L’immagine di Gonzalo Higuain che trattiene le lacrime al triplice fischio fotografa meglio di tante altre il momento del Napoli. La delusione cocente per le tre sconfitte di fila della squadra azzurra ha generato rammarico negli azzurri e tra i tifosi. Sul banco degli imputati, ovviamente, è finito anche lui, il Pipita. Eppure, i numeri di questa stagione dovrebbero scagionarlo da ogni accusa: otto reti sin qui, cinque in campionato e tre in Champions League, oltre a cinque assist, l’ultimo dei quali proprio martedì sera contro il Borussia Dortmund per mandare in porta Lorenzo Insigne. Però, quella palla gol che ha fallito e che poteva regalare l’uno a uno, pesa davvero come un macigno sulle valutazioni, a tratti umorali, dei sostenitori azzurri che al Pipita oramai sembrano non perdonare nulla, o quasi.
Eredità pesante – Il fantasma di Cavani aleggia sulle spalle, larghe, di Higuain che ha provato a più riprese a scrollarselo di dosso: «Sono venuto qui sperando di non essere ricordato per i gol ma per i trofei che conquisterò», ha ribadito anche alla vigilia del match con il Parma il centravanti argentino. Del resto, le 104 reti in tre anni da parte del Matador sono (quasi) inarrivabili e poi Higuain è un attaccante diverso dal suo predecessore e questo Napoli non è costruito solo in funzione del suo centravanti, a differenza di quello di Mazzarri che aveva sapientemente cucito la squadra sull’uruguaiano poi trasferitosi al Psg. Piuttosto, un piccolo infortunio nel momento migliore ed una condizione ancora non ottimale, hanno spento la verve realizzativa di Higuain, che non segna in campionato su azione da oltre due mesi, precisamente dal 22 settembre contro il Milan. Da allora in Italia ha messo a referto soltanto i due rigori con il Torino. Ecco perché lunedì a Roma contro la Lazio, da lui, come da tutta la squadra, si attende una reazione d’orgoglio.
Fonte: Gazzetta dello Sport
Articolo modificato 28 Nov 2013 - 13:03