Dov’eravamo rimasti? Eppure sembra un’eternità, ma è appena l’altro ieri: però il calcio del Terzo Millennio somiglia ad un frullatore e il 6 novembre, che dista un nulla, appare come un puntino azzurro travolto dall’onda lunga d’una stagione travolgente. Napoli 3-Olympique Marsiglia 2: con dentro la sontuosa doppietta d’un Higuain stellare, quaranta milioni d’euro che brillano nella notte del San Paolo e sanno di Champions. Poi, è il buio nella tempesta scatenata dalla sconfitta in casa di Madame, dallo scivolone con il Parma, dalle ombre che s’allungano fastidiose e quasi occultano ciò ch’è già stato.
OTTO VOLANTE. La memoria ha però le date corte e il pipita che t’aspetti è nel suo avvio strabiliante, nella sua sfida a distanza con il fantasma di Cavani che (indiscutibilmente) aleggia intorno al Napoli, in quelle otto reti che mica sono poche, diamine, e però neanche tanto, eh la miseria, perché intanto sono cresciute le ambizioni e pure l’ansia da prestazione, e il timore di perdere il contatto con le big e di ritrovarsi (quasi) fuori dalla Champions è paura. Ma i numeri non mentono e hanno un’anima, eccome: cinque reti in campionato, tre in Champions, con nel mezzo le due settimane d’intorpidimento muscolare costate un pizzico d’efficienza: il match entra nel vivo e quando il gioco si rifà duro, i bomber sanno come rimettersi a stuzzicare.
MENO QUATTRO. Si scrive Higuain e si ripensa all’estate, all’investimento faraonico, al fascino suggestivo d’un centravanti strappato al Real Madrid, alla solennità che va riconosciuta (quasi a prescindere) al goleador della Nazionale argentina: e poi, il figlioccio di Maradona, l’erede del matador, il partner di CR7, l’antagonista di Benzema, la star che t’illumina d’immenso e ti trascina nella Galassia del calcio. Mica facile vivere da pipita, con la lente d’ingrandimento fissata sul dettaglio e un digiuno d’un mese (in campionato) che s’ingrossa, deflagra, devasta dentro e anche un po’ fuori e induce al pessimismo. L’Higuain italiano s’è fermato al Torino – su rigore – e ancor prima – su azione – s’è inabissato a San Siro, in una serata magica, un blitz in casa di uno dei club più titolati dell’universo che vale il riconoscimento dell’autorevolezza e l’ottimismo che avvolge.
THE CHAMPIONS. Nel computo, volendo, ci sarebbero anche gli assist: quello solenne a Verona, a Insigne, per mandarlo in porta; quello addirittura sontuoso al Velodrome a Callejon, con il no look che spazzò via i pregiudizi sulla condizione fisica. Però stavolta è tutta un’altra storia, perché c’è in palio la qualificazione, c’è (persino) un braccio di ferro con Lewandowsky e c’è un orgoglio ferito dalla sconfitta di sabato sera. C’è Borussia Dortmund-Napoli, che arriva a diciannove giorni di distanza dall’ultimo (doppio) acuto di Higuain, c’è un’ora e mezza in cui si può quasi ritrovare in palio il passaggio agli ottavi e c’è il desiderio collettivo di ritrovare El Pipita autentico, in tutto il suo splendore. Perché poi ci sono serate in cui le stelle non possono, né vogliono, starsene a guardare…
FONTE Corriere dello Sport
Articolo modificato 26 Nov 2013 - 08:36