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Quella del calcio è l’unica forma di amore eterno che esiste al mondo. Chi è tifoso di una squadra lo resterà per tutta la vita. Potrà cambiare moglie, amante e partito politico, ma mai la squadra del cuore”. Così Luciano De Crescenzo scriveva in un suo famoso libro, descrivendo il lato romantico del calcio: i tifosi.

La squadra preferita non si sceglie, ci si lega intrinsecamente a lei, in un modo così naturale che è difficile accorgersene. Napoli è forse l’emblema di questo amore viscerale e lo dimostrano i dati: nessun team ha ogni settimana un così alto numero di sostenitori allo stadio, in media circa 50.000 cuori azzurri e per quanto riguarda l’Europa, è la tredicesima tifoseria. Non male, sicuramente. Nemmeno il blasonato Milan, neppure l’invincibile Juventus possono competere. Oggi probabilmente non ci si stupisce più di tanto di questi numeri, soprattutto se si ripensa ai sessantamila spettatori che il San Paolo ospitava quando militava in serie C.

Le storie più belle, infatti, sanno attraversare insieme i momenti difficili e il Napoli storicamente ne ha avuti parecchi ma, nel bene e nel male, non si è mai sentito abbandonato. Dopo gli anni di Diego in particolare, sembrava difficile rivedere quegli spalti così pieni, quando ogni domenica si respirava un’aria di festa e serenità. I tempi sono cambiati ma la passione per questi colori no, quella non può finire, si trasmette geneticamente da padre a figlio, quasi fosse un’eredità importante. I giocatori hanno bisogno di loro e le statistiche parlano chiaro: in casa la squadra partenopea è ancora imbattuta dopo 15 partite ufficiali di questa stagione.

Non chiamatela fortuna, il merito va tutto ai tifosi, ché loro sono il vero punto di forza: il cosiddetto dodicesimo uomo in campo. Se questo non è amore, è qualcosa di più allora.

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Scritto da
redazione