C’era una volta il Napoli di Benitez. E’ proprio così che potrebbe avere inizio una bella fiaba, come quella che ogni bambino desidera ascoltare prima di addormentarsi. C’era una volta la volontà di cambiare mentalità. C’era una volta il desiderio di imporre il proprio gioco, il proprio credo contro chiunque e dappertutto.
La stagione era iniziata proprio così, come una bella fiaba e la conclamata volontà di praticare un gioco differente rispetto al recente passato. Un Napoli vincente, che ha fatto progressi evidenti negli ultimi anni, ma che a detta degli addetti ai lavori giocava di rimessa, puntando alle ripartenze veloci. Quelle stesse ripartenze tanto apprezzate nella sera di Champions dagli uomini di Klopp.
Ma il Napoli no, il Napoli di Benitez era (è ?) stato costruito per imporre il proprio gioco, per avere il pallino dell’azione sempre nelle proprie mani. Il Napoli di Benitez aveva (ha ?) un progetto ambizioso, perché il teorema afferma che chi ha la palla per più tempo ha più possibilità di creare gioco. L’altra sera l’eccezione ha confermato la regola. Il teorema è stato confutato, Napoli che prova ad impostare il proprio gioco, Dortmund imprendibile in contropiede. Le statistiche a fine partita parlano chiaro, possesso palla a favore del Napoli, ma il risultato suona un’altra musica.
Tante le possibili cause, molti i ragionamenti da poter elaborare. Non è importante avere il pallino del gioco se poi non si concretizza, se non si accelera nei pressi della porta nemica, se non si incide negli ultimi metri. Possesso di palla talvolta sterile, poco movimento, molti passaggi sbagliati, anche elementari. Due le occasioni in cui questa considerazione è stata evidente. Insigne come Armero, due interpreti differenti per il medesimo errore a metà campo, semplice, disarmante, catastrofico. Quella palla persa subito dopo il cerchio di centrocampo è come l’ignizione di una miscela esplosiva. Cassano come Aubameyang, mortiferi per l’incolpevole Reina.
Chi il colpevole? Impossibile scovare un singolo uomo, il centrocampo non si propone, gli esterni d’attacco non sono da meno. Niente più filtro, la palla ristagna, il gioco latita. Problemi di forma fisica? Problemi di velocità nel far girare il pallone? Dov’è finito il Napoli delle prime uscite? Dov’è finito quel progetto internazionale? La fiaba deve avere un lieto fine, gli interpreti devono saper recitare il proprio copione. Alziamo la testa, perdere a Dortmund ci può stare ma ritroviamo quell’identità.
(Antonio Picarelli)