nel ’90, e vive gli anni della lenta ed inesorabile caduta post-maradoniana. Guanti affidabili i suoi, sicuro e affidabile nelle uscite, peccava ogni qual volta di un certo immobilismo tra i pali, che cercava di ovviare con un’alta capacità di piazzamento. GIUSEPPE TAGLIALATELA – “Batman” per i tifosi, “Pino” per i più intimi, i tifosi, appunto. Azzurro dal 1993 fino al ’99 non ha raggiunto l’ultimo step di una carriera dignitosa; la nazionale. Eroe per diverse stagioni, raramente insicuro, spesso decisivo quasi come un attaccante. Molto attaccato alla causa azzurra, ha spesso declinato offerte in piazze migliori pur di giocare ancora in azzurro. Onore e gloria per Pino… NANDO COPPOLA – Una delle più amare scommesse perse del vivaio azzurro, non certo per colpa sua. In azzurro dal 1996 al 2000, nell’anno di Zeman, quello della sua definitiva consacrazione da titolare, una gara maledetta al San Paolo contro il Bologna (1-5 per i felsinei) dove commise numerosi errori, gli costò la bocciatura, per molti prematura, per altri sacrosanta, poiché lo ha aiutato a coltivare la sua carriera altrove. In fondo è una delle vittime della platea azzurra, capace di amarti fino all’inverosimile, ma anche di seppellirti se non dimostri chi sei veramente… FRANCESCO MANCINI – Portiere azzurro dal 2000 al ’03, è scomparso prematuramente lo scorso anno, colpito da infarto, all’età di 43 anni. In azzurro fu voluto da Zeman, a cui era molto legato, anche per le caratteristiche tecniche tipiche di un portiere zemaniano, e cioè una spiccata bravura a giocare coi piedi. Era soprannominato l’Higuita di Matera (sua città natale). Le tre stagioni partenopee furono giocate tra serie A e B, dove si mise in luce per la sua determinazione e capacità di coordinare i movimenti difensivi. GENNARO IEZZO – S’innamorò di Napoli quando era in serie C, e lasciò il Cagliari, allora in massima serie, pur di giocare per quella magica maglia. Fu una scelta felice, se si considera che è stato tra i protagonisti della risalita degli azzurri, dalle viscere fino alla gloria dell’Europa. Paga un grave infortunio, a seguito del quale lascia il posto agli allora “colleghi” Gianello e Navarro. Si ricorderà per sempre anche per un rigore parato a Kakà, nonostante la gara termini per 1-0 in favore dei rossoneri. Dopo aver fatto il “secondo” Di De Sanctis, molla definitivamente e chiude la sua carriera di calciatore. MORGAN DE SANCTIS – A Napoli dal 2009 fino a Giugno di quest’anno, quando scelse la Roma come sua nuova destinazione. Che dire di Morgan, ha sicuramente dato tanto alla causa azzurra, rivestendo i panni di leader della rinascita del Napoli, degli anni della Uefa e della Champions League, ma anche quelli della nazionale, come guardaspalle di Buffon. A tratti autentico para-tutto, concentrazione e posizione sono di certo le sue armi migliori, a discapito di un carattere forse un po’ troppo avvezzo alla critica. La sua volontà di lasciare la squadra è stata dettata principalmente dalla sua idiosincrasia nei dualismi (cosa che sarebbe avvenuta con Rafael). Ecco perché il Napoli ha poi virato su Reina… PEPE REINA – Appena divenuto portiere azzurro, è già amato da tutti. Perché? Anzitutto andate a vedervi le gare da Settembre ad oggi, e scoprirete che è un vero e proprio leader, carismatico, carattere che impone alla grande nel suo ruolo, sempre sicuro di se, mai in difficoltà su ogni traiettoria, calcia benissimo con entrambi i piedi ed ama provare addirittura l’assist, cosa che spesso gli viene. I tifosi lo adorano anche per quella sua “pazzia” nel festeggiare gol e vittorie dei partenopei, oltre che per un attaccamento già divenuto indissolubile con la città ed i propri sostenitori. Che sia un predestinato? Di sicuro, è uno a cui piace vincere…
Estremo difensore, un ruolo delicato e difficile, figurarsi in una piazza come Napoli . Non sono pochi i portieri che hanno rifiutato la piazza azzurri poiché consapevoli delle difficoltà di “parare ” in una porta come quella partenopea, vuoi per una platea di palato fine, vuoi per l’intransigenza nell’accettare gli errori, ma anche per la necessità di essere in grado di gestire gli umori. Altri invece hanno preferito venirci a giocare, cercando la gloria attraverso l’esaltazione di un intervento miracoloso, di una parata salva-risultato, di un volo plastico e sinuoso che esalta i tifosi ed incanta i più poetici che inneggiano al un nuovo “angelo custode azzurro” . Tanti volti si sono avvicendati, tanti sono i guanti che hanno parato palloni tirati dagli avversari, tante sono le mani a cui si è chiesto sicurezza e “tendenza ai miracoli “.
Ma sono in pochi ad essere ricordati negli anni, perché protagonisti di grandi prestazioni rimaste nella memoria azzurra che fu, ma hanno anche lasciato il segno perché personaggi carismatici, poliedrici, multicolori, capaci di dare alla squadra quel senso di sicurezza che è servito a raggiungere i traguardi prefissati. Ecco una carrellata dei più grandi estremi difensori che il Napoli ha avuto nella sua storia, secondo la redazione di Spazionapoli , sperando di non aver dimenticato nessuno, non ce ne voglia chi non è stato menzionato. Per chi ha voglia di nostalgia e vive dei magici ricordi, questa galleria di immagini fa per voi. Buona visione!