Bigon, il vostro bicchiere com’è?
«Per noi resta pieno, anche se tre sconfitte consecutive producono amarezza nel tifo: ma una società, un dirigente, un tecnico, un calciatore, leggono i risultati – e il momento che si attraversa – in maniera differente. Non possiamo noi avventurarci in chiacchiere, il riscontro avviene attraverso i fatti che, talvolta, sono diversi dalle valutazioni altrui».
L’analisi è dell’ultimo mese.
«Va bene anche così: siamo in corsa per la qualificazione agli ottavi di Champions; siamo a sei punti dalla capolista del campionato, e ricordo che sono i campioni d’Italia della Juventus, e a cinque dalla Roma. Siamo quel Napoli che ad inizio stagione ha stupito e che ora sta attraversando un periodo di difficoltà legato esclusivamente ai risultati».
Cinque sconfitte in tre mesi non vi preoccupano?
«Non abbiamo i paraocchi e siamo tremendamente onesti con noi stessi e lo siamo con i nostri tifosi: ma perdere con la Roma, con l’Arsenal, con il Borussia Dortmund e con la Juventus, e va sottolineato in casa loro, non è scandaloso ma nella logica. Semmai non va giù lo 0-1 con il Parma: però abbiamo sbagliato una partita, che è fisiologico».
Le gare che «contano» sembrano costituiscano un serio handicap per il Napoli.
«E’ una naturale deduzione ma se entriamo nel dettaglio si possono anche formulare ipotesi non catastrofiche: a Roma è andata male, ma non abbiamo mai demeritato e la partita poteva pure avere una storia diversa. Chi sta nel calcio ne prende atto e guarda avanti. E comunque ci ha battuto un gruppo che in quelle settimane era ritenuto formasse la squadra del momento. Juventus, Arsenal e Borussia Dortmund hanno un percorso consolidato, progetti tecnici che procedono da anni, anni e anni, dunque un vantaggio strutturale: riguardando la sfida di martedì, ci siamo ritrovati in svantaggio dopo meno di dieci minuti su un rigore che lascio giudicare agli altri; abbiamo colpito un palo che poteva valere il pari; e prima del raddoppio dei tedeschi, siamo andati vicinissimi alla rete. Vero è che è stato bravo Reina in tre o quattro circostanze. Ma la cronaca è questa».
A proposito di Reina, verrebbe da dire del mercato: ripensandoci, rimette in discussione qualcosa?
«Sapevo che ai primi rovesci sarebbe emersa l’altra faccia della medaglia e non mi scompongo: questo è il Napoli che sino al 10 novembre ha entusiasmato, ha catturato l’attenzione generale, ha conquistato l’etichetta di anti-Juventus per eccellenza. Il Napoli che ha nove punti in Champions, alla pari con i vice campioni d’Europa, tre in meno della capolista della Premier, che però dovrà venire al San Paolo. Poi non siamo così stralunati da buttarla in enfasi o addirittura da allestire una festa: possiamo essere eliminati, lo sappiamo. Proveremo ad evitare questa eventualità: ma dovesse accadere, che colpa se ne potrebbe fare a chi se l’è giocata alla pari con questi squadroni? E a quanto ai rinforzi di questa estate: nel Napoli di oggi ci sono Reina, Albiol, Mertens, Callejon, Higuain; se abbiamo sbagliato qualche colpo di questi, possiamo sentirci ben lieti di averlo fatto».
Difetto di personalità o ancora lacune di organico?
«Né l’una e né l’altra. Perché la personalità ce l’abbiamo avuta nel vincere in casa con il Borussia Dortmund, a Milano con il Milan, a Firenze contro una formazione che rispetto alla passata stagione e molto più forte, direi anche battendo il Marsiglia in casa sua e poi ribattendolo a Fuorigrotta dopo essere stati ripresi. La verità non può essere sempre ed esclusivamente ricercata nelle fasi negative, ci sono questi altri particolari da sottolineare e che hanno un loro valore».
Non le chiederemo di tattica, argomento di competenza esclusiva dell’allenatore, ma di sistemi: ora ci si interroga sulla vigilia senza ritiro.
«Che contro il Catania non ci ha negato la possibilità di vincere. Pure quel venerdì sera i calciatori sono stati a casa: dunque, la tensione non è mai calata. Il Parma ha costituito un episodio sul quale Benitez non ha sorvolato: si riflette, si fanno delle valutazioni. Ma il padre o la madre della sconfitta non è assolutamente quella decisione, che venti giorni prima invece ha dato i propri frutti».
Non sembrate travolti dalla preoccupazione che si coglierebbe, invece, dopo tre sconfitte dolorose.
«Abbiamo raccolto un punto in più della passata stagione e uno in più rispetto alla nostra prima partecipazione in Champions. Dirò altro: due anni fa, in questo stesso periodo e con l’identico impegno in Champions, avevamo otto punti in meno in campionato. E se vogliamo possiamo aggiungere che l’Inter attuale è più agguerrita, solida e competitiva di quella della precedente tornata; che la Roma e la Fiorentina sono indiscutibilmente migliorate e rappresentano mine vaganti. Il campionato ha elevato il suo livello».
E il Napoli dove vuole arrivare?
«Non abbiamo mai modificato le nostre ambizioni, quelle di crescita. L’identità di una squadra si forma nel tempo e noi siamo con Benitez da appena quattro mesi: non sono alibi, questi, ma verità assolute del calcio. Non possiamo lasciarci dominare dal risultato, esaltarci per la partenza lanciata e poi deprimerci per questa striscia negativa. La continuità va inseguita con il lavoro, sul campo, nella progettazione: è così che si raggiungono gli obiettivi e lo dimostrano proprio Borussia Dortmund e Arsenal, che hanno tecnici di lungo corso in panchina».
Non sfuggirà alla domanda universale: comprerete ancora?
«Quello che riterremo opportuno. La nostra tempestività è stata dimostrata con l’acquisto di Reveillere: si è creata un’emergenza, l’abbiamo colmata immediatamente. Vedremo se ci servirà altro e se in giro ci saranno calciatori con il profilo tecnico da Napoli: come dice De Laurentiis, siamo sempre attenti all’evoluzione del mercato. Potrei ripetere ciò ch’è stato quest’ultimo quinquennio, più in generale la rinascita del Napoli, i risultati: ma finirei per stancarvi. Però saremo sempre competitivi, sempre di più. I tifosi vogliono vincere, il Napoli pure».
FONTE Corriere dello Sport
Articolo modificato 29 Nov 2013 - 08:26