“Onorerò questa maglia”. L’ultima volta che ho ascoltato questa frase, a parlare era un certo Sosa, uno che ha per l’ultima volta indossato la numero 10 che fu di quello lì. Difficile anche scriverne il nome.
Per carità divina, questa volta voliamo un tantinello più basso, ma sono sicura che domani ci farà un po’ strano a tutti rivedere quel numero in campo. Su uno un po’ più altino, ma, si spera, con la stessa grinta e la stessa voglia di non mollare mai.
Réveillère, per gli amici e per il pubblico del San Paolo Yeyeyè, prende il numero 2 che fu di Gianluca Grava. Uno di quelli “dalla C alla Champions”, uno di quelli che fanno spogliatoio, uno di quelli che a guardarlo non gli dai due lire in mano e poi speri che sia lui a marcare i più grandi attaccanti che sono passati di qui. Ricordo ancora le lacrime di Ronaldinho che, inerme, subiva gli anticipi di Grava, senza riuscire a fare neanche un passo di samba. Mi ricordo che dagli spalti c’era qualcuno che vedeva bene il nostro numero 2 anche a vendere aspirapolveri proprio a Ronaldinho, tra un teckle e l’altro, per quanto era rilassato il nostro difensore. Insomma, Yeyeyè ha ragione ad essere onorato. Certo, gliel’hanno dovuto spiegare chi fosse questo Gianluca Grava per la storia del Napoli e per l’affetto dei tifosi, ma è una persona intelligente e alla domanda ha avuto risposta pronta e visibilmente sincera. “Onorerò questa maglia”.
Io, Grava, me lo ricordo in molte occasioni, anche in quelle andate male in cui non riusciva a fermare un giovane Giovinco con l’Empoli in una partita persa in casa 1-3. Ma questo succedeva secoli prima della trasformazione in Gravatar. Chissà se gli hanno detto pure questo a Yeyeyè, del soprannome che si è conquistato sul campo, macinando chilometri e mangiando caviglie. Mi sarebbe piaciuto parlargliene io. Gli avrei fatto vedere di sicuro quella partita che tutti ricordiamo. Quel recupero che a tutti ha fatto venire un micro infarto. Napoli-Lecce. 0-0 fino agli ultimi minuti, quando sotto la curva B vediamo il pallone che piano piano, ma neanche tanto, rotola verso la nostra porta, verso quello che sarebbe stato un goal beffa nella miglior partita di Rosati a Napoli. Ma dalla parte sbagliata. E, invece, la maglia azzurra numero 2 corre, allunga la gambina, che non è neanche tanto lunga, e raggiunge la palla disgraziata con l’aiuto, ci posso giurare, di tutti noi che da dietro soffiavamo per non farla entrare. Su quel recupero, un numero 7, anche ben onorato quest’anno, s’inventa un goal straordinario. Uno dei suoi più belli, e ce ne sono stati tanti. Un tiro con una traiettoria aliena, dopo il quale Rosati ha deciso di venire a Napoli per non avere più gli incubi e studiarselo meglio da vicino. Poi, troppo studio gli ha fatto male. Ma questa è un’altra storia.
Insomma, quella vittoria al 92’, nonostante il goal da fenomeno, Cavani la dovette dividere con il numero 2. Tanto che fu festeggiato dalla panchina come se avesse segnato lui.
Ecco. Questo avrei fatto vedere a Yeyeyè. È questa la numero 2 che deve onorare. E per tutti noi sarà un’emozione rivederla domani in campo.